Roma, 120 nuove case popolari a Pomezia: Campidoglio pronto al ‘Sì’ ma in “Seduta riservata”

Roma, è fissata per martedì 22 luglio alle ore 9:30 la decisiva seduta della Commissione capitolina incaricata di aprire le buste e vagliare le proposte arrivate in Campidoglio in risposta al bando per la locazione di 120 immobili a Pomezia destinati a trasformarsi in case popolari al servizio del Municipio XI. L’attesa seduta della Commissione capitolina si svolgerà in modalità rigorosamente “riservata” – quindi a porte chiuse, senza giornalisti, cittadini o comitati – così ha stabilito il Campidoglio. Ignoto il motivo di tale chiusura.
Fia alle 120 case popolari di Roma a Pomezia: l’ok entro Ferragosto?
L’iniziativa delle 120 nuove case popolari al servizio di Roma, ma nel comune di Pomezia ha preso corpo il 23 dicembre 2024, con l’approvazione tecnica del bando da parte degli uffici del Campidoglio. Su impulso, ovviamente, della Giunta Gualtieri e in particolare dell’assessore al Patrimonio Tobia Zevi. Dopo la riunione del 22 luglio, il passo successivo sarà la pubblicazione del verbale contenente il/i vincitore/i del bando. A meno di colpi di scena, entro Ferragosto il Campidoglio ufficializzerà la sua decisione sull’affidamento dei 120 alloggi di Pomezia.

Pomezia come valvola di sfogo di Roma, case popolari e rifiuti, ma si chiudono le porte
Non è la prima volta, certo, che Roma estende la propria ‘pressione abitativa’ sui territori limitrofi. L’area sud di Roma, in particolare, è già stata in passato oggetto di interessi ‘espansionistici’ da parte della città eterna, con iniziative che hanno spostato parte dei disagi sociali romani su Comuni più piccoli.
Case popolari tra Albano e Pomezia sono state attivate già nei decenni passati, con tutto il corollario di problemi che si può anche solo immaginare. Ma basta pensare anche, più di recente, al settore rifiuti: l’inceneritore Acea di Santa Palomba, secondo la Giunta Gualtieri, dovrebbe sorgere proprio al confine con i comuni di Albano, Ardea e Pomezia.
Stavolta, però, l’operazione dei 120 alloggi popolari di Pomezia si svolge nel più totale riserbo, a porte chiuse, a differenza di quanto accaduto in passato. Non si sa nemmeno se i rappresentanti dell’amministrazione pometina, attualmente guidata dalla sindaca Veronica Felici (FdI), siano stati coinvolti nel processo o invitati a partecipare alla seduta riservata del 22 luglio.
Il fantasma di Castel Romano, che pesa su Roma sud, ma non solo
A far da sfondo ai 120 alloggi di Pomezia, poi, c’è anche un’altra questione calda, a Roma sud. La graduale chiusura del campo rom di Castel Romano, al confine con il Comune di Pomezia. I primi sgomberi sono partiti a fine giugno e la chiusura definitiva del campo è prevista entro il 2026. L’operazione, in questo caso, è guidata dall’assessore Barbara Funari, Servizi Sociali.
Alcuni ex residenti del campi rom hanno espresso pubblicamente – a mezzo stampa nazionale – il desiderio di accedere quanto prima ad un alloggio popolare. In ogni caso, lo ribadiamo, l’assessore Zevi ha confermato che i 120 alloggi di Pomezia saranno destinati esclusivamente ai residenti romani e a nessun altro. Non è noto, al momento, dove Roma reperirà ulteriori alloggi popolari per gli ex residenti del campo rom di Castel Romano.
Campidoglio a porte chiuse, che brutta immagine per la Capitale d’Italia e per la Giunta
In ultimo, tornando ai 120 alloggi di Pomezia, una considerazione ‘politica’. La decisione del Campidoglio di chiudere le porte della seduta della Commissione al pubblico conferma un metodo poco piacevole: prendere decisioni delicate, come quella in parola, lontano dalla partecipazione civica. Nonostante le promesse di trasparenza e coinvolgimento dei cittadini espresse a più riprese dall’Amministrazione Gualtieri, la pratica continua a muoversi in direzione opposta. Il 22 luglio sarà, molto probabilmente, il giorno del verdetto.
Ma la città – quella vera, fatta di giornalisti, cittadini, comitati, territori coinvolti ma anche di amministrazione comunali confinanti – potrà solo leggere il risultato finale, senza sapere come sia stato raggiunto. Tra l’altro, a Giubileo in corso, in cui tutti – in primis gli amministratori pubblici – si professano – a parole – ‘aperti‘ e trasparenti‘.
