Roma, aggredito un tranviere al capolinea Togliatti: la Linea 14 si ferma per protesta
Ancora un’aggressione. Ancora un lavoratore colpito mentre faceva solo il suo dovere. All’alba di giovedì 30 ottobre, nei pressi del capolinea Togliatti, a Roma, due uomini hanno aggredito e derubato un conducente Atac in servizio sulla Linea 14 sostitutiva del tram. Era in divisa, pronto a iniziare il turno. Invece ha finito all’ospedale.
È stato pestato e rapinato del marsupio. Prognosi di dieci giorni. Questa è la realtà quotidiana per chi lavora sui mezzi pubblici romani.
Per protesta, la Faisa Cisal ha indetto uno sciopero della Linea 14 a Roma, domenica 2 novembre, dalle 20 alle 24. Quattro ore di stop per dire basta. Ma anche per chiedere interventi immediati e non più rinviabili.
Capolinea Togliatti fuori controllo
La zona è la stessa di sempre. Il capolinea Togliatti è diventato un territorio senza legge. Lo denunciano i lavoratori da mesi. Aggressioni, furti, vandalismi: è il pane quotidiano. “La situazione è ormai fuori controllo”, denunciano i segretari romani del sindacato, Antonio Cannone e Gianluca Donati.
Il problema, spiegano, non è solo Atac. Nessuna azienda di trasporto può garantire sicurezza se le istituzioni non intervengono. E il punto è proprio questo: le richieste sono rimaste inascoltate.
“Abbiamo scritto lettere, inviato informative, partecipato a incontri con Prefettura e Questura. Nulla è cambiato. Ci vogliono azioni concrete, ora”, scrivono i rappresentanti della Faisa Cisal.
Quattro ore di sciopero per denunciare l’abbandono
Non si tratta solo di una fermata simbolica. Lo sciopero della Linea 14 rappresenta una denuncia forte e chiara: i lavoratori non possono essere lasciati da soli a rischiare la vita per lo stipendio.
“Non possiamo più tollerare questa situazione – spiegano Cannone e Donati –. Non è un caso isolato. Ogni giorno al capolinea Togliatti si registrano episodi gravi ai danni del personale e dei mezzi. Non si tratta solo di criminalità: è un fallimento del sistema di protezione urbana. E senza un cambio di rotta, saremo costretti ad agire ancora”.