Ristoranti, ma quale ripartenza? E’ solo tentativo di sopravvivere

ripartenza ristoranti

Ripartenza ristoranti, si riapre? Non tutti. Se le disposizioni arrivano poche ore prima della riapertura, come si fa a essere pronti? Molti ristoratori sono perplessi: non condividono nulla di ciò che ha fatto il governo. Le linee-guida le hanno date due giorni prima, mentre le avrebbero dovute dare almeno due settimane prima, per potersi preparare. Il plexiglass? E chi te lo dà, adesso? Le mascherine? Non sempre si trovano, così come i guanti. E’ il solito caos all’italiana. Molti ristoratori poi non avrebbero voluto riaprire, almeno per protesta, perché con i posti dimezzati, aprire vorrebbe dire esporsi al rischio di fallimento definitivo. Ma in molti invece riapriranno, perché non solo loro ma anche i dipendenti non ce la fanno più. Con le casse integrazioni che ancora non arrivano, grazie sempre all’incapacità del governo.

Ripartenza? Non proprio, grazie al governo icapace

“Qui non è una ripartenza – dice un ristoratore – qui è sopravvivenza. Riapriamo altrimenti moriamo, e non è detto che non moriremo lo stesso”. Questo insomma è lo stato d’animo di chi oggi o nei prossimi giorni riaprirà il proprio esercizio. E consideriamo anche la questione dal punto di vista dei consumatori. Molti, osservano anche i gestori, avranno paura di andare nei locali pubblici, soprattutto in questi primi tempi. Inoltre gli imprenditori stanno affrontando molte spese in più, e tutte a loro carico. Sanificazione continua, dispositivi di protezione vari, mancato incasso dovutro alla diminuzione dei posti. E come faranno a mantenere i prezzi allo stesso livello pre-Covid?

Riaprianno forse in 7 su 10

Comunque, sembra pronto a ripartire il 70% di bar e ristoranti, sette su dieci dunque. E’ quanto emerge da un’indagine effettuata nelle ultime ore dall’ufficio studi della Fipe, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, con un’unica preoccupazione: la sicurezza di clienti e dipendenti. Il 95% degli imprenditori intervistati, infatti, ha già acquistato le mascherine per il proprio personale, l’82% dei ristoratori è convinto che l’uso dei dispositivi di protezione sia essenziale, mentre il 94% ha già effettuato la sanificazione dei locali. Ciò che non convince per nulla gli imprenditori della ristorazione, invece, sono le barriere divisorie in plexiglass.

Il plexiglass? A parte che non si trova, ma è ridicolo

Il 56% degli intervistati esclude ogni ipotesi di utilizzo, il 37% ne ipotizza invece un impiego alla cassa e poco meno del 5% prevede di installarle tra i tavoli. Ad accomunare la stragrande maggioranza dei ristoratori è la voglia di riaprire già domani, nonostante sia chiaro a tutti che non si tratterà di una ripartenza a pieno regime. Gli imprenditori intervistati da Fipe stimano un crollo del 55% dei loro fatturati a fine anno e questo si tradurrà in un minor impiego di personale, già a partire da domani. Secondo le stime, infatti, il numero dei dipendenti impiegati calerà del 40%, con 377mila posti di lavoro a rischio.

D’altra parte, ad aprile la domanda si è quasi azzerata nei settori legati alle attività complementari alla fruizione del tempo libero. La domanda è stata praticamente nulla per turismo, ristorazione, intrattenimento e automotive. Lo rileva l’Ufficio Studi di Confcommercio.