Rifiuti fuori Regione. Così paghiamo il doppio

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Rifiuti fuori Regione e paghiamo il doppio. Intanto è emergenza immondizia a Roma. Lo sanno bene i cittadini della capitale, costretti a destreggiarsi ogni mattina per fare lo slalom di fronte a cassonetti stracolmi e maleodoranti. Con i conseguenti rischi igienico sanitari dietro l’angolo, vista la pandemia da coronavirus che sta gettando nel panico anche Roma. Ma ad Aprilia l’impianto della RIDA Ambiente lavora a mezzo servizio. Secondo l’autorizzazione della Regione Lazio potrebbe trattare oltre 400 mila tonnellate di rifiuti all’anno. Ma nell’impianto di trattamento ai margini della via Pontina di rifiuti ne arrivano meno della metà. E’ quanto denuncia in una lettera Fabio Altissimi, patron della RIDA Ambiente e presidente del CdA che amministra l’impianto. Lettera che suona come un grido di allarme, e che è stata inviata a tutti i soggetti istituzionali interessati, nessuno escluso. Dovranno rispondere la Regione Lazio in persona dell’assessore Massimiliano Valeriani e della direttrice delle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti Flaminia Tosini. Ma sono interpellati anche il presidente Nicola Zingaretti e la sindaca di Roma Virginia Raggi. Oltre ovviamente ai vertici dell’AMA e alle Procure competenti. La domanda è semplice e diretta. Se c’è un’emergenza rifiuti nella capitale, perchè si porta la spazzatura fuori Regione pagando di più? A maggior ragione secondo RIDA, quando c’è un impianto che sarebbe in grado di dare una grossa mano. Ma che viene lasciato lavorare a mezzo servizio.

Rifiuti fuori Regione

Dopo la chiusura di di Malagrotta a Roma è emergenza rifiuti. E non c’è un posto dove portarli. Così vanno fuori regione e paghiamo il doppio. Mentre sulla eventuale nuova discarica la Raggi e Zingaretti giocano a rimpiattino. Prima doveva essere a Tragliatella, apriti cielo. Cittadini in piazza e immediato dietrofront del comune di Roma. Poi Monte carnevale, di nuovo nella zona di Malagrotta. Gente inferocita, e si può capire il perchè. Hanno convissuto con la discarica per trent’anni, e doveva essere temporanea. Figurarsi questa che nascerebbe come definitiva. Altro passaggio in consiglio comunale, e la maggioranza boccia la proposta della sindaca. Siamo di nuovo al punto di partenza. Se aggiungiamo l’incendio dell’impianto TMB dell’AMA al nuovo salario e la chiusura della discarica di Colle fagiolara a Colleferro il quadro è completo. Regione Lazio e comune di Roma sono in piena emergenza. Soprattutto sono pochissimi gli impianti nel Lazio capaci di fare il trattamento meccanico biologico dei rifiuti. Che per i non addetti ai lavori significa passare dal rifiuto umido al secco, che poi può andare in discarica o essere trattato. RIDA sarebbe tra questi, ma a quanto pare non riesce a lavorare a pieno regime. Come invece potrebbe.

La guerra delle tariffe

Portare in discarica i rifiuti costa, di più se il viaggio è fuori Regione. E le amministrazioni pagano, con i soldi delle tasse dei cittadini. E della bolletta TARI che arriva puntuale ad ogni famiglia. Le tariffe sono fissate dalla Regione Lazio, ed è qui che scoppia la guerra. Qualcosa non quadra, almeno secondo Fabio Altissimi che nella sua lettera snocciola cifre e numeri precisi. Gli affidamenti dei rifiuti verso gli impianti di trattamento laziali e i relativi corrispettivi sono fissati in una determinazione regionale, la 9 del 2020. Ma sempre secondo Altissimi, l’offerta della RIDA Ambiente di trattare il rifiuto per 80 euro a tonnellata sarebbe stata giudicata dalla Regione troppo alta. E quindi non conveniente. Peccato che sugli altri impianti di trattamento dei rifiuti del Lazio, i costi di conferimento autorizzati sarebbero pari a circa il doppio. Un mistero da risolvere, delle risposte da dare subito nell’interesse dei cittadini di Roma  e della nostra Regione. Tra un po’ arriva il caldo, e Roma non merita di fare la fine della Terra dei fuochi.