Toscana, giornalismo di regime mentre si vuole il bavaglio per Ranucci e Sansonetti

Quello che succede in Toscana è una vergogna ma siccome sono rossi si mette la mordacchia, è il solito giornalismo all’italiana.
Ha scritto Claudio Borghi, deputato della Lega: “Ottomila tonnellate di rifiuti tossici sotto una strada, gli uffici della regione asserviti alla ‘ndrangheta, un consigliere regionale che presentava emendamenti in cambio di finanziamenti (pure miseri)… Dovrebbe essere la prima notizia in tutti i tg. Fosse stata la Lombardia avrebbero stampato i giornali sulle lenzuola a due piazze per poter fare i titoli abbastanza grandi…”.

Per la Toscana giornalismo di regime
Giusto, giustissimo. Ma la Toscana è rossa e il giornalismo che denuncia il potere è scomparso.
In questo paese c’è una pericolosa rimozione della verità. Si punta a sgretolare il coraggio dei pochi che fanno inchiesta e notizia, anche quando fanno male politicamente ad aree vicine ai nostri gusti. Ma la notizia è sempre regina e mai va censurata.
Impressiona la querela continua che si registra ai danni di due giornalisti come Sigrido Ranucci e Piero Sansonetti: l’Italia non va raccontata.
Un Pd immerso nella fogna di ‘Ndrangheta
Ed è così che si censura anche il caso toscano. Un partito immerso nella fogna di ‘Ndrangheta non deve trovare giornalisti coraggiosi sul suo cammino. E Ranucci e Sansonetti devono rappresentare il monito di quel che può succedere. Non sono certo querelati per le schifezze toscane, ma qualunque cronista ora sa che può capitare anche a lui di essere preso di mira dagli avvocati.
Tutto questo non va bene.
Perché continua a offrire l’idea di un regime comunicativo imperante e che invece va ribaltato.
Purtroppo conviviamo nell’epoca in cui un Pd arrogante e minoritario continua a pretendere di comandare. Come, lo si vede proprio in Toscana. Li’ un consigliere regionale si vendeva – questa l’accusa – per tremila euro ai clan. Vorremmo che non fosse vero. Ma ci può garantire che non lo sia uno dei migliori amici, da quelle parti, del segretario del Pd Enrico Letta? O si metterà a querelare pure lui, Andrea Pieroni?