Roberto Speranza ora vuole i vaccini. Ma ci pensa Giorgetti

Ma quando Roberto Speranza scopre la necessità di fare incetta di vaccini, ha uno sdoppiamento di personalità? E’ incredibile il mutamento delle opinioni nell’azione di governo. Il ministro della Salute è capace di passare da viva l’Europa che ci rimedia i sieri al sostenitore del ‘ndo cojo cojo prendiamoli ovunque ci siano.
Il che è giusto, a condizione di spiegare perché ci siano voluti Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti per mettere attorno a un tavolo l’industria farmaceutica italiana ad un anno dall’esplosione della pandemia in casa nostra. Se si fosse posto da prima il tema della produzione nazionale dei vaccini autorizzati staremmo già un pezzo avanti.

Le prodezze di Roberto Speranza
È un po’ come successo con le mascherine. Abbiamo aziende in grado di produrle secondo le regole stabilite a livello comunitario, ma devono esportarlo. Perché noi gli affari sui dispositivi li facciamo fare alla Cina con mascherine che non sono affatto rispettose dei criteri vigenti.
In tutti questo Roberto Speranza ha brillato per stare a rimorchio dell’ultimo che gli parlava. E questo non è certo un motivo di vanto per un ministro, per giunta della salute.
A rimorchio di Domenico Arcuri
In un governo di salvezza nazionale ci sta che il presidente della Repubblica indichi nomi a lui graditi e purtroppo Speranza stava tra questi. Ma almeno eviti di pensare che nulla sia cambiato. Lo dimostra il caso di Domenico Arcuri.
Il ministro della salute sta al suo posto perché il suo partito – che è dilaniato all’interno dal no pronunciato da sinistra italiana – in qualche modo andava accontentato. Ma non può certo pensare di governare ancora come al tempo andato di Giuseppe Conte la sanità italiana. Qualche mea culpa rispetto agli errori sarebbe anche dovuto, ma da quelle parti non ne sembrano capaci.
E quindi ci toccherà attendere con fiducia l’esito del lavoro di Giorgetti. Il ministro della salute ce l’abbiamo solo per i danni da chiusura.