Roma a mano armata, nuovo omicidio: ucciso a Corviale Cristiano Molè

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Almeno quindici colpi di pistola. Una sventagliata che non ha lasciato scampo a Cristiano Molè, 33 anni, ucciso in un agguato in stile mafioso portato a termine dai sicari in largo Odoardo Tabacchi. I killer hanno affiancato il suv sul quale Molè era a bordo insieme a un amico, lui rimasto gravemente ferito, e hanno fatto fuoco poco intorno alle 19.30, incuranti delle persone che erano lì a Corviale nella serata di lunedì. Poi la fuga su una Panda di colore chiaro, sono in tanti ad averla vista fuggire via dalle case popolari tra largo Tabacchi e via Ettore Ferrari. Fatale per il 33enne, papà di due bambini, un proiettile che si è conficcato nel torace e fin da subito non gli ha lasciato scampo. Ora sul caso indaga l’antimafia insieme ai carabinieri.

Chi era

La notizia si è sparsa subito nel quartiere. La vittima abitava lì in zona. La compagna e gli amici di Cristiano Molè, pochi minuti dopo la brutale esecuzione, si sono riversati in strada in lacrime. Hanno tentato in tutti i modi di potersi avvicinare all’uomo.

Cristiano Molè, già conosciuto dalle forze dell’ordine, è romano. Aveva lo stesso cognome dell’omonima cosca calabrese di Gioia Tauro, clan di ‘Ndrangheta attivo a Roma, ma al momento sembrerebbe solo un caso di omonimia. Nel 2014, Molè era già stato gambizzato a Bravetta. All’epoca l’agguato scattò nei pressi di un bar della strada, in zona Forte Aurelio. Un avvertimento per uno sgarro, questa la motivazione.

Ex pugile

Non solo criminalità nel passato di Molè. La passione per la boxe era grande, era cresciuto con il sogno di diventare un pugile professionista. “Mi alleno tutti i giorni, quando posso”, scriveva in un post con una foto insieme alla figlia. Una passione che aveva condiviso con il pugile Mirco Ricci. Nel 2021 aveva accompagnato lo youtuber Simone Cicalone, anche lui con la stessa passione, alla scoperta al Corviale.

Il ricordo sui social

In tanti sui social hanno espresso il loro dolore. Qualcuno ha postato cuori neri, altri foto. “Abitavamo vicini, non ti conoscevo nel profondo, ma hai lasciato un vuoto incolmabile. Solo col ferro. Li avresti devastati. Carogne vigliacchi infami luridi vili demoni. Corviale non ti dimenticherà mai”, si legge in un post. E ancora: “Avete lasciato una donna, moglie e madre sola con dei bimbi senza padre. C’è un dio e vi punirà. Voi che avete agito dovete soffrire più di una madre che perde tutto”.

Indaga l’antimafia

Sul delitto consumato a Corviale, invece, adesso aleggia l’ombra della droga. Secondo una prima ipotesi dai militari del nucleo investigativo di via In Selci, visti anche i precedenti di Molè e dell’amico che era con lui rimasto gambizzato, quanto accaduto potrebbe essere riconducibile a un regolamento di conti, forse per droga. Non è un caso che sull’omicidio ci sia anche il faro dell’antimafia. Sul luogo della sparatoria, ieri sera, si era recato il pm della Dda, Mario Palazzi che coordinerà i carabinieri del nucleo investigativo dell’Arma. Chi indaga lo fa a tutto tondo. I militari hanno ascoltato già nella notte parenti e amici di Molè, vogliono ricostruire gli ultimi contatti. Nel frattempo si stanno analizzando i filmati di alcune telecamere di sicurezza che si trovano nella zona del terzo lotto di Corviale e alcune private di qualche attività commerciale, quanto meno per stabilire il percorso che la Panda potrebbe aver intrapreso prima della pioggia di proiettili scaricata contro Cristiano Molè e il suo amico