Roma avvia la campagna per accaparrarsi il 5×1000 mentre ‘sprofonda’ nei debiti dei mutui vecchi e nuovi(ssimi)

Roma, lo ‘spot‘ è in onda, grafica accattivante e slogan dal sapore umanitario: “Roma fa del bene a Roma”. Il Comune chiede ufficialmente ai contribuenti romani di destinare il proprio 5×1000 all’amministrazione capitolina. L’intento dichiarato è “nobile”: sostenere anziani, minori, disabili e famiglie in difficoltà. L’occasione è quella della dichiarazione dei redditi 2025, ma il tono ricorda da vicino le campagne delle ONG che, in TV, mostrano bimbi malnutriti o malati e anziani senza cure nel cuore dell’Africa. Solo che qui siamo nel cuore dell’Europa, e quei bimbi, quegli anziani, sono romani.
Roma si propone come destinataria del gesto di solidarietà che normalmente viene riservato a chi vive in contesti disperati. Il problema? Roma è davvero in difficoltà. Solo che quella difficoltà è frutto di una gestione che, invece di centellinare ogni spesa per onorare i vecchi debiti, continua a scavare.

Roma e il debito (vecchio e nuovissimo) da terzo mondo
Dietro l’immagine della città solidale si nasconde la realtà contabile: 276 milioni di euro di vecchi debiti certificati, cui si aggiungono almeno 70 ulteriori milioni di euro circa di nuovi debiti contratti di mutuo stipulati negli ultimi sei mesi circa con il via libera della Giunta Gualtieri. Il totale? Una voragine da poco meno di 350 milioni di euro. Un debito, tra l’altro, rinegoziato recentemente e parzialmente, con la Banca Depositi e Prestiti.
Non si tratta di solo di debiti storici, ereditati da tempi remoti. Ma di una ferita ancora aperta che continua a sanguinare. Una ferita che la Giunta Gualtieri riapre costantemente con le sue scelte amministrative: milioni di euro di debiti per il nuovo maxi ospedale pubblico per animali, debiti per nuovi parchi, per il restyling del Bioparco, per il parco sul Tevere con affaccio, per le aiuole in centro, per la scuola, etc. Tutte finalità nobili, ma se i soldi non ci sono non bisognerebbe soprassedere come farebbe il buon padre di famiglia?
Il Comune di Roma, mentre chiede ai cittadini un aiuto, continua a firmare impegni finanziari che ipotecano il futuro di Roma e dei romani e che aggiungono debiti su debiti. Un cortocircuito evidente: da un lato l’appello pubblico alla generosità, dall’altro l’espansione di un debito che sembra fuori controllo. Se non fosse per il Colosseo sullo sfondo, parrebbe il bilancio di una città post-bellica.
Il sindaco-commissario e il doppio gioco: ma l’accumulo di debiti prosegue
A guidare questo fragile equilibrio c’è il sindaco Roberto Gualtieri, che dal 2021 è anche commissario straordinario per il Piano di rientro dal debito. In pratica, chi gestisce le uscite è lo stesso che dovrebbe tagliare le spese. Una contraddizione in termini che mostra tutta l’assurdità della macchina amministrativa.
Il commissariamento durerà fino al 2027, anno in cui sono previste anche le elezioni comunali. Ed è proprio in questo contesto che torna il sospetto: la nuova ondata di mutui e investimenti non sarà forse funzionale all’inaugurazione in serie di opere pubbliche da presentare ai cittadini-elettori nei mesi immediatamente precedenti al voto? Se così fosse, il 5×1000 dei cittadini non servirebbe solo a finanziare i servizi sociali, ma anche a sostenere indirettamente una campagna elettorale ‘mascherata‘ da filantropia.
L’illusione della beneficenza
A colpire è il tono dell’intera operazione. Il Comune si presenta quasi come una specie Onlus in difficoltà, come se Roma fosse una vittima delle intemperie della storia e non delle proprie scelte politiche. Si chiede solidarietà, mentre si continua a spendere soldi che il campidoglio non ha. Si invoca responsabilità civica, mentre le casse pubbliche affondano sotto la spinta di mutui vecchi e nuovi.
Quello che dovrebbe essere un gesto facoltativo e morale diventa, nel contesto attuale, quasi una ‘tassa occulta’: la richiesta silenziosa di tappare con il 5×1000 le falle lasciate da anni di gestione incerta, compresa la gestione attuale. La beneficenza, qui, non va al terzo mondo, ma a una Capitale che si comporta da grande metropoli solo quando deve sfilare in passerella ad uso e consumo dei soliti tagli di nastri.
Un futuro a debito
Se questa è la strada tracciata, il futuro appare più come un’ipoteca che come una speranza. Il bilancio comunale continua a essere un campo minato, tra tagli, prestiti e campagne di immagine. Il rischio, sempre più concreto, è che Roma chieda soldi con lo stile dei documentari umanitari, ma senza la dignità di riconoscere le proprie colpe.
I cittadini, intanto, pagano. Pagano con le tasse, con i servizi insufficienti, con le promesse che evaporano a ogni cambio di giunta. Ora, si chiede loro anche un gesto di cuore. Ma il cuore, quando è stanco, non batte al ritmo degli spot. E Roma, oggi, ha più bisogno di verità e trasparenza che di slogan.