Roberto Maroni, a un anno dalla morte cerimonia al Viminale con Salvini e Piantedosi

Maroni Salvini

Cerimonia commemorativa al Viminale questa mattina in ricordo di Roberto Maroni, ad un anno dalla scomparsa. Esponente di spicco della Lega Nord, segretario del Carroccio dal 2012 al 2013, ministro del Lavoro e dell’Interno nei governi Berlusconi. All’evento, organizzato dal ministro Matteo Piantedosi, sono intervenuti il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri Alfredo Mantovano e il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni.

Roberto Maroni, il ricordo commosso di Salvini

Un evento istituzionale, in un ministero chiave per la Lega, che ha visto alla guida del Viminale, a partire da Maroni, suoi tre ministri dei governi di centrodestra degli ultimi anni. “Roberto è stato un esempio di come un uomo di parte possa essere uno dei migliori servitori delle istituzioni”, ha detto Salvini, soffermandosi poi sulla “militanza leghista: se tutto è andato avanti nella Lega, se sono qui oggi, se è qui Nicola, e se tutto è andato avanti è anche grazie a Maroni”, l’uomo che Umberto “Bossi chiamava” quando c’era una “mission impossible”, “la Lega ha avuto tre segretari e Roberto è stato il più determinante nella fase più difficile” del Carroccio. “Quando mi disse ‘il prossimo segretario della Lega sei tu’, pensai che era complicato dopo Bossi e Maroni”, ha tenuto a dire.

Il sottosegretario Mantovano ha ricordato il suo ‘passaggio’ al Viminale: “personalmente in queste stanze ho imparato molto e il periodo di apprendistato più proficuo è stato quello con Maroni. “È stato un grande innovatore. Veniva da una storia di un movimento politico che rompeva gli schemi ma che ebbe un rigorosissimo approccio istituzionale”, ha ricordato il ministro Piantedosi, che ha rammentato di essere stato nominato prefetto da lui.

Molteni ricorda Bobo: “Era un barbaro sognante”

“Un barbaro sognante, così amava definirsi”, ha esordito Molteni (richiamando la corrente che fondò in reazione al ‘cerchio magico’ stretto attorno a Bossi). Il sottosegretario ne ha evidenziato la “passione” e la “generosità” nella “vita delle istituzioni e nel governo e nella sua comunità politica”. “E’ stato un ministro dell’Interno apprezzatissimo, in modo trasversale”, che ha difeso “i territori, le autonomie, i sindaci”, che “era aperto al dialogo” e “non ha mai dimenticato le sue origini e le sue radici. E’ stato un indiscutibile pilastro nel contrasto alla criminalità organizzata, un visionario, un precursore”.