Le amnesie di Roberto Speranza e quella mozione che lo aiuta…

Roberto Speranza

Le natiche di Roberto Speranza restano saldamente incollate alla poltrona. È l’effetto che provocano le mozioni parlamentari che non hanno numeri per passare.

Ma questo non significa “assolvere” il ministro della Salute. Perché anche Roberto Speranza ha il dovere della verità. Quando ieri ha parlato in Senato si è affannato a chiamare “tutti” in correità. Tutti chi?

Le amnesie di Roberto Speranza

In quest’aula – ha detto Speranza a Palazzo Madama – ci sono quelli che hanno sostenuto i sette precedenti governi che non hanno aggiornato il piano pandemico. No, ministro, non hai il diritto di buttarla in caciara, perché è tutta roba di casa tua, semmai.

Altro che sette governi. Nel 2006 c’era ancora il governo di Silvio Berlusconi e il piano pandemico lo firmai io.

Certo, non si poteva chiedere a Livia Turco né al professor Ferruccio Fazio – miei successori – di aggiornare un piano appena approvato. Tanto più che i richiami dell’Oms e dell’Europa a tutti i Paesi cominciarono ad arrivare nel 2013.

E se a qualcuno Speranza deve muovere rimproveri per i ritardi i nomi e cognomi sono quelli di Beatrice Lorenzin, ministro dal 2013 al 2018 e di Giulia Grillo, ministro nel 2018 e 2019. Non faccia casino, signor ministro. Anche perché la Procura della Repubblica di Bergamo prima o poi agirà.

E magari si scoprirà che si potevano evitare migliaia di morti se si fosse agito seriamente nel contrasto alla pandemia. Anche perché mentre Speranza urlava in Senato che “non si fa politica sotto la pandemia”, deve ancora spiegare perché aveva il tempo di scriverci un libro su per rivendicare chissà che cosa…

Detto questo, colpisce sulla discussione attorno al ministro della sanità un’altra divisione messa in campo nel centrodestra. Come la mozione di sfiducia di Fratelli d’Italia e altri senatori. Colpisce e dispiace perché ormai le iniziative parlamentari si lanciano apparentemente contro gli avversari ma in realtà per mettere in difficoltà gli alleati.

E conseguentemente si scatenano livore e rabbia sui social. A che cosa serve tutto questoContinuo a non capire perché la Meloni è rimasta fuori dall’esecutivo Draghi.

P.s. dedicato ancora a Speranza: ministro, non dica che non ha fatto discriminazioni. Si è scelto i giornalisti con cui parlare. E in democrazia non si fa. Per elementari ragioni di trasparenza.