Roma, auto medica si schianta contro il semaforo: infermiera in fin di vita sulla via Aurelia

Un auto medica dopo un incidente

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Grave paura a Roma Nord nel tardo pomeriggio di venerdì, intorno alle 18.45, in uno dei momenti di massimo traffico. Un’auto medica della Florida Care, società convenzionata con il 118, è uscita di strada in via Aurelia, all’altezza dell’incrocio con via Nicola Coviello, finendo la sua corsa contro il palo di un semaforo. L’impatto è stato violentissimo, tanto da attirare l’attenzione immediata degli automobilisti in coda e dei residenti nella zona. In pochi secondi una normale serata di rientro a casa si è trasformata in una scena da emergenza, con sirene, lampeggianti e traffico paralizzato.

Il malore al volante: quando il soccorritore diventa paziente

Secondo una prima ricostruzione, la conducente dell’auto medica – un’infermiera italiana di 36 anni – avrebbe accusato un malore improvviso mentre era alla guida. Avrebbe perso conoscenza e il mezzo, ormai fuori controllo, sarebbe finito contro il semaforo all’incrocio. Una dinamica che mette i brividi: chi normalmente corre in aiuto degli altri si è ritrovato, in un istante, a essere lei stessa la persona da soccorrere. Il caso riaccende il tema dei controlli sanitari e dello stress a cui è sottoposto il personale dell’emergenza, spesso costretto a turni lunghi, spostamenti continui e situazioni ad altissima tensione.

Le condizioni delle due operatrici sanitarie

Le conseguenze dell’impatto sono gravissime. L’infermiera al volante è stata trasportata in codice rosso al Policlinico Agostino Gemelli: è ricoverata in condizioni critiche e i medici stanno monitorando costantemente il suo quadro clinico. Accanto a lei, a bordo dell’auto medica, c’era una dottoressa iraniana di 64 anni, anche lei in servizio. La donna è stata portata in codice giallo all’ospedale San Camillo: le sue condizioni, pur serie, sarebbero meno preoccupanti. È l’ennesima conferma di quanto i professionisti dell’emergenza siano esposti a rischi non solo durante gli interventi, ma anche negli spostamenti da una chiamata all’altra.

L’intervento immediato della polizia locale e l’importanza dei rilievi

Al momento dello schianto, una pattuglia del XIII Gruppo Aurelio della polizia locale stava transitando proprio in quel tratto di via Aurelia. Gli agenti si sono fermati subito, hanno messo in sicurezza l’area, allertato ulteriori mezzi di soccorso e avviato i rilievi per ricostruire con precisione la dinamica dell’incidente. La loro presenza immediata ha permesso di ridurre i tempi di intervento, fondamentali in situazioni di potenziale pericolo di vita. I rilievi stabiliranno se, oltre al malore, possano aver inciso altri fattori: velocità, condizioni dell’asfalto, traffico intenso, eventuali ostacoli sulla carreggiata.

Sicurezza su via Aurelia: un’arteria sempre sotto pressione

Via Aurelia è una delle principali arterie di collegamento di Roma, spesso congestionata, con incroci complessi e un flusso costante di auto, moto e mezzi pesanti. L’incidente riapre il dibattito sulla sicurezza stradale in quel tratto: segnaletica, illuminazione, tempi dei semafori e protezioni dei pali e degli attraversamenti pedonali. Ogni uscita di strada, soprattutto quando coinvolge mezzi di soccorso, diventa un campanello d’allarme: quanto è davvero sicura quella strada in caso di emergenza? E le infrastrutture sono adeguate a reggere l’impatto di mezzi che, spesso, sono costretti a muoversi con urgenza?

Cosa possiamo imparare: come comportarsi in casi come questo

Oltre alla cronaca, c’è un messaggio di pubblica utilità che riguarda tutti. Chi si trova nei pressi di un incidente deve evitare di creare intralcio, mantenere la calma, non spostare i feriti se non c’è un pericolo immediato (come incendio o rischio di esplosione) e chiamare subito il 112 o il 118, fornendo indicazioni chiare sul punto esatto. Nel caso di mezzi di soccorso coinvolti, è ancora più importante liberare il passaggio per le ambulanze in arrivo e seguire le indicazioni delle forze dell’ordine. Ogni minuto guadagnato può fare la differenza tra la vita e la morte, per chi – come in questo caso – era uscito di casa per salvare altre vite.