Roma, bucano il solaio e rubano 200mila € alla banca: minacciati con le armi direttore e dipendenti

Roma, Polizia in azione

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Un foro nel solaio, un’irruzione armata e la fuga con un bottino da capogiro. È il copione da brivido che questa mattina, venerdì 26 settembre, ha scosso il quartiere Primavalle di Roma. Intorno alle 9, due uomini con il volto coperto e armati di pistola hanno fatto irruzione nella filiale della Banca Popolare di Milano di via Pietro Maffi, minacciando il direttore e i dipendenti. Pochi minuti di terrore e via con quasi 200mila euro in contanti.

La “banda del buco” colpisce ancora a Roma

Il metodo è ormai tristemente noto: i rapinatori non hanno varcato la porta d’ingresso, ma sono piombati all’interno della banca passando da un foro praticato nel solaio, probabilmente scavato durante la notte. Una tecnica che gli investigatori riconducono alla cosiddetta “banda del buco”, specializzata nell’entrare in negozi e istituti di credito da varchi nascosti. Una strategia che garantisce sorpresa e disorientamento, lasciando il personale indifeso e privo di vie di fuga.

Attimi di panico tra i dipendenti della banca di Roma

I due malviventi si sono materializzati all’improvviso dietro le scrivanie della filiale, pistole in pugno e volto celato. Con frasi secche e un tono minaccioso, hanno intimato al direttore e agli impiegati di consegnare immediatamente i soldi. Scene concitate, con dipendenti paralizzati dalla paura e costretti ad obbedire senza esitazione. Tutto si è consumato in pochissimi minuti, tra sguardi carichi di tensione e la consapevolezza che una reazione sbagliata avrebbe potuto trasformare l’incubo in tragedia.

Il bottino e la fuga

Una volta raccolti i contanti, stimati in circa 180mila euro, i rapinatori hanno stipato il denaro in alcune borse e sono usciti dalla filiale. All’esterno, secondo le prime ricostruzioni, li attendeva un terzo complice pronto a facilitare la fuga. In pochi istanti i tre sono spariti, lasciando dietro di sé il silenzio rotto solo dalle voci concitate dei dipendenti sotto shock. Nessun ferito, fortunatamente, ma tanta paura e una sensazione di vulnerabilità che ora pesa sul quartiere.

Le indagini della Polizia

Sul posto sono subito intervenuti gli agenti della Polizia di Stato, che hanno raccolto le testimonianze del personale e acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza. Le indagini, coordinate dalla Procura, puntano a ricostruire ogni dettaglio dell’operazione criminale. Gli investigatori stanno cercando tracce lasciate nel foro del solaio e verificando se il colpo possa essere collegato ad altre rapine simili avvenute nella Capitale. La pista della “banda del buco” è al centro dell’inchiesta.

Un quartiere sotto assedio psicologico

Primavalle non è nuova a episodi di microcriminalità, ma una rapina di questa portata ha scosso profondamente la comunità. Residenti e commercianti parlano di “quartiere ostaggio della paura”, con la sensazione che nessuno sia davvero al sicuro, nemmeno in pieno giorno. La spettacolarità del colpo e la freddezza dei rapinatori hanno lasciato un segno profondo: “Sembrava una scena da film, ma purtroppo era tutto reale”, ha raccontato un testimone.

Il ruolo del complice

Un dettaglio chiave che gli investigatori stanno vagliando è la presenza del terzo uomo all’esterno della filiale. Non solo autista della fuga, ma probabilmente anche punto di controllo e collegamento con l’interno. Una figura che confermerebbe la pianificazione minuziosa della rapina: sopralluoghi, scelta del momento, calcolo dei tempi. Nulla sarebbe stato lasciato al caso.

Sicurezza delle banche sotto la lente

L’episodio riaccende il dibattito sulla sicurezza degli istituti bancari. Nonostante sistemi di allarme e videosorveglianza, i rapinatori hanno potuto agire indisturbati grazie alla tecnica del foro nel solaio. Un metodo che bypassa porte blindate e controlli elettronici, mettendo in luce le falle di un sistema che appare solido solo in superficie.

Un colpo che lascia ferite invisibili

Oltre ai 200mila euro svaniti, resta la paura nei volti dei dipendenti e del direttore, costretti a rivivere quei momenti di terrore. Ferite psicologiche difficili da rimarginare, perché la minaccia delle pistole puntate addosso non si cancella con un semplice respiro di sollievo.