Roma, Antico Caffè Greco, sfratto rinviato: continua la contesa tra gestore e Ospedale Israelitico

Il caffè Greco di via Condotti

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Roma, lo storico Antico Caffè Greco di via Condotti, simbolo della memoria culturale della Capitale, continua a vivere giorni sospesi. Anche il 22 settembre, come già accaduto a inizio mese, lo sfratto non si è consumato. Il braccio di ferro con l’Ospedale Israelitico, proprietario delle mura, resta dunque aperto, in un conflitto che intreccia storia, diritto e sopravvivenza economica.

Roma, la Cassazione chiude una porta, ma non il capitolo

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda che gestisce il locale, confermando la sentenza della Corte di Appello. La proprietà è legittimamente dell’Ospedale, che rivendica il possesso dei locali dal 2017, anno della scadenza del contratto. Una decisione netta, che però non ha risolto la partita. Tutto è stato rinviato a dicembre, dopo l’udienza fissata il 26 novembre.

Il ritorno dell’ufficiale giudiziario

Alle 10:30, l’ufficiale giudiziario è tornato tra i tavolini in legno e le pareti colme di memorie artistiche. C’erano i rappresentanti dell’attività, ma anche i delegati dell’Ospedale, accompagnati dai propri legali. Ancora una volta, nessuna chiusura, nessun lucchetto ai portoni. L’immobile resta in sospeso, come sospesa è la vita di chi lo anima ogni giorno.

L’offerta economica e il nodo culturale

La gestione del Caffè rivendica di aver messo sul piatto una cifra imponente: 800 mila euro l’anno, quattro volte il vecchio canone. Una somma che, secondo i gestori, potrebbe risanare le casse dissanguate dell’ente proprietario. Ma la trattativa appare ingessata. L’ipotesi estrema evocata è quella dell’esproprio da parte del Ministero della Cultura, una mossa che segnerebbe una svolta storica, trasformando lo spazio in bene tutelato dallo Stato.

Tra degrado e concordato

Dal canto suo, l’Ospedale sottolinea i limiti legali della proposta. Una società in concordato, ricordano i suoi rappresentanti, non può accettare offerte fuori dai parametri fissati dal tribunale. Ogni trattativa deve rispettare le valutazioni degli esperti. E il tempo, nel frattempo, logora. Il Caffè, dicono, rischia il degrado; l’Ospedale, stretto nei vincoli del concordato, ha urgenza di liquidità. Una corsa contro il tempo che lascia la Capitale spettatrice impotente.

I dipendenti tra speranza e timore

Dietro la contesa legale, ci sono le voci di chi ogni giorno regge i piatti, prepara caffè o assiste i pazienti. Una trentina di famiglie legate allo storico locale temono di perdere il lavoro, con figli piccoli e bollette che non aspettano. Dall’altra parte, i seicento dipendenti dell’Ospedale rivendicano anni di sacrifici e la necessità di garantire i servizi sanitari. Due realtà che, seppur contrapposte, condividono la stessa precarietà.

Una città divisa tra memoria e diritto

Il destino dell’Antico Caffè Greco va oltre la cronaca giudiziaria. È il destino di un luogo che ha ospitato artisti, scrittori e viaggiatori di tutto il mondo. Difendere il suo valore significa difendere un pezzo dell’anima di Roma. Ma dall’altra parte c’è un ospedale che serve la cittadinanza, con bilanci dissestati e centinaia di posti di lavoro in bilico.

Appuntamento a dicembre

Nulla di definitivo, quindi. La prossima tappa sarà l’udienza del 26 novembre, da cui dipenderanno le mosse successive. L’appuntamento vero, però, è già fissato per i primi di dicembre, quando potrebbe arrivare lo sfratto esecutivo. Fino ad allora, via Condotti resterà sospesa tra passato e futuro, tra eleganza e incertezza, tra storia e sopravvivenza.