Regione Lazio, la Giunta assume troppi dirigenti esterni: candidata interna ottiene maxi risarcimento

Alcuni dirigenti della Regione Lazio

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Regione Lazio, nel 2013 la Regione Lazio (prima Giunta Zingaretti) optò per l’affidamento di incarichi dirigenziali a professionisti esterni. In più casi oltre i limiti percentuali consentiti dalla normativa vigente. Almeno secondo il Consiglio di Stato, secondo ed ultimo grado della giustizia Amministrativa. La scelta generò una serie di contenziosi giudiziari. Tra cui quello che ha portato una funzionaria interna a rivendicare il diritto ad una promozione e a ottenere, a distanza di anni, un risarcimento per perdita di chance.

La dirigente interna ha ottenuto una vittoria netta confermata da una sentenza del Tar del Lazio che porta la data del 31 luglio che gli consente di ottenere anche un congruo risarcimento. Ma procediamo per gradi.

Regione Lazio, troppi dirigenti esterni: l’interna mette in riga la Giunta

La candidata interna aveva presentato un ricorso già nel 2015 contro gli atti amministrativi della Giunta Zingaretti che avevano portato alla selezione e nomina di dirigenti esterni. Sostenendo di essere stata illegittimamente esclusa da incarichi di direzione per i quali sarebbe stata, sulla base dei titoli e dell’anzianità, in posizione competitiva.

La vicenda è passata per più gradi di giudizio, con pronunce contrastanti su giurisdizione e merito. Fino a quando il Consiglio di Stato, nel 2020, ha accertato l’illegittimità della scelta dell’amministrazione regionale di ricorrere a esterni nei termini in cui era avvenuto, per violazione dei limiti percentuali e per indebita commistione tra indirizzo e gestione nella selezione interna.

La qualificazione del danno: perdita di chance e non mancata promozione dalla Regione Lazio

La sentenza del Tribunale Amministrativo per il Lazio ha chiarito che non si poteva parlare di una promozione certa. La ricorrente non aveva diritto automatico all’incarico ma aveva subito una lesione della probabilità concreta e rilevante (loss of chance) di ottenerlo.

La distinzione giurisprudenziale è netta. Mentre la mancata promozione richiede la prova che, in sede legittima, la promozione sarebbe stata ottenuta con certezza. La perdita di chance si basa su una probabilità significativa. Da valutarsi in base ai titoli e alla posizione relativa rispetto agli altri candidati.

La quantificazione del risarcimento

Per stabilire l’entità del danno, il Collegio ha preso come riferimento le due selezioni a cui la ricorrente aveva partecipato (con 10 e 28 concorrenti). E ha adottato una media che ha portato a riconoscere un danno pari a un ventesimo della differenza retributiva tra la posizione rivendicata e quella effettivamente ricoperta.

Tale somma viene poi moltiplicata per la durata effettiva degli incarichi ricoperti dai terzi nei ruoli cui la ricorrente aspirava, con l’aggiunta degli interessi legali su base annuale.

Il contesto amministrativo e la legittimità delle scelte

Il giudizio ha anche puntualizzato che l’illegittimità accertata riguarda esclusivamente la scelta di rivolgersi a personale esterno in violazione dei vincoli normativi dell’epoca. Non è stato invece accertato un vizio nella selezione interna in senso tale da determinare con certezza la nomina della candidata esclusa.

E ciò ha orientato l’azione risarcitoria verso la perdita di chance, non verso la promozione piena. L’amministrazione, pur riconoscendo l’esistenza di un vizio formale nella procedura, aveva contestato l’interpretazione della giurisdizione e la fondatezza della richiesta risarcitoria. Richiamando precedenti giudizi in cui la stessa ricorrente aveva ottenuto un riconoscimento di entità inferiore in altra sede.

Il peso politico dell’uso di dirigenti esterni

La vicenda riapre il dibattito sull’affidamento a figure esterne nei ruoli direttivi della Regione Lazio. L’eccessivo ricorso a professionisti esterni, oltre a sollevare questioni di trasparenza e di rispetto delle regole, può produrre effetti reputazionali e contenziosi prolungati.

Nel caso in esame, la scelta gestionale compiuta dalla Giunta ha determinato una responsabilità economica ricaduta sull’ente, con conseguente risarcimento per chi, dall’interno, riteneva di avere titolo a contribuire all’azione amministrativa in ruoli di vertice.

Esclusione del danno non patrimoniale

Il Tribunale ha respinto la richiesta di risarcimento per danni non patrimoniali, ritenendo che la mera illegittimità dell’azione amministrativa non giustifica di per sé un ristoro di tale tipologia senza specifica prova delle effettive conseguenze sulla sfera personale e professionale della ricorrente.

Si è richiamata la consolidata giurisprudenza secondo cui il danno non patrimoniale non sussiste in re ipsa: occorre dimostrare gli effetti concreti e distinti rispetto alla perdita economica.

Esito e riflessi

Il ricorso è stato accolto solo in parte. La Regione Lazio è stata condannata a pagare una somma determinata sulla base della formula di perdita di chance descritta, con l’aggiunta degli interessi legali. Le spese di causa sono state compensate tra le parti, segno di una parziale contesa reciproca. Il caso resta un monito sulla necessità di bilanciare la ricerca di competenze esterne con la valorizzazione delle professionalità già presenti nell’apparato regionale, per evitare contenziosi costosi e frizioni interne.

Conclusione

La prima Giunta Zingaretti si trova, a distanza di oltre un decennio, a fare i conti con le conseguenze di scelte organizzative che hanno privilegiato dirigenti esterni oltre i limiti consentiti. La sentenza conferma che l’amministrazione può essere ritenuta responsabile anche per una perdita di opportunità concreta e non pienamente certa, tradotta in un risarcimento calibrato su probabilità e merito relativo.

Il caso solleva questioni su trasparenza, merito e strategia nella gestione delle carriere dirigenziali pubbliche, con un segnale chiaro: l’equilibrio tra esterno e interno deve essere governato con rigore, pena il rischio di costi giudiziari e reputazionali.

La Regione Lazio, la sede di via Cristoforo Colombo vista dall’alto