Roma, al via l’acquisto di 1.040 case popolari per 250 milioni di costi d’acquisto: “Ma chi paga?”
Roma, la Giunta guidata dal sindaco Gualtieri ha messo sul tavolo un’operazione che fa rumore, a livellio mediatico e economico. L’avvio dell’iter per acquistare 1.040 case popolari con una spesa stimata attorno ai 250 milioni: ma senza che l’Amministrazione abbia spiegato, nel dettaglio, con quali risorse l’operazione verrà portata a termine, ossia pagata. Nuovi mutui? Aiuti di Stato? E, nel caso, da parte di chi e per quale quota parte rispetto alla spesa totale stimata? Al momento, queste domande, restano senza risposta. L’annuncio dell’operazione di acquisto è arrivato con toni da svolta, da parte della Giunta gualtieri, in particolare da primo cittadino e assessore Zevi. I due parlano di un “passo storico”. La promessa di rimettere il diritto alla casa al centro, la narrazione di una città che finalmente smette di inseguire l’emergenza e prova a governarla.
Il maxi-assegno: 338 subito, 702 dopo
I numeri clou diffusi dalla Giunta Gualtieri sono questi: una prima tranche per l’acquisto da 338 appartamenti per 53,4 milioni. Una seconda tranche da 702 case, con tetto massimo di201,5 milioni. In mezzo, un passaggio politico obbligato: il voto dell’Assemblea Capitolina. È lì che l’operazione, probabilmente, diventerà davvero realtà, con un piano d’acquisto e di spesa reale, nero su bianco, che al momento non è stato ancora diffuso. E lì che, probabilmente, l’intera operazione si misurerà la tenuta della maggioranza davanti alla domanda che, in fondo, conta più di tutte. Chi paga il conto e entro quali termini?
La domanda che brucia: chi paga?
Qui la narrazione non ha bisogno di dietrologie: basta il buon senso. Perché 250 milioni non sono “una notizia”, sono una scelta di bilancio. Tradotto: soldi pubblici dei romani. E quindi una scelta politica che inevitabilmente chiede conto ai cittadini. Chi paga? Paga Roma, con le sue entrate, le sue priorità, i suoi sacrifici. Il Campidoglio scommette sul fatto che l’investimento abbia un ritorno sociale immediato: più case disponibili, più scorrimento della graduatoria, meno precarietà. Ma la politica sa anche che ogni euro messo qui è un euro che non va altrove.
La “promessa” del Campidoglio: meno canoni, più stabilità
Nella ricostruzione ufficiale c’è un dettaglio che vale come giustificazione politica: tra gli alloggi ci sono immobili liberi e immobili già in “fitto passivo”. L’idea è semplice, almeno in teoria: comprare significa anche ridurre, nel tempo, il peso dei canoni che l’amministrazione sostiene per assicurare continuità abitativa. È la promessa del “non è solo spesa: è anche risparmio futuro” – un messaggio che suona bene, ma che in Aula dovrà reggere alle domande, alle verifiche, alla pressione dell’opinione pubblica.
Enasarco vende, Roma compra: e la parola-chiave diventa trasparenza
Per disinnescare sospetti e polemiche, l’amministrazione mette davanti uno scudo: i valori economici vengono dichiarati “verificati e congruiti” dall’Agenzia del Demanio. È un elemento importante perché sposta il dibattito dal “siamo sicuri?” al “spieghiamo bene”. E infatti il vero rischio non è tanto giudiziario: è politico. Perché se la città percepisce l’operazione come utile, sarà un punto a favore. Se la percepisce come una spesa opaca, diventa il bersaglio perfetto.
La partita vera si gioca adesso
Il sindaco parla di “incremento” e priorità del diritto all’abitare; l’assessore Tobia Zevi rivendica una strategia; la presidenza Enasarco la presenta come contributo “sociale”. Tutto giusto, tutto legittimo. Ma la città – quella che cerca casa, quella che paga tasse, quella che vive il rincaro dei canoni – chiede una cosa sola: che il maxi-acquisto non sia solo un annuncio ben confezionato. Che funzioni. E che il conto, stavolta, sia spiegato senza giri di parole. Ci saranno nuovi mutui a carico delle casse capitoline e quindi dei cittadini romani per comprare queste 1040 case popolari? Il Comune di Roma riceverà soldi pubblici per concluderà l’operazione? Nel caso, da parte di chi? E questi aiuti, di preciso, a quanto ammonteranno?