Referendum sulla Giustizia: o la va o si spacca (definitivamente) il centrodestra

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I 6 referendum sulla Giustizia promossi da Radicali e Lega sono arrivati – insieme con quelli relativi a eutanasia e alla legalizzazione della cannabis – alla Corte Costituzionale. Il 15 febbraio la Consulta darà il suo verdetto. Qualora venissero dichiarati ammissibili, gli italiani potrebbe essere chiamati al voto già ad aprile.

Sarebbe un’occasione quasi irripetibile. Del resto, lo ha ribadito Giuseppe Rossodivita, responsabile della commissione Giustizia del Partito radicale, esplicitando un concetto che gli osservatori della politica italiana conoscono bene. «La giustizia in Italia si può riformare solo a colpi di referendum».

Sui 6 referendum sulla Giustizia la data decisiva è il 15 febbraio

I quesiti riguardano l’elezione dei consiglieri togati del Csm, la responsabilità civile e le valutazioni sulla professionalità dei magistrati, la separazione delle carriere tra giudici e pm, la carcerazione preventiva e la legge Severino.

Matteo Salvini lo ha ricordato in queste ore. In aprile ci saranno i referendum sulla giustizia, «una delle riforme principali per il Paese», indicata «anche nel discorso della rielezione del presidente Mattarella. Fra poco vedremo chi davvero ci sta. Sarà un banco di prova, si vedrà nei fatti chi si schiererà per le riforme e chi per la conservazione dello status quo».
Eppure, i passaggi sono chiari. Si tratta di una riforma della giustizia che ci porterebbe direttamente sul modello occidentale. A cominciare dalla responsabilità civile diretta dei magistrati, proseguendo con la separazione delle carriere e la tanto sollecitata riforma del Csm. Ma soprattutto, ha ribadito il leader della Lega, metterà in chiaro, all’interno della coalizione uscita spaccata dal voto per il Colle, «chi avrà un atteggiamento liberale, moderno, conservatore europeista, atlantista e chi invece giocherà per la conservazione, giocherà di rimessa».

Il messaggio appare chiaro e inequivocabile. «Sui referendum io ci lavoro – ha detto Salvini – e spero che nel centrodestra non ci sia qualcuno che si smarchi, perché le firme qualcuno le ha raccolte e qualcun altro no. Se non si recupera uno spirito di squadra e ognuno pensa al suo orticello, non si vince». Più chiaro di così, non si può.