Roma, 398 semafori d’oro con countdown per 7 Municipi (a 11mila € l’uno): la Giunta approva il mutuo da 4,3 milioni
Roma, la Giunta Gualtieri (assenti al voto il sindaco Gualtieri, la vice Scozzese delegata al Bilancio e gli assessori Onorato, Smeriglio e Funari)) ha approvato un progetto da 4,3 milioni di euro per installare i countdown (i conti alla rovescia) su 398 semafori esistenti. Il via libera risale al 4 dicembre scorso. I semafori coinvolti sono distribuiti su sette Municipi. Si tratta dei display che mostrano i secondi prima del cambio di luce, il numerino che scende verso il rosso o verso il verde. Se si guarda solo al dato nudo e crudo, il conto è rapido: circa-quasi 11mila euro per ogni impianto. Roma ha in totale poco più di milleseicento impianti semaforici. Quindi questi 398 rappresentano circa un quarto della rete complessiva. Nei documenti tecnici e nelle dichiarazioni pubbliche, difatti, è già stato evocato un obiettivo più ampio, che punta a portare i countdown su oltre seicento impianti e su più di mille attraversamenti pedonali.
Dove arriveranno i countdown: municipi e incroci chiave
Dentro la delibera il perimetro geografico di questo primo lotto è definito con chiarezza solo a grandi linee. I 398 impianti selezionati ricadono nei Municipi I, II, III, IV, V, VI e VII, con una parte del Municipio VIII e una particolare attenzione all’asse della via Cristoforo Colombo. È qui che, secondo i tecnici, si concentrano molti dei casi in cui il decreto ministeriale rende l’adeguamento obbligatorio, tra attraversamenti lunghi, carreggiate multiple e flussi di traffico intensi. L’elenco completo incrocio per incrocio non è allegato ai documenti (che alleghiamo in formato scaricabile alla fine di questo articolo..
Il conto della sicurezza, ancora una volta a debito
Sulla carta l’obiettivo è di quelli difficili da contestare. Rendere più leggibili gli incroci, dare ai pedoni una percezione precisa del tempo a disposizione, ridurre le frenate all’ultimo secondo e le accelerazioni improvvise, in linea con un decreto ministeriale che spinge proprio in quella direzione. È la classica politica della sicurezza stradale che si presta a conferenze stampa virtuose, numeri da esibire, slide piene di parole chiave su tutela e prevenzione.
Giunta Gualtieri dice ‘Sì’ al nuovo mutuo da 4,3 milioni
Ma appena si sposta lo sguardo dalla tecnica ai soldi la narrazione si fa meno rassicurante. I 4,3 milioni per i countdown non arrivano da un capitolo magico, non sono un contributo straordinario a fondo perduto. Una parte viene coperta utilizzando avanzi vincolati da vecchi mutui. Per il resto la Giunta richiede l’accensione di nuovi prestiti. Siamo nell’ennesimo capitolo della politica delle opere “pagate a rate”.
Mutui per la gestione ordinaria e straordinaria della Capitale
Nelle settimane precedenti la stessa Giunta ha messo in fila altri due interventi di peso, anch’essi costruiti sulla logica del mutuo. Cinquantotto milioni di euro per le strade, tra rifacimenti di carreggiate, marciapiedi e segnaletica, 117 milioni per il ponte tra Fiumicino e Roma-Ostia, dieci milioni per gli attraversamenti pedonali rialzati e opere minori collegate alla sicurezza. In tutto, quasi 200 milioni di nuova esposizione solo su questo fronte, cui ora si aggiunge il tassello dei semafori a tempo.
Il grande paradosso del debito romano
Questo sarebbe già un tema di discussione in qualsiasi città, ma a Roma assume un sapore particolare perché arriva nel momento in cui il Comune racconta di essere a un passo dall’uscire dal tunnel del debito storico. Quel debito accumulato prima del 2008, separato dal resto del bilancio e gestito da un commissario ad hoc, sta per essere chiuso grazie a un intervento pesante dello Stato, inserito in un provvedimento nazionale che ha stanziato centinaia di milioni per sanare definitivamente il buco della Capitale.
Il risultato è che la città, invece di godersi un vero disarmo contabile, si ritrova dentro un gioco di sostituzione. Si chiude il libro del debito commissariato. Ma si continua a scrivere a margine quello dei finanziamenti a lunga durata per fare ciò che in altri contesti sarebbe normale amministrazione. Riparare strade, mettere in sicurezza incroci, adeguare la semaforica agli standard imposti dalle norme nazionali. È difficile parlare di svolta strutturale se ogni passo avanti resta legato a un nuovo impegno di spesa futura.
Il countdown che vediamo e quello che non si vede
Quando, tra qualche tempo, i countdown compariranno sui pali dei semafori, la scena sarà pulita e rassicurante. Pedoni e automobilisti vedranno scorrere i secondi, sapranno quanto tempo hanno per attraversare o fermarsi, avranno la sensazione di una città un po’ più ordinata, un po’ più europea. È la parte visibile della storia, quella che si fotografa bene e che si presta alle inaugurazioni.
C’è però un altro conto alla rovescia che non finisce su nessun display. È quello che scorre nelle tabelle del bilancio comunale, nel piano dei mutui vecchi e nuovi, nel cumulo degli impegni che si allungano su decenni. Roma non è ancora davvero uscita dall’ombra dei vecchi debiti e già se ne carica di altri. Il commissariamento si avvia alla chiusura grazie ai soldi del Governo, ma la quotidianità delle opere pubbliche continua a poggiare su nuove esposizioni bancarie.
La domanda che resta, e che difficilmente verrà scritta in una delibera, è una sola. Quanto può reggere una città se ogni stagione della cosiddetta rinascita passa comunque dalla stanza dei mutui, mentre chi decide di accenderli spesso non siede nemmeno al tavolo nel momento in cui si vota il sì decisivo? I semafori, presto, ci diranno quanti secondi mancano al rosso. Nessuno, per ora, ci dice quanti anni mancano a quando questo continuo ricorso al debito presenterà ai romani il conto completo, fino all’ultimo centesimo.