Rocca ‘silura’ i revisori dei conti dopo 8 giorni: la Regione ha accumulato un miliardo di debiti nel solo 2025

Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca

Contenuti dell'articolo

In soli otto giorni la Regione Lazio ha nominato e poi già “licenziato” il nuovo Collegio dei revisori dei conti. Parliamo del gruppo di tecnici chiamati, in soldoni, a certificare che i conti dell’ente regionale siano in perfetta regola. Il 12 novembre scorso il Governatore, Francesco Rocca, ha difatti firmato il decreto che ha nominato il nuovo organo di controllo contabile. Il 20 novembre quella stessa nomina è stata revocata. Motivo ufficiale della Regione Lazio? “L’imminente conclusione del ciclo economico del bilancio” – così riportano le carte – e l’opportunità di far decorrere il “nuovo Collegio dal 1° gennaio 2026”. Una correzione in corsa che cade, però, in un momento delicatissimo. L’Osservatorio sul Debito regionale ha appena certificato che il Lazio ha un’esposizione complessiva di oltre 21,1 miliardi di euro. Ma, soprattutto, che la nostra Regione ha la necessità di certificare un debito stimato, per il solo 2025, in quasi un miliardo di euro. Per la precisione 926,3 milioni di euro per il solo 2025. Questo riporta – nero su bianco- il Bollettino periodico del Lazio di novembre 2025. Bollettino che stima anche una previsione di debito, per il Lazio, tutt’altro che rosea: debiti in forte crescita, per gli anni a venire.

Chi erano i revisori scelti (e stoppati)

Ma facciamo un passo indietro. E torniamo ai revisori dei conti. Il Consiglio regionale aveva fatto la sua parte già da mesi. Con le delibere n. 13 del 4 dicembre 2024 e n. 3 del 14 maggio 2025 erano stati sorteggiati dall’elenco regionale dei candidati i nuovi componenti del Collegio: Luigi Perrini, Nicola Cinosi e Sabrina Grassi come membri effettivi; Norberta Pietroni e Nicola Marrone come supplenti. Il decreto del 12 novembre non ha fatto altro che “prendere atto” di quelle nomine e costituire formalmente il Collegio per tre anni. Fino al brusco stop di oggi, 20 novembre.

Perché Rocca congela il nuovo Collegio

A spingere Rocca al ritiro sarebbe stata una nota interna tecnica che avrebbe segnalato l’opportunità di far partire il nuovo Collegio dal 1° gennaio 2026, evitando il cambio in corsa mentre si chiude il bilancio. Di fatto, quindi, l’attuale Collegio – nominato nel 2021 dalla Giunta Zingaretti bis con Mangano, Rutigliano e Angeletti membri effettivi – resterà in sella fino a fine anno. Una scelta di “continuità contabile”, così la definisce Rocca, ma che apre interrogativi sulla programmazione politica. Perché attendere il 20 novembre per correggere un decreto firmato solo otto giorni prima?

Un controllore per un debito da oltre 21 miliardi

Secondo il Bollettino periodico di novembre 2025, al 31 ottobre il debito complessivo della Regione Lazio – al netto del credito pluriennale verso Cartesio – ammonta a 21.108.407.672 euro. La struttura del portafoglio è pesante: circa 11,8 miliardi tra mutui e obbligazioni regionali (BOR) e 9,3 miliardi di anticipazioni di liquidità concesse dal Ministero dell’Economia per pagare debiti arretrati.

La quasi totalità dell’esposizione (circa il 98%) è a tasso fisso, con un costo medio annuo del 2,19% e una durata media di 9,7 anni. Ogni scelta sui controlli interni, in questo quadro, ha ricadute dirette quindi su stabilità finanziaria, rating e, in ultima istanza, sul portafoglio dei contribuenti e sulla qualità dei servizi erogati.

Mutui, anticipazioni e rate fino al 2051

Dietro la cifra monstre ci sono strumenti molto concreti. Il 95% del portafoglio è composto da mutui, spesso rinegoziati, stipulati con Cassa Depositi e Prestiti, MEF, BEI e CEB per coprire disavanzi sanitari, investimenti e vecchi squilibri di bilancio. Una fetta rilevante deriva dalle anticipazioni di liquidità: circa 9,3 miliardi ancora da restituire in trent’anni, legati al pagamento dei debiti commerciali della Regione. Il servizio del debito stimato per il solo 2025 è di 926,3 milioni di euro, come anzidetto, destinato a superare 1,3 miliardi annui dal 2027 in avanti. Soldi che ogni anno escono dal bilancio regionale prima di arrivare a sanità, trasporti, scuole.

Gli ospedali in leasing e l’ombra di San.Im.

Nel conto rientra anche la complessa operazione San.Im., la società creata nel 2002 per vendere e riaffittare decine di ospedali pubblici laziali. Un’operazione nata per coprire disavanzi sanitari fino al 2001 e che ancora oggi pesa per 378,8 milioni di euro di debito residuo, con canoni da pagare fino al 2033. Parte di questo fardello è stata rifinanziata con bond emessi dalla Regione e ristrutturazioni successive, ma il cuore del meccanismo resta invariato: la Regione paga canoni garantiti da mandato irrevocabile di pagamento, come se fosse un mutuo aggiuntivo nascosto dentro i bilanci della sanità. Anche qui, il Collegio dei revisori è il primo presidio per leggere, capire e segnalare i rischi.

Perché la scelta sui revisori riguarda tutti

Dietro il tecnicismo dei decreti si gioca una questione di trasparenza e fiducia. Il Collegio dei revisori non è un orpello burocratico: vigila su regolarità contabile, finanziaria ed economica dell’ente, verifica che gli equilibri di bilancio reggano e che le grandi operazioni di debito – dai mutui alle cartolarizzazioni – siano coerenti con le norme e sostenibili nel tempo.

In una Regione che deve restituire oltre 21 miliardi e pagare fino al 2051 le rate del passato, sapere chi controlla i conti, quando entra in carica e con quali poteri è un tema di pubblica utilità. Il dietrofront di Rocca sugli otto giorni dei nuovi revisori non è solo una nota sul Bollettino: è un segnale da leggere con attenzione.