Roma, 10mila nuovi residenti a Case Rosse con variante inclusa: via al nuovo Piano edile che ricorda il “modello” Mercati Generali e ex Snia

Roma, sullo sfondo il progetto Case Rosse, in primo piano sindaco Gualtieri e assessore all'Urbanistica Veloccia

Contenuti dell'articolo

Roma continua a crescere, ma non nel senso che vorrebbe chi sogna una città più verde e sostenibile. Mentre il dibattito sul cambiamento climatico riempie convegni e campagne social, mentre una parte del centrosinistra trasforma la battaglia contro il consumo di suolo in una ‘guerra’ politica senza quartiere, la Giunta Gualtieri rilancia l’ennesimo progetto urbanistico in periferia: la nuova lottizzazione di Case Rosse e Case Rosse B. Una variante al Piano Regolatore Generale che promette di portare oltre diecimila nuovi residenti. Così riporta il progetto, nero su bianco. L’avviso pubblico del Campidoglio, datato 6 ottobre 2025, apre ufficialmente la procedura di valutazione ambientale strategica: un atto tecnico solo in apparenza, ma che segna l’inizio di una trasformazione epocale per la zona est della Capitale.

Cemento “green” e la retorica della rigenerazione

Sulla carta, il progetto viene descritto come un’operazione di “sviluppo integrato”: parchi, percorsi ciclopedonali, aree fitness e spazi per la socialità tra le quali socio-pioli funzionali. Ma dietro la patina della sostenibilità, le carte parlano chiaro: nuove lottizzazioni, residenziali e non, e una mole di costruzioni che rischia di mutare per sempre l’equilibrio urbanistico dell’intero quadrante.
Un piano edile che, per struttura e logica, ricalca il modello già sperimentato con gli ex Mercati Generali e l’area ex Snia Viscosa: la formula è sempre la stessa — “rigenerazione urbana” in superficie. Espansione edilizia nei fatti.

Oltre 19 milioni di euro in oneri: il Comune incassa, i costruttori costruiscono

Secondo la documentazione ufficiale del Campidoglio, i privati verseranno a Roma circa 19 milioni di euro di oneri di urbanizzazione, ossia ‘tasse‘ per le loro nuove edificazioni, divise tra interventi primari e secondari. Una cifra ingente, che dovrebbe finanziare opere pubbliche: aree verdi, piazze, centri civici, parcheggi, piste ciclabili e un asilo nido. In totale, oltre 18 milioni e mezzo di euro di lavori, ripartiti nei cosiddetti “PRINT 14” (Cintura Verde) e “PRINT 15” (Polarità di servizi).

Un investimento che sulla carta appare virtuoso. Ma a ben vedere, la logica è la stessa dei project financing: il privato costruisce, paga il suo “pedaggio” al Comune di Roma e in cambio ottiene ampia libertà edificatoria.

10.315 nuovi abitanti, ma nessuna certezza sul tipo di insediamento

La relazione ambientale dovrà valutare se l’arrivo previsto di 10.315 nuovi abitanti potrà compromettere le “matrici ambientali”: aria, acqua, suolo, rifiuti, rumore e perfino radon. Una valutazione importante, ma che arriva dopo una decisione politica già presa. E soprattutto, in un quadro ancora indefinito: non è chiaro se gli interventi saranno a prevalenza residenziale, commerciale o misto.
Quel che è certo è che si tratta di una nuova città nella città, un incremento demografico paragonabile a un piccolo comune dell’hinterland romano. Il tutto a pochi chilometri dal GRA, in una delle aree più congestionate e fragili del territorio capitolino.

Il paradosso ecologico della Giunta “verde”

Il ‘paradosso‘ politico è evidente. La Giunta Gualtieri è sostenuta da forze ambientaliste: Alleanza Verdi e Sinistra (assessore Smeriglio), Città Futura di Marta Bonafoni — braccio politico della segretaria PD Elly Schlein con l’assessore CAPITOLINA alla Scuola Pratelli — e pezzi del mondo ecologista romano. Eppure, è la stessa amministrazione a promuovere una variante urbanistica che aumenta ancora il consumo di suolo, anziché ridurlo. Il sindaco e l’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia difendono l’impianto del Piano come “un’occasione di rigenerazione e servizi”. Ma il rischio è di ripetere gli stessi ‘modelli’ visti agli ex Mercati Generali, dove alla promessa di un quartiere modello al servizio del cittadino si è aggiunta un’espansione di cemento da oltre 85mila metri quadrati.

Il “modello Mercati Generali” arriva a Est

Il copione sembra lo stesso: si parte con l’obiettivo di migliorare, si finisce per costruire. A Ostiense, l’intervento sui Mercati Generali è stato salutato come una vittoria della modernità, salvo rivelarsi una colossale operazione immobiliare. All’ex Snia, lo studentato “green” ha di fatto aperto la strada a nuove cubature e a un ridimensionamento del valore ambientale dell’area del Lago Bullicante.
Ora tocca a Case Rosse, dove la promessa di un quartiere sostenibile rischia di trasformarsi in un’altra occasione di espansione mascherata da riqualificazione.

Una periferia che chiede servizi, non palazzi

Il quartiere di Case Rosse, ai margini tra Tiburtina e Casal Monastero, da anni attende infrastrutture di base: trasporti, scuole, presidi sanitari, verde pubblico. Al loro posto arrivano nuovi palazzi, nuove strade e nuovi parcheggi. Il Comune incassa, le imprese costruiscono, ma i cittadini? Resteranno spettatori di un modello che continua a mettere il cemento sullo stesso piano dei bisogni reali delle persone.

Il nodo politico e la città senza respiro

Dietro la facciata dei bandi e delle delibere, resta la domanda di fondo: quale idea di città sta portando avanti Roma Capitale? La Capitale cresce, sì, ma cresce in verticale, con un respiro sempre più corto.
Le costruzioni si moltiplicano, le periferie diventano nuovi fronti di espansione e la parola “rigenerazione” si svuota di senso. In nome dello sviluppo, si consuma altro suolo, si costruiscono nuovi quartieri “verdi” solo nel nome, e si allontana sempre più l’orizzonte di una Roma davvero sostenibile.

CASE ROSSE E IL CAMPIDOGLIO

Con Case Rosse, il Campidoglio scrive un nuovo capitolo del suo urbanesimo ibrido: meno città pubblica, più città privata. Un piano che promette alberi e centri civici ma consegna cemento e traffico.
Il “modello Mercati Generali” — quello che traveste l’espansione da rigenerazione — arriva ora alle porte della Tiburtina. E Roma, ancora una volta, si ritrova a convivere fra sviluppo e sopravvivenza al cemento.