Roma, addio alla caserma dei carabinieri, il Campidoglio avvia l’ennesima rigenerazione che… ‘profuma di cemento’

Roma, sullo sfonda la ex caserma dei carabinieri su via del Trullo, in primo piano sindaco Gualtieri e assessore Veloccia

Contenuti dell'articolo

Dopo le recentissime rigenerazioni poco ‘green’ di Mercati Generali, ex Snia Viscosa, ex Cerimant e Case Rosse Due, che prevedono nuovo cemento oltre al semplice recupero dell’esistente, e dopo il riavvio di Bastogi, su richiesta di Alleanza Verde e Sinistra, con un programma ancora nebuloso, il Campidoglio lancia un altro e sesto maxi progetto edilizio sotto la ‘etichetta’ della cosiddetta ‘rigenerazione urbana‘, il tutto in poche settimane. Un’altra “rigenerazione” che, forse, potrebbe costituire la solita ‘partita edilizia’. Stavolta tocca all’ex Caserma Donato, al Trullo che da sito abbandonato diventa ‘terreno fertile’ per una nuova possibile realizzazione di progetti edili, tra nuovi palazzi e nuovi studentati, nuovi ristoranti e nuove sale polifunzionali, etc. Il Campidoglio per questo sito militare dismesso prevede difatti: “possibili azioni urbanistiche – così si legge nero su bianco tra le carte – necessarie ad attuare e sviluppare il programma di rifunzionalizzazione e valorizzazione del compendio, insieme al processo di rigenerazione urbana atteso”.

La Giunta Gualtieri, con la delibera n. 378 del 2 ottobre 2025, ha approvato il Protocollo d’intesa con l’Agenzia del Demanio per “riqualificare” l’ex complesso militare e le aree comunali vicine. Ma dietro le parole altisonanti — inclusione, sostenibilità, innovazione — si intravede – forse – un copione già visto cinque volte consecutive, di recente.

Un altro gigantesco intervento immobiliare che rischia di trasformarsi in un affare più per le imprese che per i cittadini. Anche in questa occasione, così scrivono le carte, il project financing è dietro l’angolo. In sostanza, a pagare la ‘rigenerazione urbana’, anche stavolta, potrebbe essere, come successo spesso di recente, sempre il privato, in cambio di nuove cubature edili. L’Amministrazione “valuta-e promuove .- così scrive la Giunta Gualtieri – eventuali opportunità di Partenariato Pubblico-Privato utili a generare valore per l’area e garantire il più ampio mix funzionale, in linea con gli obiettivi da perseguire”.

Caserma Donato, una decisione già scritta

L’intesa con il Demanio era nell’aria da mesi. Il progetto, presentato come “rigenerazione sociale e ambientale”, nasce in realtà all’interno dei tavoli tecnici già operativi da tempo. Nulla di improvvisato, ma – forse- nemmeno di trasparente? I cittadini del Trullo non sanno ancora cosa li aspetta davvero?
Cosa significa “possibili azioni edili”? Quante cubature si aggiungeranno? Quante demolizioni e ricostruzioni? E soprattutto: chi ci guadagna? Domande che restano sospese per due anni, mentre il Campidoglio incassa un nuovo protocollo della durata di 24 mesi che spalanca la porta a interventi edilizi milionari in un quartiere storicamente fragile. E come per i Mercati Generali, lo Snia, Case Rosse e il Cerimant, la storia è sempre la stessa? Il pubblico cede il passo al privato, in nome della sostenibilità e della riqualificazione.

Il precedente dei Mercati Generali e il fantasma del “verde costruito”

Non è la prima volta che Roma assiste a questa sceneggiata politica. I Mercati Generali, promessi come modello di rigenerazione, sono diventati un quartiere di cemento da 85mila metri quadrati in più di grigio. All’ex Snia, dietro il pretesto dello studentato, sono spuntate nuove cubature, davanti il lago Bullicante, un gioiello naturalistico senza pari in Italia ce.nrale All’ex Cerimant, la “trasformazione” ha lasciato spazio a cantieri e polemiche. Ora la Donato rischia di diventare il nuovo e ennesimo capitolo di questa saga urbanistica: promesse di verde, coworking e housing sociale che, al dunque, si traducono in palazzi, parcheggi e rendite.

Un protocollo poco chiaro e molto conveniente

Il “Protocollo d’Intesa” con l’Agenzia del Demanio affida la regia tecnica e progettuale a una “Struttura di Progettazione” centrale. Tradotto: Roma Capitale perde il controllo diretto sul progetto, che passa in mani tecniche e amministrative lontane dal territorio. Non esiste ancora un piano pubblico, non sono noti i costi, né i tempi, né soprattutto chi pagherà. Ma si vocifera già di un’operazione di rigenerazione da decine di milioni di euro, in un Comune dove i bilanci sono ancora commissariati e i quartieri popolari restano senza manutenzione.

Partecipazione, la grande assente

Si parla di “processi di ascolto e co-progettazione con i cittadini”, ma a oggi qualcuno nel quartiere Trullo ha visto un documento, un’assemblea, un’informativa? Sembrerebbe che il progetto stia viaggiando a porte chiuse, nei palazzi del Campidoglio, con la consueta narrazione inclusiva a coprire una realtà molto più opaca. Le esperienze recenti insegnano che la “partecipazione” arriva solo a giochi fatti, come bollino di facciata per iniziative già decise altrove.

La città che si rigenera a colpi di ruspa

Roma continua a “rigenerarsi”, sì — ma a colpi di ruspa. E mentre i comunicati parlano di futuro, sostenibilità e coesione sociale, la realtà racconta di una Capitale che si svende pezzo per pezzo, trasformando il suo patrimonio pubblico in rendita privata. L’ex Caserma Donato poteva diventare un modello di recupero partecipato; rischia invece di diventare l’ennesimo monumento al cemento travestito da bene comune.

Roma, sullo sfonda la ex caserma dei carabinieri su via del Trullo, foto Google Maps
Roma, sullo sfonda la ex caserma dei carabinieri su via del Trullo, foto Google Maps – www.7colli.it