Roma ‘brinda’ all’inceneritore, ma c’è una ‘crepa’ in Acea: il delegato di Gualtieri si dimette dal CDA

Roma ‘brinda’ all’inceneritore di Santa Palomba, ma si apre una ‘crepa’ in Acea: il delegato di Gualtieri si dimette dal Consiglio di Amministrazione della municipalizzata dell’acqua romana. ll Comune di Roma ha aggiudicato all’Associazione di Imprese guidate da Acea il progetto del maxi inceneritore da 600mila tonnellate l’anno di immondizia che dovrebbe sorgere a Santa Palomba, estrema periferia sud del IX municipio. Ma al presunto trionfo del sindaco Roberto Gualtieri e della sua Giunta manca il brindisi.
Difatti, a poche ore da questo ‘rumoroso‘ annuncio è seguito quello decisamente ‘silenzioso‘ delle dimissioni del delegato di fiducia nominato a maggio 2023 dallo stesso sindaco Gualtieri nel CDA-Consiglio di Amministrazione di Acea. Dimissioni, tra l’altro, che hanno avuto luogo senza alcuna spiegazione ufficiale. Delegato di Gualtieri nel CDA di Acea che avrebbe dovuto restare in carica per tre anni, quindi fino a giugno 2026, salvo probabile rinnovo del suo mandato.

Roma, le dimissione del delegato di Gualtieri in Acea rovinano la festa al sindaco
La data cerchiata in rosso è il 5 maggio 2025. Giorno in cui il Paolo Gaetano Giacomelli, il dirigente comunale di Roma che stava per andare in pensione a inizio 2025, ma che è stato trattenuto al lavoro per altri tre anni extra su richiesta di tutta la Giunta Gualtieri (ivi incluso il verde Smeriglio), assegna ad Acea il progetto dell’inceneritore di Roma.
Un momento che Gualtieri giudica una vittoria politica e che celebra urbi et orbi, sui media locali e nazionali. Gualtieri sostiene – su giornali e tv – che la prossima estate partirà il cantiere. Nonostante, tra l’altro, questo stesso progetto Acea dovrà passare ora al vaglio del PAUR, il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale, ossia sotto il controllo della Regione Lazio. Una procedura tecnica e amministrativa che richiederà tra i 9 e i 12 mesi di tempo, forse addirittura 18. E a cui probabilmente seguiranno una vera e propria ‘pioggia’ di ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato e all’UE.
Gualtieri suona le fanfare, ma che c’è da festeggiare?
In ogni caso, c’è qualcosa che stona nelle fanfare di Gualtieri. Il giorno dopo l’aggiudicazione ad Acea dell’inceneritore, l’ingegner F. C. – consigliere di amministrazione in Acea Ato 2, la controllata che gestisce il servizio idrico per Roma e provincia – si dimette.
Era stato nominato direttamente da Gualtieri, in qualità di rappresentante sia del Comune che della Città Metropolitana, nel cuore di Acea. Ufficialmente, nessuna spiegazione. Nessuna dichiarazione. Solo un avviso pubblicato dal Comune di in fretta e furia per cercare un suo sostituto.
Semplice coincidenza o scossa politica del sistema?
Il delegato nominato da Gualtieri abbandona quindi la nave appena dopo l’assegnazione ad Acea di uno dei progetti più ambiziosi e controversi della sua Giunta. C. non era un passante qualsiasi. Sedeva nel CDA della società pubblica che gestisce l’acqua della Capitale e dell’intera provincia, una delle leve più strategiche del potere municipale.
Nessun comunicato, nessuna nota ufficiale. Nessuna notizia ‘sottotraccia‘. Solo il silenzio. Ma la politica è fatta di gesti e di tempi e qui entrambi ‘urlano‘. L’impressione è che qualcosa si sia rotto? Forse divergenze interne? Forse segnali lanciati ai piani alti? Di certo, il “caso C.” toglie lustro a quella che doveva essere la auto-consacrazione politica del sindaco Gualtieri sui rifiuti.
Acea, potere ‘silenzioso’ di Roma
Acea, del resto, non è una partecipata qualsiasi. È un colosso semi-pubblico, con bilanci da miliardi di euro, che controlla l’acqua, l’energia, l’illuminazione e che ora punta a crescere anche nel business miliardario dell’incenerimento dei rifiuti. È dentro ogni angolo della vita urbana di Roma e provincia. E come ogni potere ‘silenzioso’, ha le sue dinamiche, i suoi equilibri, le sue faglie.
L’inceneritore, presentato da Gualtieri e dalla sua Giunta come l’unica via d’uscita dall’emergenza rifiuti, è in realtà anche un’operazione politica e industriale di portata epocale. Coinvolge interessi economici enormi extra nazionali. Ma anche resistenze territoriali diffuse e un’opinione pubblica tutt’altro che convinta.
La crepa da Roma si allarga
Le proteste sul territorio del resto montano. I comitati locali gridano al disastro ambientale. I sindaci dei comuni limitrofi si oppongono, anche quelli a guida PD. Ma a Palazzo Senatorio si tira dritto. Gualtieri ha puntato tutto sul termovalorizzatore, e ora non può permettersi passi indietro. Eppure, l’uscita di scena di C. è una fenditura che si apre nel cuore del sistema.
Un addio che arriva senza clamore, ma che suona come un avvertimento: non tutto, dentro Acea e dintorni, filerebbe liscio come dichiarato nei comunicati ufficiali. Dietro l’apparente compattezza dell’operazione inceneritore, si muoverebbe un sottobosco di frizioni, silenzi e segnali politici. La macchina avanza, ma i bulloni iniziano a scricchiolare, tutto intorno al sindaco Gualtieri. Chissà se il primo cittadino se ne accorgerà prima di andare a sbattere contro il muro delle prossime elezioni politiche 2027?
