Regina Coeli, rocambolesco tentativo di evasione: si arrampica sul muro di cinta ma viene visto da una guardia

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Sventato l’altro giorno da un assistente capo della Polizia penitenziaria il tentativo di evasione di un detenuto del Centro clinico del carcere di Regina Coeli a Roma. A dare la notizia è il Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria. “Ottimo intervento della Polizia Penitenziari che ha evidenziato la professionalità e il senso del dovere con cui espleta il suo servizio”. Lo dice il segretario nazionale per il Lazio del Sappe, Maurizio Somma, che riferisce quanto accaduto. “E’ stato davvero rocambolesco il tentativo di fuga. Sventato solo dal provvidenziale intervento di un poliziotto. Il quale, passando nell’intercinta del carcere, ha notato il detenuto mentre si arrampicava dal cortile passeggi sul muro che affaccia su via delle Mantellate con una corda rudimentale.

Il detenuto voleva calarsi in strada con una corda

Tale corda doveva evidentemente servire per calarsi verso la strada per poi darsi alla fuga. Il personale di polizia penitenziaria, immediatamente allertato dall’assistente capo, si è recato subito all’esterno dell’istituto per mettere in sicurezza il tratto di strada interessato e bloccare le possibili vie di fuga. Il detenuto, vistosi scoperto, si è lasciato cadere all’interno dell’intercinta, dove erano posizionati altri agenti che hanno fatto intervenire immediatamente anche il personale medico. Ancora una volta il personale di polizia penitenziaria di Regina Coeli, ha dimostrato, nonostante le condizioni disagiate in cui si trova a operare, un grandissimo e non comune senso del dovere e spirito di appartenenza al Corpo – sottolinea Somma -.

In sei mesi ben 32 evasioni dalle carceri italiane

Tra gli agenti ci si domanda però fino a quando quel pizzico di fortuna che è servita anche oggi, insieme all’acume del collega per sventare l’evasione, continuerà ad assistere questo sventurato carcere”. Il Sappe ricorda che nei primi sei mesi del 2022 si segnalano 10 evasioni da istituti penitenziari, altre 9 da detenuti erano stati ammessi a lavoro all’esterno e 13 dopo avere fruito di permessi premio. Donato Capece, segretario generale del Sappe, torna a sottolineare le criticità delle carceri italiane. “Nei 200 penitenziari l’affollamento nelle celle resta significativamente alto rispetto ai posti letto reali, quelli davvero disponibili, non quelli che teoricamente si potrebbero rendere disponibili. Un problema è la mancanza di lavoro, che fa stare nell’apatia i detenuti.

Appello al nuovo governo: guardate le carceri

Un altro è l’assenza di provvedimenti concreti verso chi infrange le regole all’interno dei penitenziari. Ma va evidenziato anche che l’organico di Polizia Penitenziaria è sotto di 7mila unità. E che il carcere non può continuare con l’esclusiva concezione custodiale che lo ha caratterizzato fino ad oggi”. Capece chiede al ministro della Giustizia del nuovo governo “di avere quel coraggio che non hanno avuto i loro predecessori. E  modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane. Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena. E ovviamente, al suo interno, del ruolo del carcere. Dunque è fondamentale prevedere un nuovo modello custodiale in carcere”.