Roma, 250 milioni per l’acquisto delle case Enasarco: “Si premiano gli occupanti, soldi tolti a scuole e servizi”

Roma case popolari

A Roma l’emergenza abitativa si trasforma in un caso politico, tra delibere approvate in fretta, documenti incompleti e molte zone d’ombra. In gioco ci sono centinaia di milioni di euro di soldi pubblici, dirottati svuotando capitoli destinati a scuole, servizi e opere nei quartieri, per finanziare l’acquisto delle case Enasarco. La domanda, a questo punto, è inevitabile: chi ci guadagna davvero e chi ci rimette? A protestare è il capogruppo capitolino della Lega, Fabrizio Santori, che parla di un’operazione «calata dall’alto» e destinata a produrre effetti pesanti sul tessuto urbano e sociale della città.

Roma, al via l’acquisto di 1.040 case popolari per 250 milioni di costi d’acquisto: “Ma chi paga?”

L’attacco di Santori: costi troppo alti e troppe incognite

Lo scontro è nel bilancio. Un emendamento di Giunta prevede lo spostamento di 200 milioni di euro nel 2026 per l’acquisto di immobili Enasarco da destinare all’Erp, l’edilizia residenziale pubblica. Una manovra che, secondo le opposizioni, arriva senza un quadro chiaro: niente elenco definitivo degli immobili, poche certezze su ubicazione, costi reali e ricadute nei quartieri interessati. Santori parla di una scelta «affrettata ed eccessivamente onerosa», che rischia di scaricare sui territori il prezzo politico e sociale dell’operazione. «Si chiede all’Assemblea di approvare uno spostamento finanziario enorme senza sapere cosa si compra, dove e con quali criteri», accusa.

Il punto più critico, però, è un altro. Per finanziare l’acquisto delle case Enasarco, secondo il consigliere legista il Campidoglio avrebbe messo mano a risorse destinate ad asili, scuole, illuminazione pubblica, viabilità, reti idriche e sicurezza urbana. Capitoli che, soprattutto nelle periferie, rappresentano il minimo indispensabile. «Si ignorano i bisogni reali dei quartieri», sostiene Santori, «tagliando o rinviando interventi essenziali per coprire un’operazione immobiliare opaca». Una scelta che, per il centrodestra, rischia di alimentare nuove tensioni sociali invece di risolverle.

Delibere lampo e “assegni in bianco”

A rendere il quadro ancora più teso c’è il metodo. La delibera 239, che autorizza l’acquisto di 338 alloggi Erp per oltre 53 milioni di euro, sarebbe stata approvata con l’applicazione della tagliola, riducendo drasticamente il confronto in Aula. «Una forzatura vergognosa», denuncia Santori, «su un’operazione di enorme impatto economico e sociale». Ora all’orizzonte c’è la delibera 240, in calendario il 23 dicembre, che secondo l’opposizione rappresenta «una semplice manifestazione di interesse», priva di perizie, istruttorie complete e valutazioni puntuali sugli effetti nei condomìni misti, in particolare quelli ex Enasarco ed ex Inps, già oggi teatro di contenziosi e degrado. «È come firmare un assegno in bianco su centinaia di milioni di euro», attacca il capogruppo leghista, «scaricando sui cittadini che hanno comprato casa con mutui e sacrifici i costi sociali di decisioni prese altrove».

Sul tavolo resta anche una questione politica difficile da aggirare: a chi andranno davvero queste case? Secondo Santori, l’operazione rischia di premiare gli occupanti abusivi, liberando immobili oggi occupati e trasformando l’Erp in uno strumento di gestione dell’emergenza, più che in una politica abitativa equa e trasparente. «Queste case non finiranno a chi è regolarmente in graduatoria», accusa, «mentre migliaia di famiglie aspettano da anni una risposta». Un tema che tocca nervi scoperti in una città dove l’emergenza abitativa convive con palazzi vuoti, occupazioni e quartieri lasciati senza servizi.

La protesta in Campidoglio

Intanto la tensione sale anche fuori dall’Aula. Oggi si svolgerà una manifestazione in Campidoglio, con cittadini e comitati pronti a dire no a un’operazione che giudicano squilibrata e poco trasparente. La richiesta è quella di fermarsi, rinviare tutto al nuovo anno e avviare una verifica caso per caso, con numeri, carte e responsabilità chiare.

Per ora, però, la sensazione è che il Campidoglio stia andando avanti a testa bassa. Con una certezza: mentre la politica discute di centinaia di milioni, nei quartieri restano strade buie, scuole che attendono manutenzione e servizi che non arrivano. E il conto, come spesso accade, rischia di pagarlo chi non siede in Aula.