Roma, 54 edicole a rischio chiusura: Regione Lazio pronta a convocare Gualtieri e un delegato del Governo Meloni

Roma, una classica edicola - chiosco presente in centro

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Le edicole di Roma stanno scomparendo, una dopo l’altra. Non è solo la crisi dell’editoria a spingerle verso l’estinzione, ma anche un groviglio di norme e interpretazioni amministrative che rischiano di cancellare un pezzo della storia cittadina. Cinquantaquattro chioschi del centro storico — il cuore pulsante dell’informazione di strada — sono oggi a rischio chiusura. Un dato drammatico, emerso durante l’audizione congiunta della Commissione Vigilanza sul pluralismo dell’informazione e della Commissione Attività produttive del Consiglio regionale del Lazio dello scorso 9 ottobre. Due organi che, per una volta, hanno deciso di agire in tandem davanti a un problema che tocca economia, cultura e libertà di stampa.

“Le edicole sono un presidio di democrazia”

A guidare la seduta, Claudio Marotta e Enrico Tiero, presidenti rispettivamente delle due commissioni. Marotta ha aperto i lavori con parole nette: “Le edicole sono un anello fondamentale per la diffusione della stampa, quindi per la tutela del pluralismo informativo. Difenderle significa difendere la democrazia stessa”.
Un concetto condiviso da molti, ma che oggi si scontra con una realtà spietata. Le vendite dei quotidiani crollano — da sei milioni di copie nel 2008 a meno di un milione oggi — mentre i costi aumentano e le regole si fanno più stringenti. A rendere tutto più paradossale è l’interpretazione del Codice della strada adottata dal Comune di Roma, che potrebbe portare alla chiusura immediata di oltre la metà delle edicole del centro.

Il nodo Bolkestein e il rischio dei bandi pubblici

A complicare ulteriormente il quadro è il possibile inserimento delle edicole nella direttiva Bolkestein, quella che impone di assegnare le concessioni commerciali tramite bandi pubblici.
Un’ipotesi che per i rappresentanti delle categorie — Renato Panzera (Snag Confcommercio), Enrico Iannelli (Sinagi) e Daniela Pace (Uiltucs) — sarebbe devastante. “Significherebbe trattare le edicole come chioschi di souvenir o bancarelle”, hanno denunciato, “cancellando decenni di servizio pubblico e di radicamento nei quartieri”.
La richiesta avanzata alla Regione è chiara: stralciare la disciplina delle edicole dal testo unico del commercio, riconoscendone la funzione sociale e culturale.

Una battaglia tra visioni: commercio o servizio pubblico?

Non tutti, però, condividono la stessa strategia. Andrea Di Silvio (Ugl) ritiene che le edicole debbano restare nel settore del commercio, ma con una profonda revisione: “Devono evolversi, ampliare l’offerta, trovare nuove fonti di reddito, altrimenti non reggeranno”.
Di parere opposto Claudio Coltella (Cgil Roma e Lazio), che parla di “presidio culturale e sociale” e avverte: “Gli adempimenti burocratici imposti dal testo unico rischiano di strangolare un comparto già agonizzante”.
Una contrapposizione che riflette la tensione di fondo: le edicole sono imprese o servizi pubblici? Punti vendita o presìdi di libertà?

Giornalisti in trincea: “Serve una nuova idea di edicola”

Anche Stampa Romana e l’Ordine dei Giornalisti del Lazio hanno preso posizione. Per Stefano Ferrante e Guido D’Ubaldo, il problema è di visione: “Bisogna ripensare il ruolo dell’edicola, adattarla ai nuovi tempi e ai diversi territori. Non può essere solo un luogo di vendita: deve tornare a essere un punto di riferimento per la comunità, un luogo di incontro e di informazione vera”.
Un appello che va oltre le carte e i regolamenti. Nella crisi delle edicole si riflette la crisi più ampia dell’informazione locale, impoverita, precaria, spesso ostaggio di logiche di mercato che nulla hanno a che fare con la qualità del giornalismo.

La Regione chiama Roma Capitale e il Governo

La consigliera Emanuela Droghei (Pd) ha chiesto di coinvolgere Roma Capitale per chiarire l’interpretazione del Codice della strada che minaccia i chioschi del centro.
Da destra, Marika Rotondi (FdI) ha rilanciato: “La Regione può e deve farsi ponte con il Governo nazionale”. E infatti, i presidenti Marotta e Tiero hanno annunciato l’intenzione di convocare il sindaco Roberto Gualtieri e un rappresentante del Governo Meloni, per affrontare la questione in modo politico, non più solo tecnico.

Una città che rischia di perdere la voce

Roma, città dei giornali e dei caffè letterari, rischia di restare senza voce nelle sue piazze. Ogni edicola che chiude è una finestra che si chiude sul mondo dell’informazione libera, un luogo di incontro che scompare, un mestiere che muore.
La Regione promette di ascoltare, ma il tempo stringe. Perché se 54 edicole del centro dovessero davvero abbassare la serranda, non sarebbe solo una sconfitta economica. Sarebbe una resa culturale.
E questa volta non basteranno le parole: serviranno scelte politiche chiare, coraggiose, capaci di restituire alle edicole di Roma il ruolo che meritano — quello di baluardi del pluralismo e della democrazia.