Roma, a Tor Bella Monaca non solo ‘rigenerazione’, la Giunta accende le ruspe per un hotel e un Polo Commerciale: ecco il progetto
Roma, anche a Tor Bella Monaca la parola d’ordine della Giunta Gualtieri sembra essere “rigenerazione urbana”, ma a noi i conti non tornano. Dietro le ‘solite’ formule rassicuranti la delibera di Giunta Gualtieri n. 421 (assente, al momento del voto, proprio il primo cittadino Gualtieri) ha dato il via libera a nuove volumetrie edili, nuovo traffico, nuovo cemento. La delibera di Giunta tra le carte parla di “mero completamento delle opere pubbliche” del Programma di Recupero Urbano (PRU)Tor Bella Monaca, niente di più. Eppure, insieme alla strada, ai parcheggi e al verde gioco – ossia alle opere pubbliche vere e proprie – la Giunta autorizza anche l’intero Intervento Privato edile n. 6.
Parliamo di: un nuovo hotel, più un grande ‘polo commerciale’ fatto di depositi e magazzini lungo via Silicella, all’incrocio con via Casilina. Lo schema politico sembra essere lo stesso già visto e rivisto di recente all’ex Snia, agli ex Mercati Generali, a Case Rosse. Si promette una città pubblica, colorata di verde. In realtà si consegna ai cittadini una sottospecie di città semi-privata, dal colore decisamente grigio, in una zona della città in cui il grigio non è poco e quello che verrà invaso di costruzioni era l’ultimo lembo libero di vero verde. A dire ‘Sì’ al Piano edile Tor Bella Monaca n. 6, in Giunta, c’erano Onorato (Turismo), Veloccia (Urbanistica), Alfonsi (Ambiente), Funari, Lucarelli, Pratelli , Zevi e il ‘Verde’ Smeriglio.
Il pacchetto completo per Roma-Tor Vergata: hotel, magazzini, strada e parco
Tradotto in cemento, le carte del progetto appena approvato riportano la realizzazione di: un edificio ricettivo (hotel) da 8.872 metri cubi. Un edificio commerciale, con relativi sotto-depositi, per altri 10.720 metri cubi. Poi anche: parcheggi pubblici, ma anche privati, a servizio del nuovo plesso edile. Una nuova strada di collegamento tra via Silicella e via delle Rondini.
Infine un’area di “verde gioco”, qualificata come parco di quartiere. Il soggetto realizzatore è la società C. Srl, subentrata al vecchio Consorzio S. M.. A lei il compito di realizzare le opere pubbliche “a scomputo”, ossia a sue spese. Al Comune di Roma, in cambio, l’onore di dare il via libera ad accendere le ruspe e forse cercando nel frattempo di colorare di verde l’intera operazione edile, più di quanto risulti dal progetto stesso.
Opere pubbliche a Roma-Tor Vergata a scomputo
La Giunta Gualtieri presenta il tutto tutto come un’operazione di “pubblica utilità”: niente soldi dal bilancio, le opere pubbliche le paga il privato. In realtà il meccanismo è quello previsto dalla legge, niente a che vedere con la rigenerazione vera e propria. Il costruttore realizza strada, fognature, illuminazione, parcheggi e verde a sue spese – esattamente come previsto dalla legge – e in cambio ottiene diritti edificatori su un’area oggi libera, intonsa e verde.
Ma il vero prezzo – forse – lo paga il territorio, lo pagano i cittadini, con altri volumi edili non residenziali che si sommano a un quadrante già saturo di capannoni, centri commerciali, viabilità pesante.
Il suolo che scompare: l’ultimo vuoto tra via Silicella e il GRA di Roma
In gioco c’è un’area di circa 13.400 metri quadrati, quasi quanto tre campi da calcio di serie A – uno degli ultimi “vuoti” rimasti tra via Silicella, il fosso intubato e il tessuto denso di Tor Bella Monaca. Il progetto originario del PRU prevedeva verde pubblico, parcheggi, un’area extra standard di 3.600 mq da cedere al Comune. Oggi quella stessa area extra standard scende a 3.286 mq: 314 metri quadri di verde in meno, che non si trasformano in alberi ma in “adeguata monetizzazione”.
È il consumo di suolo ‘versione 2025’: non più campagna divorata dalle periferie, ma ultimi brandelli di terreno urbano verde ‘sacrificati’ a nuove funzioni commerciali-ricettive. Ogni metro quadro “perduto” viene convertito in ‘cifra’, non in qualità urbana.
Tor Bella Monaca, nuovo laboratorio del “modello Gualtieri”
La storia di questo intervento parte da lontano: bandi degli anni ’90, accordo di programma firmato nel 2005, standard urbanistici sottodimensionati, correzioni nel 2021 e ancora nel 2023, conferenze di servizi a ripetizione. La Giunta Gualtieri ora spinge sull’acceleratore, in coerenza con la “cabina di regia” sui grandi programmi urbanistici affidata ai “super assessori” Veloccia, Patanè e Alfonsi.
Come per gli ex Mercati Generali (85mila metri quadrati di nuovi edifici), per l’ex Snia (studentato privato a ridosso del lago Bullicante) e per la maxi lottizzazione di Case Rosse, anche qui il copione è lo stesso: piani vecchi, rispolverati e ribattezzati “rigenerazione” per dargli un tono più da pre-campagna elettorale, con l’obiettivo di chiuderli prima della fine del mandato.
Traffico, camion e parcheggi: il conto ambientale
Un hotel e un polo commerciale con magazzini non portano solo posti letto e scaffali pieni, ma auto, furgoni, camion. Via Silicella è già oggi un asse fortemente congestionato, stretto tra Casilina, GRA e insediamenti produttivi. La nuova strada di collegamento (OP 16A) viene presentata come “ricucitura” urbana, ma rischia di diventare soprattutto il corridoio privilegiato per i flussi generati dal nuovo complesso.
La risposta del progetto? Parcheggi, parcheggi e ancora parcheggi: P1, P2, P3, P4 e il nuovo P5 “privato ad uso pubblico”. Altro suolo impermeabilizzato, altra dipendenza dall’auto, in una periferia che aspetta ancora trasporto pubblico degno di questo nome.
Verde gioco e parco di quartiere: quanto valgono davvero?
La delibera insiste sul “parco pubblico di quartiere” e sul “verde gioco” per i bambini, come se fosse il cuore dell’operazione. In realtà si tratta di poco più di 1.270 metri quadrati di verde standard, più l’area extra standard ridotta, incastonati tra strada, parcheggi e capannoni.
Non è poco, in un quartiere affamato di spazi aperti, ma è sufficiente a compensare un nuovo polo commerciale e un albergo? La stessa delibera ammette che il parcheggio P5, realizzato dal privato, resterà vincolato all’uso pubblico ma in gestione privata, con una futura convenzione col Municipio VI per manutenzione e regole d’uso. La città pubblica, ancora una volta, passa da un contratto tra Comune e costruttore.

Una scelta politica, non un automatismo tecnico
La delibera di Giunta n. 421 si presenta come un atto quasi neutro, inevitabile: “strumenti urbanistici decaduti”, “mero completamento di opere pubbliche”, “assenza di osservazioni” nelle procedure.
Ma dietro il tecnicismo c’è una scelta politica chiara: accendere le ruspe sull’ultimo grande spazio libero di via Silicella per completare un PRU nato in un’altra città, trenta anni fa, quando parola d’ordine era ancora espansione e non consumo di suolo zero, non rigenerazione.
A Tor Bella Monaca si decide se “rigenerazione” significhi davvero migliorare la vita dei residenti, o se resti solo il nuovo nome delle vecchie lottizzazioni. La domanda è semplice, e non riguarda solo questo quartiere: quanta città pubblica si può costruire, continuando ad aggiungere cemento?
