Regione Lazio, gli animalisti contro gli abbattimenti di equini e bovini: «Gli sparano e li lasciano a terra agonizzanti»
Un allarme forte e chiaro arriva dagli animalisti del Lazio. L’associazione Lndc Animal Protection accusa la Regione e alcune amministrazioni locali di aver avviato un piano di abbattimenti che — secondo gli attivisti — si sta trasformando in «una vera e propria barbarie». Le denunce riguardano in primo luogo i Comuni di Montelanico e Carpineto Romano, dove immagini e testimonianze parlano di bovini ed equini colpiti a colpi d’arma da fuoco e lasciati a terra, in alcuni casi ancora agonizzanti, vicino alle aree abitate.
La posizione degli animalisti
Lndc definisce le operazioni «uccisioni deliberate» e chiede lo stop immediato delle esecuzioni. Piera Rosati, presidente dell’associazione, afferma che sparare a «creature indifese» non è gestione ma violenza e annuncia azioni legali per sospendere il piano. Gli animalisti sollecitano anche la revoca dei fondi ai Comuni coinvolti e l’apertura di un tavolo tecnico regionale per trovare alternative.
Cosa prevede il piano regionale
Nei provvedimenti adottati dalla Regione Lazio si legge che gli interventi mirano a rimuovere «animali domestici inselvatichiti e vaganti» ritenuti a rischio per la salute pubblica e per l’ambiente. La Regione ha stanziato contributi economici — in media decine di migliaia di euro per Comune — per sostenere le operazioni di contenimento. Nel testo istituzionale si sostiene che le alternative praticabili non sarebbero «concretamente realizzabili» né sufficientemente efficaci per escludere pericoli per la popolazione e per la biodiversità.
Il punto dei residenti
Da più fonti locali arriva però un’altra lettura: i residenti della via Carpinetana, che collega i due Comuni citati, sostengono che la maggior parte degli incidenti stradali con animali sia dovuta a carenze infrastrutturali. Mancanza di illuminazione e assenza di adeguati interventi di messa in sicurezza della strada vengono indicate come cause principali. Secondo queste testimonianze, gli animali sulle carreggiate rappresentano un problema reale — ma la soluzione, dicono molti cittadini, non può limitarsi a uccisioni sommarie.
Le modalità contestate
La critica principale riguarda le modalità degli abbattimenti. Le immagini diffuse dagli attivisti mostrerebbero animali feriti alle zampe e poi colpiti mortalmente, scene che Lndc definisce incompatibili con le pratiche di eutanasia veterinaria o con protocolli di intervento umano e regolamentato. Per gli animalisti, la questione non è soltanto etica: è anche di trasparenza. È richiesta la documentazione dettagliata sugli operatori incaricati, sui metodi usati e su eventuali interventi veterinari sul posto.
Richieste di misure alternative
Lndc e altri gruppi chiedono soluzioni che privilegino la prevenzione e la sicurezza: recinzioni, sistemi di dissuasione, rimozione controllata con cattura e trasferimento in strutture idonee, campagne di microchippatura e censimento, piani di gestione condivisi con agricoltori e protezione civile. Viene anche proposta l’istituzione di una struttura pubblica regionale per l’accoglienza e la riabilitazione di bovini ed equini sequestrati o abbandonati, per superare la logica emergenziale.
Cosa chiedono gli animalisti alla politica
Oltre allo stop immediato delle operazioni, Lndc sollecita la Regione a sospendere l’erogazione dei fondi e ad aprire rapidamente un tavolo tecnico con veterinari, rappresentanti dei Comuni, associazioni agricole e ong animaliste. L’obiettivo dichiarato è definire protocolli trasparenti e norme operative che garantiscano sia la sicurezza pubblica sia il rispetto della vita animale.
Cosa manca al dibattito pubblico
Nel dibattito attuale manca una ricostruzione ufficiale e dettagliata delle operazioni: numeri degli animali coinvolti, criteri di selezione, relazioni veterinarie, nominativi degli incaricati e modalità di controllo. Senza questi elementi diventa difficile verificare le responsabilità e valutare se le azioni siano state necessarie, proporzionate e conformi alla legge.
L’urgenza della trasparenza
La posta in gioco è alta: sicurezza stradale, tutela dell’ambiente, benessere animale e responsabilità pubblica. Per questo, oltre alle eventuali vie legali già annunciate, la richiesta più importante rivolta agli amministratori è semplice e immediata: maggiore trasparenza. Rendere pubblici documenti, protocolli e relazioni veterinarie — e avviare un confronto pubblico — sono passaggi indispensabili per ricondurre la gestione del problema a procedure civili, controllabili e rispettose della legalità.
La vicenda solleva domande concrete sull’equilibrio fra tutela della collettività e rispetto degli animali. Le risposte, se ci saranno, dovranno essere fornite dalla Regione e dai Comuni interessati in modo rapido e documentato. Fino ad allora, le associazioni animaliste annunciano che continueranno la mobilitazione e le azioni legali, chiedendo che il principio di civiltà del trattamento degli animali sia applicato anche nelle situazioni di emergenza.