Regione Lazio, le nomine “riciclate” di Francesco Rocca: tutti gli ex gli Nicola Zingaretti

Francesco Rocca regione lazio

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Altro che rivoluzione. Francesco Rocca è il presidente che doveva “cambiare tutto” nel Lazio, e invece — per ora — ha cambiato solo qualche targhetta sulle porte. Quelle che prima recitavano “Zingaretti”, ora recitano “Rocca”, ma il personale dietro resta lo stesso. Una sfilata di volti noti, già visti, già scelti, già collocati dalla precedente giunta di centrosinistra. Altro che discontinuità: la Regione Lazio sembra un episodio infinito di “Chi l’ha visto?”, con i dirigenti di ieri miracolosamente ancora in sella oggi. Per carità, la continuità amministrativa è un valore, ma qui si rischia di sfociare nella parodia istituzionale: con un centrodestra al governo che non riesce, o forse non vuole, esprimere le sue nomine.

Mancanza di candidati o problema politico?

Il problema non è solo tecnico, è politico. Perché se Rocca in oltre 28 mesi di governo non è stato capace di tirare fuori un solo nome forte e riconoscibile, che non porti la firma di Nicola Zingaretti, le ipotesi si riducono a tre: o il centrodestra non ha risorse umane pronte a gestire la macchina amministrativa regionale. O è troppo occupato a litigare per spartirsi le poltrone che si dimentica di occuparle davvero. O peggio ancora, c’è una tacita pax politica, un’intesa trasversale per non disturbare troppo i “tecnici” già sistemati. Magari in cambio di un silenzio altrettanto comodo in altre sedi. 

Del resto, a Roma c’è chi nel centrosinistra storce il naso per alcune nomine che piacciono al centrodestra: e se il patto fosse proprio questo?

Antonio Mallamo, scelto da Zingaretti e alla guida di Astral da 12 anni

Partiamo con il botto. L’ingegner Antonio Mallamo. Proprio dopodomani, 19 giugno, potrà festeggiare il 12° compleanno del suo insediamento in Astral, unico ente regionale (100% partecipata Regione Lazio) a non avere un organo di vertice collegiale. Mallamo, nominato appunto nel 2013 da Nicola Zingaretti come Ad. Un vero e proprio “deus ex machina”, al vertice dell’azienda che smuove milioni e milioni di euro (dei contribuenti del Lazio: nel 2022, l’azienda ha avuto un bilancio di 431 milioni di euro). Di norma, la durata dell’incarico dovrebbe essere di 3 esercizi sociali, come scritto sul sito di Astral: Durata incarico: 3 (tre) esercizi sociali, con scadenza alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della carica.

Quindi la scadenza massima sarebbe a breve. Ma all’orizzonte non c’è nessun sostituto. E tutto fa pensare che l’uomo che piace sia alla sinistra che alla destra resterà saldo al comando della più ambita delle partecipate della Regione. In realtà il fatto che Mallamo piaccia così tanto non è proprio vero.

Mallamo e Astral: domande senza risposta

Nel 2018 l’allora consigliere regionale Massimiliano Maselli, oggi assessore, invia una lettera all’amministratore delegato di Astral Spa, chiedendo l’elenco aggiornato di tutti gli incarichi esterni (tecnici, amministrativi, legali) affidati dall’azienda tra il 1° gennaio e il 10 ottobre dello stesso anno. Maselli sottolinea che, secondo la normativa sulla trasparenza (art. 15-bis del D.Lgs. 33/2013), gli incarichi dati dovrebbero già essere pubblicati online, e giustifica la sua richiesta con la necessità di monitorare l’impatto economico di questi affidamenti sulla spesa regionale.

Nel 2019, Maselli torna sul tema con una seconda nota, stavolta per criticando la decisione della Giunta Zingaretti di rinnovare per la terza volta consecutiva il mandato a Mallamo, evitando di costituire un consiglio di amministrazione, come invece previsto per altri enti regionali (Laziocrea, Cotral, Corecom, DiSCo, Ater e perfino gli Enti Parco). 

Maselli si chiede perché Astral sia l’unico ente senza organo collegiale, pur essendo una stazione appaltante della Regione Lazio, e accusa la Giunta di mancanza di confronto politico trasparente sul ruolo strategico dell’azienda, soprattutto in tema di mobilità e infrastrutture. Solleva inoltre una serie di interrogativi politici: dove si è discusso del futuro di Astral? Chi ha deciso il suo ruolo? Perché tutte le decisioni su Astral avvengono senza confronto pubblico? Ma, ora che è assessore, queste domande sono acqua passata.

La commissione trasparenza su Astral

Qualche risposta l’ha cercata – di altro tipo, visto che l’argomento erano i bandi – il presidente della commissione trasparenza Massimiliano Valeriani, quando è passato dalla maggioranza all’opposizione. Valeriani ha addirittura convocato Mallamo in Commissione, dopo che era stato reso noto l’elenco dei Comuni vincitori del bando in cui sarebbero stati fatti lavori stradali a gestione diretta Astral. Ma il succo è che Mallamo non è una scelta – almeno iniziale – di Rocca. Nominato da Zingaretti dopo tre mesi dalla sua prima elezione, viene riconfermato il 5 maggio 2016 e poi ancora il 24 giugno 2019, stavolta durante la Giunta Zingaretti bis, e infine il 13 luglio 2022. Sarà comunque la scelta di Rocca?

I dirigenti regionali: nessun “primo pelo”

Si parte con Wanda D’Ercole. La dirigente, nominata – guarda un po’ – da Zingaretti nel 2016, ha ricoperto inizialmente il ruolo di Direttore della Direzione regionale Infrastrutture e Politiche abitative. Poi, per 5 anni, ha anche svolto il compito di Direttore ad interim dell’ufficio Speciale Ricostruzione post sisma 2016. Dal 2028 al 2023 è stata Direttore Direzione Lavori Pubblici, Stazione unica appalti, Risorse idriche e Difesa del suolo, ma anche (2021/2023) Direttore Generale: segno che Zingaretti aveva molta fiducia nella sua figura.

Potrebbe non averne allora Rocca, che evidentemente non aveva risorse a cui attingere nel centrodestra? Ed ecco allora che il 15 maggio 2023, a soli 3 mesi dalle elezioni regionali, la D’Ercole viene nominata Direttore Direzione Ciclo dei Rifiuti. Ma non solo: dal 1° gennaio di quest’anno – ruolo ad interim – viene messa a capo della Direzione Regionale Ambiente, Cambiamenti Climatici, Transizione Energetica e Sostenibilità, Parchi.

La scelta di Sophie… ah, no, di Zingaretti

Passiamo ora a Luca Marta, attuale Direttore della Direzione regionale Lavori pubblici e infrastrutture, innovazione tecnologica, con uno stipendio tabellare annuo lordo di 155.294,23, più l’indennità di risultato. Anche lui entra in Regione nel periodo di Zingaretti. Esattamente nel febbraio del 2015, quando, in concomitanza del periodo di astensione dal lavoro del Direttore Regionale ing. Bruno Placidi, lo sostituisce in tutte le sue funzioni.

Ed ecco che inizia a svolgere “attività ordinaria e straordinaria in capo al Direttore Regionale”, “funzioni di Segretario Generale dell’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio”, “ruolo di Soggetto Attuatore degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e “membro di diritto” del Comitato Tecnico dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, incarico che gli dà proprio Nicola Zingaretti. Il tecnico si fa 7 anni di “gavetta”, con una serie di contratti a tempo pieno e determinato, sempre continuativi, alla Regione Lazio, con Zingaretti Presidente. E, nel febbraio 2022, diventa a tempo indeterminato. Con assegnazione, per 3 anni (e quindi fino al febbraio 2025, quando viene riconfermato), all’“Area Infrastrutture Viarie e Sociali – Sicurezza Stradale” della Direzione “Infrastrutture e Mobilità” della Regione Lazio.

Una fiducia che, evidentemente, Francesco Rocca prende per buona. O meglio, sembra ammettere di non avere persone altrettanto valide con cui sostituirlo, dal momento che è ancora in carica.

Nomi diversi, stessa storia

Anche Stefano Fermante è una vecchia conoscenza della Giunta Zingaretti. Il 5 giugno 2018, infatti, era stato nominato Direttore della Direzione “Infrastrutture e Mobilità”. Ma prima ancora Zingaretti, in qualità di vice Commissario per la Ricostruzione, aveva nominato Fermante “direttore dell’Ufficio Speciale per la ricostruzione post sisma 2016”. Ecco le parole dell’epoca: “Fermante sarà a capo di un Ufficio Strategico, previsto dal Decreto 189/2016, che avrà il compito di curare la pianificazione urbanistica connessa alla ricostruzione, l’istruttoria per il rilascio delle concessioni per i contributi e tutti gli altri provvedimenti previsti per la ricostruzione privata”.  Sempre nel 2018 era stato nominato direttore della Direzione Infrastrutture e Mobilità della Regione Lazio, dove lavora attualmente, come risulta dal suo curriculum sul sito pubblicato sul sito della Regione.

Luigi Ferdinando Nazzaro, direttore del personale Regione Lazio, non è un nome trovato direttamente da Francesco Rocca. Il Governatore del centrodestra anche in questo caso ha semplicemente proseguito nella strada tracciata dal suo predecessore. Il suo primo incarico pubblico è al Comune di Roma, con Veltroni sindaco, da dicembre 2001 a maggio 2006. Dopo un passaggio a Crotone e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla sede di Napoli, e un breve ritorno al Comune di Roma, approda – proprio con Nicola Zingaretti – alla Regione Lazio.

Ad aprile del 2013 viene nominato Responsabile Segreteria Assessore alle Infrastrutture, Politiche Abitative, e Ambiente. Da qui inizia la sua carriera in Regione (Capo del Cerimoniale, Vice Segretario della giunta regionale, Segretario della giunta regionale, Direttore della Direzione “Affari Istituzionali e Personale”). Nel febbraio 2024 ecco che Rocca, pescando nella “vasca” dei nomi di Zingaretti, lo nomina direttore delle Risorse umane (HR), con competenze in Diritto, Business plan, Miglioramento processi aziendali. Tanto di cappello all’avvocato. Ma Rocca non riesce proprio a trovare qualche “suo” candidato? 

Di direttore in direttore… presi da Zingaretti

Passiamo ora a Tiziana Petucci, anche lei direttore con stipendio tabellare lordo di 155.294,23 euro, più indennità di risultato. È stata ri-nominata, nel febbraio 2024, Direttore della Direzione Sviluppo economico, attività produttive e ricerca. Ma vediamo come si è arrivati alla sua scelta non di primo pelo. A nominarla, infatti, era stato – ari guarda un po’ – Nicola Zingaretti, il 22 gennaio 2019. Sollevando oltretutto un vespaio, perché all’epoca la dirigente era stata coinvolta in un’inchiesta sul San Raffaele di Velletri dalla quale, in seguito, era risultata del tutto estranea. Ironizzando un po’, la Petucci, a capo delle Attività Produttive e Lazio Creativo, potrebbe dare lezioni di creatività a Rocca: magari, per le prossime nomine, potrebbe riuscire a trovare dei nomi non “riciclati” dalla vecchia consiliatura.

E, sempre tra i nomi scelti da Nicola Zingaretti, troviamo l’attuale responsabile della Direzione Regionale Istruzione, Formazione e Politiche per l’Occupazione, Elisabetta Longo. Il suo nome finì sui giornali all’epoca di Mafia Capitale, con stralci delle sue testimonianze. Nel febbraio 2020, proprio con l’ex governatore Pd viene nominata Direttrice della Direzione Regionale Istruzione, Formazione, Ricerca e Lavoro, Autorità di Gestione del Fondo Sociale Europeo, incarico che tutt’ora svolge, sempre con lo stesso stipendio riservato ai dirigenti della Regione Lazio.

La sfilata continua…

Ma ecco che anche Paolo Alfarone è tra i volti noti. E, per trovarne traccia sin dalle origini, occorre andare a cercare nell’infornata di nomine che la Giunta Zingaretti fece attraverso un bando che sfociò con le assunzioni di novembre 2013. Tra i 18 dirigenti esterni scelti (ma in totale sarebbero stati 23) c’era appunto Alfarone, all’epoca 36enne, messo agli affari generali della Direzione Infrastrutture, Ambiente e Politiche abitative. Sulla nomina di Alfarone, in quei giorni, si era abbattuta l’ira delle opposizioni, compresa quella del centrodestra.

Roberta Bernardeschi, all’epoca segretaria regionale della Direr, il sindacato dei dirigenti regionali, nel dicembre 2013, dopo aver criticato le spese, peraltro inviate alla Corte dei Conti, affermava questo a Il Fatto Quotidiano: “Alcuni funzionari provenienti dalla categoria D, non dirigenziale, sono stati valutati ‘sufficienti’ alla voce riguardante l’esperienza in funzioni dirigenziali. Come si fa a valutare come ottimale l’esperienza dirigenziale di un candidato quando lo stesso ne è completamente sprovvisto? In questo modo si formalizza un’attestazione non corretta. Come per Paolo Alfarone, dirigente incaricato all’Area Affari Generali, valutato sufficiente pur non avendo nessuna esperienza di natura dirigenziale”.

E ora Rocca che fa? Lo ripropone, in un menù con poca fantasia, seppur nessuno ne dubiti la qualità. Cambia però l’ordine delle “portate”. Alfarone infatti adesso – nominato nel corso del governo di centrodestra il 1° febbraio del 2024 – è il Direttore della Direzione regionale Programmazione economica, centrale acquisti, fondi europei, PNRR (lo stipendio è sempre di 155.294,23 annui lordi + i premi di risultato, ma ormai lo sappiamo).

Gran finale… e nomine riciclate

Finiti? No. C’è anche Mario Marafini. Che, da quel che si legge sul suo curriculum pubblicato sul sito della Regione Lazio, praticamente entra in Regione – da dirigente – insieme a Zingaretti, visto che viene nominato Dirigente dell’Area “Bilancio” della Direzione Regionale Programmazione Economica, Bilancio, Demanio e Patrimonio il 10 aprile 2013, poco dopo l’insediamento della giunta di centrosinistra. Ma il mese dopo, il 5 maggio, diventa Direttore della Direzione Regionale Trasporti, Mobilità, Tutela del Territorio, Demanio. Incarico che, il 1° febbraio del 2024, la giunta Rocca gli assegna ad interim fino al 14 marzo dello stesso anno. Ma in quella stessa data gli viene assegnata anche la nomina di Direttore della Direzione Regionale Ragioneria Generale, incarico ancora in corso.

Pure Paolo Iannini, Direttore della Direzione regionale Programmazione Economica non è una scelta di Francesco Rocca ma del suo predecessore. Ecco il suo profilo professionale in Regione, che, ancora una volta si riconduce al governatore del Pd. Nella prima lettera di incarico (caricata sul sito della Regione il 5 giugno 2018), a firma di Nicola Zingaretti, si legge “soggetto esterno all’amministrazione regionale” e che “l’incarico ha durata quinquennale”. Ed ecco che, anche per lui, arriva la riconferma da parte di Rocca. Potremmo continuare, ci fermiamo per sfinimento. Nostro. 

Minestra riscaldata

Ci chiediamo quindi perché Rocca si sia candidato, senza avere una squadra solida alla spalle. Senza avere già idea di chi poter candidare o, almeno, senza avere a fianco chi potesse suggerirgli dirigenti di fiducia. Senza avere figure dirigenziali nella squadra di governo. Ripetiamo: massimo rispetto per le competenze degli attuali direttori. Il nostro è un discorso squisitamente politico. Così come ha fatto Zingaretti, che appena arrivato ha scelto le persone di cui contornarsi, così avrebbe dovuto fare Rocca.

E invece la Regione Lazio, oggi, sembra un grande ristorante con il menù riscaldato del giorno prima: stessi ingredienti, stessi cuochi, ma una nuova insegna fuori dalla porta. E mentre i cittadini aspettano risposte, la politica continua a servire piatti già digeriti.