“Rider”, mestiere difficile. Poco tutelati e molto esposti: è ora di cambiare

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Quale futuro per i “rider” del Lazio? Certo il presente è piuttosto incerto. Lamentano di ammalarsi spesso a causa della rigidità del clima e della natura del loro lavoro, a fronte di nessun diritto riguardante la malattia. Molti di loro hanno fatto incidenti durante una consegna, senza tutele adeguate. C’è chi è in quarantena precauzionale e non viene retribuito, ci sono donne che temono incontri notturni pericolosi, persone in difficoltà a causa del Covid, che hanno ripiegato sul lavoro di fattorino. E’ questo il ritratto dei rider della Capitale emerso dalla video riunione organizzata ieri sera dalla Fit-Cisl del Lazio, un incontro per fare il punto sulla situazione e sui problemi dei fattorini sul territorio.

Tutti i problemi dei “rider”

Per il Segretario generale della Fit-Cisl del Lazio, Marino Masucci, e per la Rsa Fit-Cisl Lazio in Deliveroo, Elio Sabbatini, che hanno partecipato alla riunione, “abbiamo avuto la conferma evidente del fatto che il lavoro del rider non è affatto un Eldorado, come recenti narrazioni vorrebbero. Ma un mestiere di tutto rispetto, che presenta tuttavia rilevanti problemi sotto il profilo della sicurezza, della malattia, degli infortuni. Un mestiere che non prevede retribuzioni per le lunghe attese ai ristoranti. Né tutele particolari quando i fattorini effettuano consegne in caso di avverse condizioni meteo, e in cui i lavoratori chiedono fortemente un miglioramento della trasparenza dell’algoritmo”.

Appello dei sindacati alle aziende

“Dalla riunione – conclude il sindacalista – è emersa la volontà di iniziare a ragionare in modo pragmatico. Sia di interventi in materia di previdenza complementare, sia di copertura assicurativa in caso di infortuni, di supporto psicologico e orientamento. Dai temi più concreti, quali le numerose multe che i rider si trovano a pagare, fino alle questioni contrattuali generali. Insomma, va fatto qualcosa al più presto per far passare un concetto fondamentale. Quello che le aziende che trattano bene i loro dipendenti, con un welfare adeguato, sono quelle statisticamente più produttive”.