Regione Lazio, stop all’accorpamento scolastico: il Tribunale accoglie i ricorsi di famiglie e Comuni

Viterbo, Istituto Fantappiè, foto Google Maps

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Regione Lazio, il piano di accorpamento e soppressione di decine di istituti scolastici nel Lazio varato dalla giunta guidata dal governatore Francesco Rocca subisce una frenata significativa. Sono già sette le sentenze del Tribunale amministrativo regionale che hanno accolto i ricorsi presentati da famiglie e amministrazioni locali contro il provvedimento. Le decisioni hanno coinvolto scuole distribuite tra Viterbo, Roma, Rieti e Latina, mettendo in discussione l’intera strategia di riorganizzazione prevista per l’anno scolastico 2025-2026.

Le motivazioni del Tar, stop all’accorpamento scolastico della Regione Lazio

Nelle pronunce, i giudici hanno evidenziato difetti sostanziali nella procedura seguita. Secondo il Tar, i provvedimenti della Giunta Rocca di accorpamento non riportano motivazioni specifiche né considerano le peculiarità dei singoli territori. Inoltre, è stata rilevata la mancata cooperazione tra Regione e Comuni, elemento che avrebbe dovuto costituire la base di un processo di riorganizzazione tanto delicato.

Il tribunale ha sottolineato l’obbligo di un confronto aperto con i territori e di decisioni adeguatamente motivate, soprattutto quando si interviene su realtà scolastiche già complesse.

I casi più significativi in Regione Lazio

Il primo colpo al piano è arrivato con il ricorso del Comune di Viterbo, seguito da quello presentato da oltre 280 famiglie del IV municipio di Roma, contrarie alla fusione di due istituti che avrebbe creato una mega-scuola da 1.400 alunni su più plessi.

Altri ricorsi accolti hanno riguardato Grotte di Castro, Petrella Salto e Fiamignano in provincia di Rieti, Montorio Romano, Nerola e Monteflavio nell’area montana, e infine Terracina, dove le famiglie hanno contestato la soppressione degli istituti locali.

Gli effetti sull’organizzazione scolastica

Le sentenze rischiano di avere ricadute pratiche immediate. L’Ufficio scolastico regionale aveva già predisposto l’assegnazione di dirigenti e personale di segreteria sulla base delle fusioni approvate. Tornare alla situazione precedente significherebbe dover riassegnare d’urgenza presidi e personale amministrativo, con la concreta possibilità di ritardi all’avvio del nuovo anno scolastico. Una fase di incertezza che pesa sulle famiglie e sui lavoratori della scuola, in attesa di capire quale assetto definitivo avrà la rete degli istituti.

Il rischio dei contro-ricorsi

La Regione valuta ora la possibilità di presentare appello al Consiglio di Stato contro le sentenze già emesse. Una mossa che aprirebbe la strada a una stagione di contro-ricorsi, con il pericolo di un braccio di ferro giudiziario a ridosso della riapertura delle scuole.

Nel frattempo, la situazione rimane sospesa: le decisioni già assunte dai giudici rendono il piano di dimensionamento fragile e potenzialmente destinato a essere ridisegnato.

Un quadro ancora incerto

Al momento, la certezza è che il processo di accorpamento non potrà procedere come previsto. La serie di annullamenti del Tar rappresenta un precedente pesante che potrebbe rafforzare i ricorsi ancora pendenti.

L’esito finale dipenderà dall’eventuale decisione d’appello e dalla capacità delle istituzioni di garantire, in tempi rapidi, un’organizzazione scolastica che non comprometta l’avvio delle lezioni. Per famiglie, studenti e personale scolastico resta intatta l’incognita su quale sarà la reale mappa degli istituti a settembre.