Regione Lazio, spese ‘pazze’ all’Expo di Osaka, riconvocata la Commissione: fari puntati sulla Giunta Rocca

Regione Lazio, spese ‘pazze’ all’Expo di Osaka 2025, riconvocata la Commissione speciale PNRR e Grandi Eventi: fari puntati di nuovo sul Governatore Rocca e la sua Giunta. È ormai un caso politico oltreché giudiziario la trasferta della Regione Lazio all’Expo 2025 di Osaka. Dopo una prima convocazione il 29 maggio 2025, ‘sconvocata’ senza spiegazioni ufficiali, è stata riconvocata in extremis la Commissione per una nuova audizione prevista per giovedì 19 giugno alle ore 12:00, presso la sala Etruschi del Consiglio regionale.
Al centro dell’attenzione, le spese sostenute dalla Regione Lazio durante la cosiddetta “settimana di protagonismo” a Osaka. Una missione istituzionale che, secondo le prime stime, avrebbe comportato una spesa complessiva superiore a 1,8 milioni di euro di fondi pubblici. La cifra ha immediatamente sollevato interrogativi e acceso i riflettori sull’effettiva opportunità e sull’utilizzo delle risorse pubbliche impiegate.

Spese ‘pazze’ all’Expo di Osaka? La Giunta Rocca trema
Ad accendere la miccia è stato un esposto giudiziario presentato da Alessio D’Amato, ex assessore della Giunta Zingaretti e oggi consigliere d’opposizione. La Corte dei Conti del Lazio ha aperto un’indagine contabile per verificare la sussistenza di un possibile danno erariale, riconducibile all’organizzazione e gestione della trasferta.
Un viaggio che ha coinvolto 62 partecipanti, tra assessori della giunta Rocca, dirigenti regionali, funzionari tecnici della comunicazione e staff operativo. Un numero che in molti considerano sproporzionato rispetto alle finalità dell’evento e che sta sollevando pesanti dubbi su eventuali spese ridondanti o non strettamente funzionali agli scopi istituzionali.
Silenzi, rinvii e audizioni ‘fantasma’: riconvocata la Commissione
A rendere la vicenda ancora più opaca, i continui cambi di programma della Commissione. Dopo l’annullamento della seduta del 29 maggio, dove sarebbe dovuta intervenire Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio, non è mai stato diffuso un comunicato stampa ufficiale che spiegasse i motivi della sconvocazione, annunciata per le vie brevi da Alessio D’Amato, ex assessore della Giunta Zingaretti bis e attuale consigliere di opposizione della regione Lazio, autore dell’esposto alla Corte dei Conti del Lazio su Osaka.
La convocazione per il 19 giugno non fa chiarezza sugli eventuali invitati: non si conosce al momento se sarà presente la stessa Angelilli o il governatore Francesco Rocca in persona. L’unico elemento certo è che verrà presentato un “Report ufficiale della missione a Osaka“, così si legge nella nota formale dio convocazione.
Ma chi dovrà discuterlo, questo report, questa analisi, resta un mistero, almeno nel momento in cui scriviamo. Nessuna indicazione, ad oggi, è stata data sui nomi dei convocati. Una situazione che contribuisce ad alimentare i sospetti di chi intravede tentativi di sottrarre l’esecutivo regionale a una piena assunzione di responsabilità politica.

I fari sulla trasparenza e il costo della politica
La questione ha già assunto i contorni di un caso emblematico sul piano della trasparenza amministrativa e dell’utilizzo dei fondi pubblici. L’opposizione in quota Italia Viva e Azione parla apertamente di “spese pazze” e definisce il viaggio un lusso ingiustificabile in un momento in cui la Regione fatica a dare risposte su temi cruciali come sanità, trasporti e lavoro.
Il governo regionale, dal canto suo, ha finora mantenuto un profilo basso, evitando commenti ufficiali. Ma il silenzio rischia di trasformarsi in un boomerang politico. Le verifiche della Corte dei Conti e il lavoro della Commissione PNRR e Grandi Eventi si annunciano come snodi centrali per chiarire se vi siano state irregolarità contabili o scelte amministrative discutibili.
Una vicenda simbolo della distanza tra istituzioni e cittadini
La missione a Osaka doveva rappresentare un’occasione di visibilità internazionale per la Regione Lazio. Ma oggi è diventata il simbolo di una politica percepita come distante dalle reali priorità dei cittadini. Il costo dell’intera operazione – oltre 1,8 milioni di euro – pesa come un macigno in un contesto in cui si invoca ovunque la necessità di razionalizzare le spese.
Il rischio concreto è che dietro il paravento delle “missioni istituzionali” si nascondano vecchie logiche clientelari e sprechi difficili da giustificare? Ora tocca alla Commissione e alla magistratura contabile fare piena luce su questa vicenda. Ma una cosa è certa: i fari sono puntati, e questa volta nessuno potrà permettersi di restare nell’ombra.


