Roma, 230 posti auto in meno per far posto alla ciclabile: “Gualtieri si fermi e ascolti i residenti”

Il progetto del Comune di Roma per la realizzazione di una nuova pista ciclabile su via Guido Reni, nel quartiere Flaminio, nei pressi del mercato rionale, ha riacceso il dibattito sulla mobilità cittadina e sulla gestione degli spazi pubblici. L’intervento, che rientra nel più ampio piano di sviluppo delle infrastrutture ciclabili della Capitale, prevede l’eliminazione di 230 posti auto lungo l’arteria stradale.
La misura, secondo l’amministrazione, è necessaria per promuovere una mobilità sostenibile e migliorare la sicurezza di pedoni e ciclisti. Tuttavia, la decisione ha già suscitato la ferma opposizione di molti residenti e rappresentanti istituzionali del territorio, che denunciano una scelta calata dall’alto, priva di un reale confronto con i cittadini.

Un quartiere già sotto pressione
Il Flaminio è uno dei quartieri più densamente abitati della zona nord di Roma. Da anni affronta gravi problemi di carenza di parcheggi, congestione del traffico e difficoltà nei collegamenti con i mezzi pubblici. La sottrazione di centinaia di stalli per la sosta – senza, al momento, un piano alternativo di compensazione – rischia di aggravare una situazione già critica.
Secondo molti residenti, la ciclabile potrebbe compromettere la vivibilità quotidiana, soprattutto per anziani, famiglie e lavoratori che non hanno alternative valide all’utilizzo dell’auto. In mancanza di parcheggi sostitutivi, l’unico effetto concreto dell’intervento sarebbe quello di spingere ulteriormente le auto verso le strade limitrofe, aumentando traffico e inquinamento.
Assenza di parcheggi alternativi
Uno dei nodi principali riguarda l’assenza, nel progetto attuale, di parcheggi interrati o sostitutivi. Gli oppositori dell’opera lamentano che, prima di procedere con l’eliminazione dei posti auto in superficie, sarebbe stato opportuno pianificare soluzioni compensative: nuovi parcheggi, potenziamento del trasporto pubblico e misure di mitigazione dell’impatto urbano.
Questo vuoto progettuale rappresenta una delle principali criticità dell’intervento. I cittadini chiedono di essere coinvolti nelle scelte che riguardano la trasformazione del quartiere e sollecitano una revisione dell’intervento che tenga conto delle esigenze reali della comunità.
Precedenti e proteste in aumento
La situazione del Flaminio non è isolata. Scelte simili hanno già creato tensioni in altri quartieri del centro storico, come il Rione Ponte, dove la cancellazione di posti auto per la realizzazione di isole ambientali ha scatenato proteste e raccolte firme. Anche in quel caso, il Comune è stato accusato di procedere senza un confronto reale con la cittadinanza.
Ora anche nel II Municipio si moltiplicano le iniziative spontanee: comitati di quartiere, petizioni e appelli pubblici mirano a fermare o almeno modificare il progetto. L’impressione diffusa è che l’amministrazione stia spingendo verso un modello di città “ideale” senza tenere conto delle condizioni reali di mobilità e dei bisogni concreti di chi vive quei territori ogni giorno.
Le critiche della politica
Le prime reazioni ufficiali non si sono fatte attendere. I consiglieri comunali di Forza Italia, Francesco Carpano e Rachele Mussolini, insieme ai dirigenti locali del partito Raffaele D’Orsi ed Enrico Feleppa, hanno chiesto lo stop immediato al progetto, definendolo “lontano dalla realtà”. In una nota, denunciano l’assenza di trasporto pubblico adeguato e di parcheggi alternativi, e chiedono un maggiore coinvolgimento della cittadinanza.
“Siamo di fronte a un modo verticistico di governare – scrivono – che non tiene conto dei municipi e delle reali esigenze dei residenti. Abbiamo presentato un’interrogazione per chiedere garanzie sulla salvaguardia dei posti auto e sulla vivibilità del quartiere. Serve una revisione del progetto e un confronto aperto con i cittadini”.
Intanto, la protesta cresce. Il sindaco Gualtieri è chiamato a fare i conti con una città sempre più divisa tra l’urgenza della transizione ecologica e la complessità delle sue realtà urbane.
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