Roma, annullati 11mila pass per la sosta gratuita: erano intestati a defunti e non residenti
Roma è una città dove parcheggiare è diventata un’impresa quotidiana, un percorso a ostacoli che esaspera automobilisti e residenti. Strade intasate, strisce blu sempre occupate, multe a raffica. Eppure, migliaia di posti risultano sottratti al sistema regolare a causa di permessi di sosta gratuita concessi a chi non avrebbe più diritto ad averli. Una distorsione che, per anni, ha alimentato un mercato parallelo di privilegi e furbizie, a danno di chi ogni giorno paga tariffe salate per lasciare la macchina in sosta.
I numeri che smascherano l’abuso
I dati diffusi da Roma Servizi per la Mobilità sono eloquenti: su 165.000 permessi rilasciati, circa 11.000 non avevano più alcuna validità. Ben 6.000 intestati a persone decedute e 5.000 a cittadini che nel frattempo hanno cambiato residenza, lasciando i quartieri a traffico limitato.
Un’anomalia enorme, pari a quasi il 7% del totale, che spiega molte delle difficoltà nel trovare parcheggio in zone già al collasso. La fotografia scattata dalle verifiche interne rivela un sistema permeabile e poco controllato, dove la morte o un trasloco non bastano a cancellare privilegi consolidati.
Il pass come eredità
Il fenomeno assume contorni quasi grotteschi. I pass intestati ai defunti vengono spesso conservati e usati dai familiari come un lascito prezioso, una sorta di “eredità urbana”. Un lasciapassare che consente di sostare gratis in aree centrali e congestionate, trasformando un abuso in un vantaggio consolidato. Non si tratta di pochi casi isolati, ma di migliaia di permessi rimasti attivi e sfruttati ben oltre la morte del titolare.
L’astuzia dei trasferiti
A complicare il quadro, ci sono i residenti che hanno cambiato indirizzo ma non hanno rinunciato al privilegio. Circa 5.000 cittadini che, pur avendo lasciato le zone soggette a Ztl, continuano a parcheggiare senza sborsare un euro. Un comportamento che rappresenta un vero e proprio privilegio mantenuto senza titolo, una rendita di posizione che penalizza chi abita davvero nei quartieri più affollati. Di fatto, i permessi diventano una sorta di “scudo” che consente a pochi di sfruttare un diritto non più dovuto.
Un problema strutturale
La vicenda dei pass annullati si inserisce in un quadro più ampio, quello delle fragilità croniche della mobilità romana. Non è un mistero che negli anni si siano moltiplicati i casi di pass disabili concessi a chi disabile non è, grazie a compiacenze e certificati compiacenti. Ora emerge un altro fronte di illegalità diffusa: quello dei permessi per residenti che sopravvivono ai loro titolari. L’effetto complessivo è devastante. I parcheggi regolari si riducono, la pressione sulle strisce blu cresce, le polemiche tra residenti e automobilisti si moltiplicano.
Una città che arranca
Roma paga da decenni un deficit di pianificazione e di controlli. I parcheggi sotterranei promessi e mai realizzati, il trasporto pubblico che fatica a rappresentare una vera alternativa, il caos del traffico quotidiano. In questo scenario, ogni anomalia legata ai permessi pesa come un macigno. Perché un singolo posto occupato da chi non ne ha diritto significa decine di minuti persi da chi gira invano alla ricerca di uno spazio. Significa più inquinamento, più nervosismo, più disordine.
La reazione del Campidoglio
Il Comune, di fronte ai numeri resi noti, ha deciso di intervenire. Gli 11mila permessi irregolari sono stati annullati, ma resta il tema dei controlli futuri. Come garantire che i pass vengano aggiornati tempestivamente in caso di decesso o cambio di residenza? Come impedire che i furbi trovino sempre nuove scappatoie? La sfida è imponente e non riguarda solo la burocrazia: tocca il tessuto civico della città, il rapporto tra legalità e quotidianità, il senso stesso di equità urbana.
Un finale aperto
La vicenda dei pass annullati non chiude un capitolo, lo apre. Perché se oltre 11mila autorizzazioni risultano irregolari, è lecito chiedersi quanti altri abusi siano ancora nascosti. Roma non può più permettersi di alimentare un sottobosco di privilegi e illegalità che avvelenano la convivenza civile. La capitale, già soffocata dal traffico e dalla mancanza di regole certe, ha bisogno di un salto di qualità: più controlli, più trasparenza, più coraggio amministrativo. Solo così sarà possibile restituire ordine a una città che, altrimenti, continuerà a vivere intrappolata nel caos dei suoi stessi parcheggi.