Roma, blitz all’alba: colpo ai clan, 14 fermati per tentati omicidi, armi e estorsioni mafiose (VIDEO)
Li hanno svegliati i rumori degli elicotteri dei carabinieri, che questa mattina prima dell’alba hanno sorvolato Roma da nord a sud. E in tanti si sono chiesti come mai volassero così bassi, con i fari puntati. L’operazione è iniziata questa notte intorno alle 4. La Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) ha disposto un blitz coordinato eseguito dai Carabinieri del Comando Provinciale, coadiuvati da reparti speciali che ha portato a 14 arresti e una serie di perquisizioni ancora in corso, in casa e in luoghi considerati sicuro rifugio per la criminalità organizzata.
Gli indagati sono gravemente sospettati, a vario titolo, di tentato omicidio, porto e detenzione di armi da fuoco, estorsione aggravata dal metodo mafioso, e, in alcuni casi, di aver tentato il sequestro di persona per regolare contese e imporre “giustizia” sul territorio. Nel mirino degli investigatori è emerso il ruolo di contatto con il presunto clan Senese, una sigla che ricorre nelle dinamiche più violente della Capitale.
Gli episodi ricostruiti dagli investigatori
L’inchiesta, partita dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Roma, ha ricostruito una serie di episodi gravi: due tentati omicidi consumati in città, una fitta rete di spaccio di stupefacenti, e un tentativo dimostrato di estorsione ai danni di un gioielliere romano. L’episodio del gioielliere è significativo: secondo gli inquirenti, un malvivente romano avrebbe agito lasciando intendere di essere emissario del clan, provocando così la reazione e l’interesse mafioso anche del clan Di Lauro, dalla provincia di Napoli. Ne è scaturita una tensione criminale che ha richiesto un intervento deciso.
Tra le accuse figura anche il tentato sequestro di persona, atto che, se confermato, segnerebbe il ricorso a metodi squadristi per imporre il pizzo e “riscuotere” crediti illeciti.
Perquisizioni in corso
Le perquisizioni tuttora in corso hanno l’obiettivo di mettere le mani su armi, telefoni, documenti e possibili sistemi di gestione del traffico di stupefacenti. Gli investigatori cercano riscontri tecnici e materiali che colleghino i fermati alle singole condotte contestati. Negli appartamenti, nei garage, nelle strade, come fanno sapere i carabinieri, si cercano le fonti di prova che inchiodino gli indagati.



