Roma, 385mila € per 27 mesi di studio sui pasti delle mense a scuola: ok del Campidoglio
Il Campidoglio ha acceso il semaforo verde a un progetto che farà discutere: 385mila euro per studiare i pasti serviti nelle mense scolastiche della capitale. Non si tratta di cucine nuove, né di migliorare subito i menu dei bambini, ne di comprare materie prime di qualità superiore. Parliamo di 27 mesi di analisi, carte, dati e verifiche scientifiche che potranno essere divulgate, alla fine, ma solo a certe condizioni di riservatezza.
Roma, ok del Campidoglio allo studio sui pasti delle mense a scuola
L’accordo, approvato l’11 settembre 2025 dalla giunta Gualtieri, coinvolge l’Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana e impegna soldi pubblici per monitorare ciò che ogni genitore, probabilmente, vede già quotidianamente. Piatti freddi, porzioni ridotte e qualità che lascia troppo spesso a desiderare. Al momento del voto erano presenti in Giunta la vicesindaca Scozzese e gli assessori: Pratelli (Scuola, in foto) Battaglia, Patanè, Lucarelli e Segnalini. Assente il sindaco Gualtieri, l’assessore Onorato – ormai quasi un ‘uccel di bosco’, date le molte assenze – ma anche Tobia Zevi, Smeriglio e Funari.
Soldi a rate, risultati lontani: 385mila e risultati lontani….
Roma, in soldoni, verserà poco meno della metà del budget, circa 192 mila euro di soldi pubblici, vale a dire dei romani. Una cifra spalmata in tre anni: 21.400 euro subito per l’avvio dello studio già da ottobre, novembre e dicembre 2025. Poi 85.600 euro all’anno per il 2026 e altrettanti per il 2027. Un piano ‘a rate’ che suona come un ‘abbonamento alla burocrazia’. Nel frattempo, i bambini continueranno a mangiare i pasti di sempre. Prima che si vedano risultati concreti, i piccoli alunni avranno già cambiato ciclo scolastico.
Analisi e indicatori sono quello che cercano studenti, genitori e famiglie di Roma?
Secondo il Campidoglio, l’Istituto dovrà occuparsi di controlli sofisticati: analisi chimiche, fisiche e microbiologiche, dalla materia prima fino al piatto servito. Indicatori, dati, report e modelli. Ma resta una domanda che i cittadini forse potrebbero porsi: servono davvero tre anni e quasi 400 mila euro per accorgersi se il cibo è freddo, poco appetibile, privo di qualità nutrizionale o di bassa qualità? La sensazione è che, ancora una volta, si preferisca investire in studi teorici a lungo termine, piuttosto che intervenire con misure pratiche e immediate.
Roma, un accordo blindato: pubblico ma solo a certe condizioni e tra tre anni
Il patto dura fino a fine 2027 (salvo prolungamento o rinnovo, da fissare cinque mesi prima della scadenza) e prevede anche clausole di segretezza. Tutti i dati raccolti saranno riservati, salvo autorizzazioni scritte delle parti. Un dettaglio che stride con il concetto di trasparenza, soprattutto quando si parla di mense scolastiche e di salute dei più piccoli, oltreché di soldi pubblici. Eppure il Comune ha scelto di blindare le informazioni, rendendo la collaborazione più simile a un ‘laboratorio segreto’ che a un percorso condiviso con le famiglie e gli studenti.
Pubblicazioni e conferenze, ma niente pasti migliori?
Tra i punti più curiosi c’è la possibilità di organizzare conferenze pubbliche e pubblicazioni scientifiche, dopo la fine dello studio, quindi nel 2028, ma salvo accordo reciproco. Un’ottima occasione per alimentare convegni e seminari, ma forse difficilmente per migliorare i pasti delle scuole. Roma, forse, non ha bisogno di slide o studi accademici: servono – molto presto – cucine adeguate, personale qualificato, materie prime di qualità e menu dignitosi.
La distanza con la realtà della scuola?
Mentre la Giunta Gualtieri stanzia centinaia di migliaia di euro per “progetti di ricerca”, la realtà quotidiana delle mense resta troppo spesso sotto attacco dei genitori per: pasti freddi, ingredienti di dubbia qualità, bambini che spesso rifiutano il cibo. Il rischio è che l’accordo si trasformi in un ennesimo contenitore vuoto, utile a garantire incarichi, ma incapace di incidere sul quotidiano. Una politica che si allontana sempre più dalla vita reale delle famiglie romane.
La vera sfida mancata per le scuole di Roma
In un settore così delicato come la refezione scolastica, la priorità dovrebbe essere l’intervento immediato: più controlli a sorpresa, menu calibrati, cibi di qualità e investimenti sulle strutture. Invece il Campidoglio ha scelto la via lenta e molto costosa dei progetti sperimentali. Alla fine dei 27 mesi, salvo prolungamento o rinnovo, i risultati finiranno in una relazione finale. Ma resta il dubbio che, quando arriverà quel giorno, i problemi delle mense saranno rimasti esattamente gli stessi di oggi.