Ristorazione, cifre drammatiche a Roma e nel Lazio: molti non riapriranno più

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Ripresa, ripresa, ma qui le cose si fanno drammatiche. ”Il 2020 della ristorazione italiana si è chiuso con 34,6 miliardi di euro di perdite, circa il 36% dell’intero fatturato annuo. Per il Lazio la perdita è stata di 3,2 miliardi di euro, di cui quasi 2,5 miliardi di euro solo nella città di Roma”. E’ quanto emerge dai dati Fipe Confcommercio sui “Pubblici esercizi di Roma tra crisi e ripartenza”. ”Nei primi tre mesi del 2021 il settore ha perso altri 5,8 miliardi di euro sul periodo del 2020 e si può stimare che 400 milioni siano stati persi dai pubblici esercizi della Capitale”.

Il 10% delle imprese non ha ancora riperto e il 4% non lo farà più

Inoltre ”circa 8 imprese su 10 risultano essere completamente aperte mentre il 13,5% va a regime ridotto. Circa il 10% non ha ancora riaperto e di queste va segnalato il 4% che dichiara di non riaprire”. E’ quanto emerge dai dati Fipe. Si sottolinea come a partire dal 26 aprile bar e ristoranti di Roma hanno potuto riaprire con il consumo al tavolo esclusivamente all’aperto e a partire dal 1° giugno anche al chiuso andando oltre il limite delle ore 18. Mentre da lunedì 14 non c’è neanche più il limite delle 23 prima e delle 24 poi per gli spostamenti.

27mila i nuovi disoccupati nel Lazio nel settore

Ancora più grave la situazione occupazionale. ”Il 2020 ha visto la perdita di oltre 243mila occupati dipendenti pari al 24,5%. Nel Lazio le posizioni perse sono state oltre 27mila (-27,5%), di queste 23.600 (-29,4%) nella sola città metropolitana di Roma. Circa 8mila lavoratori risultavano assunti con contratti a tempo determinato che con il blocco delle attività non sono stati rinnovati. Ma ci sono gli oltre 15.292 lavoratori assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato che sono usciti con dimissioni volontarie visto il blocco dei licenziamenti in vigore per tutto il periodo della pandemia”.

La flessione a Roma superiore alla media nazionale

”La flessione dell’occupazione a Roma e nel Lazio è stata di diversi punti al di sopra della media nazionale. Per la particolare intensità con cui la pandemia e gli effetti delle misure restrittive hanno colpito le imprese del settore in questo territorio. D’altra parte la quasi totale assenza del turismo internazionale e il ricorso massiccio all’uso dello smart working da parte delle pubbliche amministrazioni e di alcune grandi aziende private hanno fatto mancare alle imprese una significativa quota di consumi”.