Roma, addio al ‘bosco urbano’ di Termini: milioni spesi, alberi secchi, ma piazza dei 500 resterà di pietra
Doveva essere il grande biglietto da visita verde di Roma: un “bosco urbano” davanti alla stazione Termini, una cortina di alberi a schermare traffico e caos. Nei rendering del progetto vincitore del concorso internazionale del 2021 campeggiavano chiome mature, ombra e percorsi pedonali immersi nel verde. Oggi, invece, Piazza dei Cinquecento appare soprattutto come una vasta lastra di travertino e basaltina, con pochi alberi relegati ai margini e i pini storici superstiti a ricordare che qui, un tempo, gli alberi non erano solo sulla carta.
Un cantiere da oltre 45 milioni per la “porta di Roma”
La riqualificazione di Piazza dei Cinquecento e delle aree adiacenti – compreso viale Enrico De Nicola e i nuovi spazi verso Piazza della Repubblica – vale circa 45,2 milioni di euro. L’intervento è stato inserito tra le opere strategiche legate al Giubileo, con Anas incaricata per conto di Ferrovie dello Stato. L’obiettivo ufficiale: creare una “nuova porta di accesso a Roma”, più ordinata, funzionale e moderna. Ma tra il progetto di concorso e quello esecutivo, la componente verde si è progressivamente assottigliata, lasciando in primo piano pietra, viabilità e logistica.
Il “giardino selvatico” che non attecchisce
Un lavoro di rilievo sul campo, basato su un GIS dedicato alla nuova sistemazione a verde, ha contato 92 alberi piantati nelle varie porzioni dell’intervento: viale Enrico De Nicola, via Einaudi, l’area bus sud-centro-nord, Piazza del Planetario e l’esedra del monumento a Giovanni Paolo II. Di questi, ben 34 risultano morti o completamente secchi: una fallanza del 37%. In alcuni tratti, come l’esedra di Giovanni Paolo II o il filare della zona bus nord, il dato è drammatico: gli alberi sono tutti irrimediabilmente persi.
Numeri alla mano, promesse e realtà
Quel 37% di mancato attecchimento stride con le dichiarazioni ufficiali diffuse in passato dal Campidoglio, secondo cui il tasso medio di insuccesso per le nuove alberature in città sarebbe “pari o inferiore al 10%”, considerato “fisiologico”. Qui, invece, siamo ben oltre: non si tratta di qualche pianta che non ce l’ha fatta, ma di una quota che mette in discussione qualità delle messe a dimora, scelta delle essenze, gestione del cantiere e manutenzione nei mesi successivi. Per un progetto presentato come simbolo del “nuovo verde” capitolino, il contrasto è evidente.
Bike hub scomparso e una piazza meno viva del previsto
Tra le promesse svanite c’è anche il bike hub, il parcheggio attrezzato per biciclette private e in sharing previsto al centro della piazza: doveva essere il cuore pulsante della mobilità dolce, con servizi per ciclisti e funzione di presidio sociale. Nella versione attuale è stato rinviato a una futura – e tutta da verificare – “seconda fase”. Al suo posto, solo pavimentazione. Le motivazioni ufficiali parlano di vincoli tecnici, locali della metropolitana e ritrovamenti archeologici: elementi reali, ma che non cancellano la sensazione di un progressivo ridimensionamento delle funzioni più innovative.
Piazza vetrina o caso emblematico di greenwashing urbano?
Quando il cantiere sarà concluso, Piazza dei Cinquecento apparirà senza dubbio più ordinata rispetto al vecchio capolinea caotico. Ma per chi attraversa ogni giorno Termini, la domanda resta: dove è finito il “bosco urbano” promesso? Oggi si vede una grande piazza di pietra, pochi alberi vivi, molti già secchi e un’idea di verde che sembra più un’operazione di immagine che un reale investimento ecologico. In una città che soffre di isole di calore, smog e carenza di ombra, il caso Termini rischia di diventare un simbolo perfetto di come il linguaggio “green” possa scontrarsi, duramente, con la realtà dei fatti.