Roma, borseggiatori tentano di investire Cicalone: “È un avvertimento”

Roma, fuori alla stazione della metro Piramide. È pieno giorno quando una macchina accelera improvvisamente verso le strisce pedonali. Simone “Cicalone”, noto youtuber romano con oltre 800mila follower, sta attraversando la strada. L’auto si ferma bruscamente davanti a lui. Dal finestrino abbassato, una voce maschile lo apostrofa con freddezza: “Cicalò, smettila con questi video. Non è il tuo lavoro”.
Un episodio che ha tutto il sapore di un avvertimento, e che segna un punto di svolta nel braccio di ferro tra lo youtuber e il sottobosco criminale che popola le metropolitane della Capitale. Cicalone, noto per i suoi reportage sui borseggiatori nei mezzi pubblici, è finito nel mirino. La notizia è stata riportata dal quotidiano La Repubblica.

Due intimidazioni in 24 ore
Non è un caso isolato. Il giorno successivo, un secondo episodio. Una nuova macchina, un altro gruppo, un’altra minaccia lanciata dal finestrino. Stavolta gridano il suo nome. È evidente che non si tratta di episodi casuali. I protagonisti di queste intimidazioni sembrano sapere bene chi è, dove vive e cosa sta facendo. I tentativi di “avvertimento” sono chiari, ma restano sottilmente ambigui, calibrati per spaventare senza lasciare troppe tracce.
Nel primo caso, l’auto risulta intestata a una donna slovena anziana, probabilmente un prestanome. Nel secondo, la targa riconduce a un uomo già noto negli ambienti criminali e legato alla rete delle borseggiatrici attive nelle stazioni romane.
Una rete che non vuole telecamere
Il lavoro di Cicalone sta diventando scomodo. I suoi video documentano quotidianamente il sistema del borseggio nella Capitale: volti, dinamiche, movimenti. Una rete diffusa, fluida, che si muove tra stazioni e vagoni e che, per troppo tempo, è rimasta nell’ombra. I video dello youtuber hanno avuto un impatto concreto: l’aumento dei controlli da parte delle forze dell’ordine è stato evidente. Soprattutto nella linea A, dove il fenomeno è più visibile. I carabinieri, da settimane, presidiano con più costanza i punti critici. Le borseggiatrici, stando a quanto racconta Cicalone, sono sempre più nervose.
Lo insultano nei corridoi delle metro. I gruppi sudamericani cambiano strategia: agiscono all’alba o di sera, quando le pattuglie sono meno presenti. Il messaggio è chiaro: le sue riprese stanno disturbando.
Silenzi, ombre e nessuna denuncia
Finora, Cicalone ha scelto di non sporgere denuncia. Ma i carabinieri sono al corrente degli episodi. Le sue bodycam, che spesso lo accompagnano durante i sopralluoghi, non erano attive durante l’attacco. Un dettaglio che lascia spazio a riflessioni sulla natura dell’intimidazione: i responsabili sembrano conoscere le sue abitudini, agiscono quando sanno che è più vulnerabile. È il segno di un salto di qualità nella pressione esercitata da questi gruppi, che ora non si limitano a nascondersi tra i passeggeri ma passano all’offensiva.
Una città che fatica a reagire
L’intimidazione a Cicalone si inserisce in un contesto più ampio di tensione crescente. Solo pochi giorni prima, una videomaker è stata aggredita durante le riprese in metropolitana. Le reazioni ufficiali tardano ad arrivare, mentre sul campo cresce il nervosismo.
La Capitale sembra divisa tra chi cerca di mostrare ciò che accade e chi, da troppo tempo, si muove indisturbato. I “segnali” inviati a Cicalone raccontano una verità semplice ma inquietante: chi riprende viene visto come una minaccia. E, oggi, anche chi guarda rischia di diventare un bersaglio.