Roma, all’Olimpico torna l’aquila della Lazio: il nuovo falconiere è un ‘milanista’ che insultava i biancocelesti
Dopo quasi un anno di stop, la Lazio è pronta a far tornare a volare la sua celebre Aquila sul prato dell’Olimpico. Un rito identitario, amatissimo dai tifosi e diventato nel tempo un simbolo di appartenenza, che riprenderà ufficialmente nel 2026. A guidare il nuovo rapace sarà Giacomo Garruto, direttore del Parco Natura “La Selvotta” di Formello, struttura già conosciuta dagli appassionati di animali e falconeria. Una scelta che, sulla carta, punta a riportare professionalità e normalità dopo mesi di imbarazzante silenzio intorno al simbolo più riconoscibile del club biancoceleste.
Chi è Garruto e perché i tifosi discutono
La figura di Garruto, di per sé tecnica e specializzata, è però finita subito al centro del dibattito social. A riaccendere le polemiche è stato un vecchio post del 2013, in cui il falconiere – all’epoca semplice tifoso – avrebbe scritto “Lazio m.”, lasciando intendere la sua fede milanista. Un episodio datato, ma che ha fatto storcere il naso a molti: possibile, si chiedono i sostenitori, che il custode del simbolo della squadra non sia almeno vicino ai colori biancocelesti? Tra i commenti prevale l’ironia: “Meno male che non è della Roma”, scrivono in tanti.
L’ombra ingombrante del predecessore
La scelta di un nuovo falconiere arriva dopo uno degli scandali più imbarazzanti della storia recente del club. L’ex falconiere Juan Bernabei era finito nell’occhio del ciclone per aver pubblicato sui social immagini intime della propria protesi peniena. Una vicenda che nulla aveva a che fare con il campo, ma che ha travolto l’immagine della Lazio, costringendo la società a sospendere il volo dell’Aquila a gennaio 2025. Il nuovo corso vuole segnare una discontinuità: stop agli eccessi personali, sì a professionalità, decoro e rispetto del ruolo pubblico che una figura così esposta inevitabilmente ricopre.
Lotito, immagine del club e responsabilità pubblica
In tutto questo, sullo sfondo c’è sempre il presidente Claudio Lotito, con cui una parte della tifoseria vive da anni un rapporto di amore e contestazione. La scelta del nuovo falconiere viene letta da alcuni come l’ennesimo test sulla capacità della società di gestire immagine e comunicazione. Non si tratta solo di simpatie calcistiche personali, ma di coerenza: chi rappresenta un simbolo ufficiale del club, dicono i tifosi, deve farlo con rispetto e consapevolezza del proprio ruolo, soprattutto in un’epoca in cui ogni post e ogni like sui social possono trasformarsi in un caso pubblico.
Perché questa vicenda riguarda tutti, non solo i tifosi
Al di là del tifo, la storia della nuova Aquila e del suo falconiere tocca temi di interesse generale: il rapporto tra vita privata e incarichi pubblici, il peso dei social nella valutazione delle persone, il confine tra errori del passato e responsabilità presenti. La Lazio, come qualsiasi altra istituzione sportiva, gestisce simboli che parlano a migliaia di cittadini, spesso giovanissimi. Pretendere figure credibili, trasparenti e rispettose non è fanatismo da curva, ma una questione di decoro pubblico. Il primo vero banco di prova sarà il debutto del nuovo rapace nel 2026: non volerà solo un’Aquila, ma anche la credibilità di un’intera gestione.