Rifiuti di Roma, stop dai comuni della Campania. E Ama alza bandiera bianca

È molto difficile lavorare e rispettare il contratto di servizio. Quando sul territorio mancano gli impianti TMB, quelli in grado di trattare e di stabilizzare il rifiuto umido urbano. Questo in sintesi il grido di allarme dell’Ama, l’azienda ex municipalizzata dei rifiuti di Roma Capitale. Che lancia di nuovo l’sos e sembra mettere le mani avanti. A cominciare dai prossimi giorni, con Roma che si riempirà di nuovo. Anche per la imminente riapertura delle scuole. Dei ristoranti, dei bar e degli esercizi commerciali. Che significa da un punto di vista ambientale, molti rifiuti in più da smaltire. Con il rischio concreto di vedere ancora i sacchetti in mezzo alla strada, a fianco dei cassonetti strapieni. La soluzione trovata sembrava venire da Napoli, per la disponibilità del sindaco De Magistris. Ad accogliere almeno in parte i rifiuti della capitale. Circa 150 mila tonnellate, il minimo indispensabile per scongiurare l’emergenza. Ma i comuni dell’hinterland campano si stanno ribellando, e dopo anni di lotta contro l’illegalità e le discariche abusive, adesso nessuno vuole la spazzatura dei romani. Così l’emergenza è ancora dietro l’angolo. E il prefetto Piantedosi ha dovuto nuovamente convocare la Raggi e Zingaretti. Per cercare di trovare una soluzione condivisa. E magari anche efficace. Prima che sia di nuovo troppo tardi.

L’ultima umiliazione per la Raggi: Napoli smaltirà parte dei rifiuti romani. E De Magistris ci sfotte

Quei rifiuti che non vuole nessuno

Regione e comune di Roma giocano da anni a rimpiattino duo rifiuti. E intanto la città è invasa dall’immondizia. Da via Cristoforo Colombo, gli uomini di Zingaretti accusano ovviamente la Raggi. Che non avrebbe individuato la famosa (e temuta) discarica di servizio per la capitale. Dopo la retromarcia sul sito di Monte Carnevale. E che non avrebbe dotato l’Ama di nuovi impianti dopo le fiamme al TMB del Nuovo salario, e il parziale sequestro di Rocca Cencia. Mentre dal Campidoglio, rimandano la palla alla Regione. Che avrebbe un piano dei rifiuti vecchio, non più attuale. Con la programmazione che va a rilento, e gli impianti chiusi come a Colleferro, o in parte sequestrati come a Roccasecca dei Volsci. Insomma, un rimpallo di responsabilità e di scelte non fatte che sta portando alla paralisi. Con l’emergenza che è diventata la regola quotidiana. Mentre l’unica soluzione per ora trovata, la riapertura temporanea del vecchio impianto di Albano, sta sollevando proteste e indignazione tra gli abitanti del comune castellano. Che da settimane ‘picchettano’ la strada, e chiedono all’Arpa esami approfonditi sul materiale proveniente dai camion dell’Ama che giungono da Roma.

Le possibili soluzioni

Le soluzioni possibili per scongiurare l’ennesima emergenza rifiuti a Roma ci sarebbero pure. E secondo quanto riportato dall’Agenzia Dire, sarebbero emerse nell’ultima riunione davanti al Prefetto. Alla quale oltre alle istituzioni, sono stati chiamati i principali gestori degli impianti del Lazio.

Secondo quanto riporta la citata agenzia di stampa,  l`Arpa Lazio si recherà nel tmb Saf (che ogni settimana ad Albano dovrebbe conferire, stando all`ordinanza Raggi, 540 tonnellate di scarti) per verificare gli eventuali problemi all`impianto. Mentre la  Csa di Castelforte starebbe lavorando per rientrare nei parametri. Rispetto alla qualità dei rifiuti trattati.  Inoltre, Rida Ambiente, attraverso il suo amministratore Fabio Altissimi, ha comunicato al prefetto Piantedosi di potersi fare carico di tutte le 2mila tonnellate di fabbisogno di Ama. Purché  le vengano garantiti gli sbocchi in discarica e l’uso del termovalorizzatore di Sanvittore. Per quanto riguarda la prima, sarà eventualmente necessario che la sindaca Raggi integri la sua ordinanza di metà giugno aggiungendo la Rida Ambiente tra i soggetti autorizzati a conferire nell`impianto dei Castelli e il correlato codice del rifiuto inviato. Tuttavia, questo non sarà l`unico ostacolo da superare. Rida ha chiesto che sia l`Arpa Lazio a effettuare l`omologa dello scarto che invierebbe a smaltimento sia ad Albano che a Viterbo e non accetta di pagare una tariffa a prezzo di “libero mercato”. Esattamente come Ecoambiente ed Ecologia Viterbo hanno chiesto nei giorni scorsi, in attesa che la Regione Lazio stabilisca un prezzo definitivo per l`interramento in questi due impianti. Insomma, la strada è ancora in salita ma una soluzione non appare impossibile. E comunque dovrà essere trovata, nell’interesse di tutta la collettività.
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