Regione Lazio, al via la legge sul Cambiamento Climatico: convocati al tavolo costruttori, agricoltori e ambientalisti

La Regione Lazio mette il cambiamento climatico al centro dell’agenda politica. Inizia infatti l’iter della proposta di legge per l’istituzione di un Osservatorio regionale dedicato a monitorare e contrastare gli effetti della crisi ambientale e in vari settori, da quello edile a quello agricolo, da quello industriale a quello marittimo e turistico-ricettivo. Un’iniziativa che arriva dopo anni di richieste, sollecitazioni e allarmi da parte del mondo scientifico e delle associazioni ambientaliste. La posta in gioco è alta: il Lazio, con le sue coste, le sue pianure agricole e i suoi boschi, è una delle aree più esposte ai mutamenti climatici. Alluvioni, mareggiate, siccità e incendi sono ormai fenomeni ricorrenti che richiedono risposte coordinate e immediate.
La Commissione Agricoltura della regione Lazio al lavoro
Il cuore del dibattito si svolge nell’VIII Commissione Agricoltura e Ambiente del Consiglio regionale. A guidare i lavori è una maggioranza politica di centrodestra che ha fatto della difesa del territorio una bandiera, ma che ora si trova davanti alla sfida più complessa. Passare dalle dichiarazioni ai fatti. Il percorso legislativo è già partito con una doppia audizione. Una maratona di incontri che, nei prossimi giorni, porterà in Commissione rappresentanti delle categorie produttive, del mondo accademico e delle principali associazioni ambientaliste.

Prima seduta: la voce della società civile e degli imprenditori
La prima audizione, prevista per martedì 16 settembre, darà spazio alle organizzazioni di costruttori, agricoltori, industriali e ambientalisti. L’obiettivo è chiaro: raccogliere proposte e osservazioni da chi vive quotidianamente le conseguenze della crisi climatica.
Sul tavolo arriveranno le richieste di chi rappresenta il settore edilizio, chiamato a ripensare modelli di urbanizzazione e consumo del suolo. Accanto a loro gli agricoltori, che da anni subiscono i danni delle stagioni sempre più imprevedibili. E poi gli ambientalisti, pronti a chiedere politiche più coraggiose per la tutela della biodiversità e delle risorse naturali.
Seconda seduta: la politica della giunta Rocca sotto esame
La seconda audizione, giovedì 18 settembre, vedrà protagonisti gli assessori regionali. Sviluppo economico, bilancio, agricoltura, ambiente, trasporti e protezione civile: nessun settore può sottrarsi alla sfida climatica.
La Regione ha convocato i suoi massimi rappresentanti per mettere nero su bianco le strategie di adattamento e mitigazione. L’Osservatorio, infatti, non sarà soltanto uno strumento di studio, ma dovrà anche guidare scelte concrete in tema di energia, mobilità e gestione delle emergenze.
Il ruolo degli esperti
Accanto ai politici e alle categorie produttive, la Commissione ascolterà anche ricercatori, meteorologi e docenti universitari. La scienza avrà un ruolo decisivo nel disegnare il futuro dell’Osservatorio.
Tra i contributi attesi ci sono quelli dei centri di ricerca sul clima e delle università laziali, che da tempo lavorano su progetti legati alla resilienza ambientale. Dalla scelta delle specie arboree più resistenti alle nuove condizioni climatiche, fino all’analisi dei dati meteorologici, la competenza scientifica sarà la bussola che orienterà le decisioni politiche.
Le responsabilità della politica
La proposta di legge mette la politica regionale davanti a una responsabilità storica. Non si tratta più di una semplice discussione accademica, ma di una scelta che influenzerà il futuro delle comunità locali e dell’economia del Lazio.
Agricoltura, turismo, edilizia, industria: ogni settore dovrà fare i conti con nuove regole e nuovi obiettivi. La Regione non potrà limitarsi a istituire un osservatorio “di facciata”. Serviranno fondi, risorse umane e un coordinamento reale con le amministrazioni locali.
La sfida del consenso
L’iter legislativo dovrà affrontare inevitabili contrapposizioni. Da una parte, chi spinge per una svolta ecologica decisa; dall’altra, chi teme vincoli e costi eccessivi per le imprese. La Commissione dovrà trovare un punto di equilibrio, garantendo sviluppo economico e tutela ambientale.
La sfida politica sarà proprio questa: non rinviare ancora decisioni cruciali, ma trasformare il cambiamento climatico da emergenza a priorità stabile nelle politiche regionali.
Un segnale al Paese
L’avvio della legge sul cambiamento climatico nel Lazio rappresenta un segnale forte anche a livello nazionale. La Regione si candida a diventare un laboratorio di politiche innovative in un momento in cui l’Italia fatica a tenere il passo con gli impegni europei sulla transizione ecologica.
Se l’Osservatorio funzionerà davvero, potrà diventare un modello replicabile in altre regioni. Ma la differenza la farà la volontà politica: senza un reale impegno, il rischio è che l’ennesima legge resti lettera morta.