Roma, 614 alberi caduti: la Procura chiede il rinvio a giudizio di 23 tra dirigenti, tecnici capitolini e aziende private

Albero caduto a Ostia

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Tra il maggio 2023 e il marzo 2024, Roma ha vissuto una lunga stagione di crolli arborei: 614 episodi in poco più di dieci mesi, in media uno ogni 14 ore. Alberi spezzati, rami crollati, tronchi schiantati a terra senza preavviso, spesso in aree trafficate, sulle auto parcheggiate, sui marciapiedi, nei parchi.

Il caso più grave risale al 25 novembre 2023, quando un olmo è crollato in via di Donna Olimpia, uccidendo sul colpo Teresa Veglianti. Un evento tragico che ha dato una scossa anche alle indagini già avviate. Oggi, la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per 23 persone, tra dirigenti comunali, tecnici e rappresentanti delle ditte appaltatrici responsabili della manutenzione del verde.

Un sistema al collasso

Secondo la ricostruzione degli inquirenti capitolini, il sistema di gestione del verde pubblico nella Capitale sarebbe collassato. Al centro dell’inchiesta, un’organizzazione amministrativa frammentata e incapace di garantire la sicurezza dei cittadini.

Sotto accusa non solo i vertici del Dipartimento Tutela Ambiente del Comune, ma anche i dirigenti della Direzione Gestione Territoriale Ambientale e del Verde. Un meccanismo che, a più livelli, avrebbe mostrato lacune profonde: scarsa supervisione, mancate segnalazioni, interventi inefficaci o mai eseguiti.

La città è suddivisa in otto lotti di competenza, ciascuno affidato a una diversa ditta e coordinato da direttori esecutivi comunali. A questi spettava il compito di verificare lo stato degli alberi e sollecitare le manutenzioni. Ma, secondo la Procura, proprio questi passaggi si sarebbero inceppati, generando una pericolosa catena di omissioni. La notizia è stata riportata dal quotidiano La Repubblica.

Le responsabilità diffuse

Oltre ai funzionari pubblici, sono finiti nel mirino della magistratura anche i titolari delle otto aziende che hanno ottenuto gli appalti per la cura del verde in diverse zone di Roma. A loro viene contestata la violazione degli obblighi contrattuali e il mancato rispetto delle procedure previste per il monitoraggio delle alberature.

Secondo l’accusa, il rischio per la popolazione era noto, ma sottovalutato. La manutenzione risultava inadeguata, i controlli sporadici o inefficaci, e le azioni correttive spesso inesistenti.

Il pubblico ministero Clara De Cecilia contesta a tutti gli indagati il reato di disastro colposo, aggravato da «negligenza, imprudenza e imperizia». Le condotte omissive avrebbero contribuito a determinare un pericolo concreto e diffuso per l’incolumità pubblica. In diverse occasioni, i crolli hanno causato feriti e danni ingenti a veicoli e abitazioni. Ma anche nei casi in cui nessuno è rimasto coinvolto, i luoghi dei cedimenti — come via Cristoforo Colombo, piazza San Marco, via del Policlinico, piazza dell’Ara Coeli — erano altamente frequentati.

Verde pubblico, sicurezza privata

Il fascicolo d’inchiesta ricostruisce nel dettaglio il funzionamento di un apparato tecnico-amministrativo che avrebbe dovuto proteggere cittadini e territorio, e che invece, secondo i magistrati, si è trasformato in un fattore di rischio. Le responsabilità non sono isolate ma condivise tra uffici, dirigenti e imprese private. Ogni attore della filiera avrebbe dovuto svolgere controlli, segnalare pericoli, programmare interventi. Invece, si sarebbe assistito a una diffusa sottovalutazione del problema e a un progressivo abbandono operativo.

Le pagine del dossier raccontano una città esposta quotidianamente a un rischio silenzioso, spesso invisibile fino al momento in cui l’albero crolla. La gestione del verde, sia “verticale” — gli alberi — che “orizzontale” — il manto erboso e le siepi — sembra essersi arenata in un limbo burocratico, lontano dalla realtà urbana e dai bisogni di sicurezza della collettività.

In attesa del giudizio

Ora spetta al giudice dell’udienza preliminare decidere se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio. Il procedimento potrebbe sfociare in un processo penale che punta a far luce sulle responsabilità individuali e sistemiche di un fenomeno non più marginale, ma strutturale. Intanto, Roma continua a convivere con il paradosso degli alberi pericolosi: simboli di vita, bellezza e ombra, trasformati in potenziali minacce per chi cammina, guida o semplicemente sosta sotto le loro chiome.

La città eterna, sempre più esposta agli eventi estremi causati dai cambiamenti climatici, necessita oggi più che mai di un piano di manutenzione del verde serio, costante, e realmente efficace. Perché la sicurezza urbana non può più essere lasciata al caso o alla fortuna.