Roma, Black Point San Basilio, tra sicurezza e proteste per la nuova viabilità sulla Nomentana

Da settimane il quadrante nord-est di Roma è al centro di un acceso dibattito. Il progetto del Black Point avviato dal Comune per ridurre gli incidenti e migliorare la sicurezza stradale a San Basilio sta generando forti tensioni tra cittadini, commercianti e istituzioni. L’area coinvolta comprende una serie di intersezioni ad alta criticità tra via Nomentana, via Casal Boccone, via del Casale di San Basilio, via Tino Buazzelli, via Diego Fabbri e via Nicola Maria Nicolai.
Il Comune ha definito l’intervento come sperimentale e ha più volte ribadito che nessuna valutazione potrà essere fatta prima del completamento dei lavori e della successiva fase di test, della durata prevista fino a sei mesi. Ma nel frattempo, i residenti vivono già gli effetti della nuova viabilità. E non tutti sono disposti ad aspettare.

Perché nasce il progetto del Black Point
Il progetto nasce da una constatazione oggettiva: le intersezioni coinvolte erano da anni considerate ad alta pericolosità. Secondo i dati diffusi dal Comune, in soli tre anni si sono verificati 53 incidenti, con 2 morti e 39 feriti, per un costo sociale stimato di oltre 5,2 milioni di euro. L’intervento è quindi stato pensato per modificare la viabilità, fluidificare il traffico e aumentare la sicurezza stradale.
Tra le misure previste:
- la conversione a senso unico di un tratto di via Nomentana;
- deviamenti del traffico su strade residenziali come via Diego Fabbri;
- l’introduzione di nuova segnaletica, rotatorie e accorgimenti tecnici.
Ma la fase di cantiere, e soprattutto le modifiche già attive, stanno generando disagi significativi e malcontento diffuso.
“Traffico in tilt e quartiere paralizzato”: le proteste
I residenti di San Cleto e Giardino Nomentano si sentono abbandonati e ignorati. In un video pubblicato da Marco Mastro in collaborazione con Welcome to Favelas, centinaia di cittadini manifestano lungo via Diego Fabbri, denunciando disagi quotidiani:
“È impossibile vivere così”, “Mercato deserto, ambulanze bloccate, traffico impazzito”, “Ci hanno deviato una consolare in mezzo alle case”: queste alcune delle frasi raccolte durante la protesta.
Il Comitato San Cleto – Giardino Nomentano accusa il Comune di aver imposto la viabilità senza tenere conto del tessuto urbano. Da tre anni – spiegano – hanno presentato proposte alternative, rimaste senza risposta.
Anche la politica municipale si è espressa. Fabrizio Montanini, consigliere del Municipio IV, ha dichiarato: “Abbiamo votato contro questa delibera, ma dal Campidoglio è arrivata solo indifferenza. Neanche i consiglieri dello stesso partito sono stati ascoltati”.
La risposta del Comune: “Siamo solo al 30% dei lavori”
L’Assessore alla Mobilità Eugenio Patanè ha replicato alle proteste con toni pacati ma decisi: “Il cantiere è ancora in fase iniziale, siamo al 30% dei lavori. Solo a intervento completato, e con l’inizio della sperimentazione, potremo giudicare i risultati. Se qualcosa non funzionerà, siamo pronti a modificare il progetto o a tornare alla viabilità precedente”.
Patanè ha anche ricordato che la sperimentazione durerà fino a sei mesi, e che sarà monitorata sotto ogni aspetto: flussi di traffico, sicurezza, impatto ambientale. L’obiettivo, ha ribadito, è salvare vite umane, e questo – per l’amministrazione – non può essere messo in secondo piano.
Il paradosso dell’incidente e la spaccatura tra cittadini e istituzioni
Ad alimentare le proteste, anche un fatto accaduto il 4 settembre 2025, quando su via Tino Buazzelli si è verificato un incidente tra due scooter, con una donna trasportata in ospedale. Molti residenti hanno attribuito la responsabilità alla nuova viabilità, vista come causa diretta di traffico caotico e manovre pericolose.
Quello che emerge è una spaccatura profonda tra cittadini e istituzioni: da un lato, un progetto tecnico e giustificato da dati reali; dall’altro, una popolazione che vive disagi immediati, si sente ignorata e chiede ascolto, trasparenza e partecipazione.
In attesa che il progetto venga ultimato e testato sul campo, è evidente che serva una fase di ascolto più forte e strutturata. Il disagio nei quartieri è reale, e non può essere liquidato come semplice resistenza al cambiamento.
Allo stesso tempo, è innegabile che la sicurezza stradale – soprattutto in zone con alti tassi di incidentalità – vada affrontata con decisione. Il punto d’equilibrio sarà, probabilmente, nella capacità del Comune di adattare il progetto in base alle osservazioni sul campo, e nella disponibilità dei cittadini a valutare i risultati nel medio termine, senza giudizi affrettati.