Roma, cambia la ciclabile di via Reni, nuovo (e terzo) dietrofront del Campidoglio, i residenti: “Parcheggi salvi”

Roma, il cantiere fermo per la ciclabile in via Reni, in primo piano l'assessore Patanè e il sindaco Gualtieri

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Roma, ancora un dietrofront, il terzo in pochi giorni. Dopo il caso del “Black Point” di San Basilio e la clamorosa condanna del Campidoglio sul doppio senso di Fonte Meravigliosa, arriva un’altra inversione di marcia politica, stavolta sulla pista ciclabile di via Guido Reni, nel cuore del Flaminio. Il progetto di via Guido Reni, che avrebbe dovuto cancellare 276 posti auto per far spazio al nuovo tracciato ciclabile, verrà profondamente rivisto. I posti persi saranno al massimo una ventina. Una correzione in corsa che l’assessore alla Mobilità, Eugenio Patanè, nega di voler definire “retromarcia”, ma che nei fatti rappresenta esattamente questo: un nuovo segnale di incertezza nella gestione della mobilità capitolina.

I residenti di Roma – via Guido Reni – esultano: “Salvi i parcheggi”

La notizia è stata accolta come una vittoria dal quartiere. Per settimane, i residenti del Flaminio avevano denunciato un progetto “calato dall’alto”, privo di confronto e destinato a penalizzare chi vive o lavora nella zona. Giovedì 9 ottobre la tensione era esplosa: una trentina di persone aveva bloccato fisicamente i cantieri, impedendo ai mezzi di proseguire i lavori. Un gesto simbolico ma forte, che aveva attirato anche l’attenzione della politica, con la presenza sul posto del consigliere capitolino di Forza Italia Francesco Carpano.
Ora, con la revisione del progetto, i cittadini possono tirare un sospiro di sollievo: “Avevano detto che avrebbero ascoltato il territorio – commenta un residente – e per una volta sembra che l’abbiano fatto”.

L’assessore di Roma Patanè smentisce: “Modifiche già previste”. Ma il progetto era un altro

Patanè, però, respinge l’idea che il cambio di rotta sia il frutto della protesta. “Le modifiche erano già in discussione con il II Municipio e con le associazioni del territorio – ha spiegato in una nota diffusa la sera stessa –. Non c’è stato alcun dietrofront a seguito del blocco dei lavori”. L’assessore rivendica un dialogo costruttivo, avviato da settimane, che avrebbe portato a un compromesso tecnico: ridurre il numero di stalli cancellati da 421 a circa 187, per poi recuperarne la quasi totalità su strade limitrofe. “Alla fine – precisa – i posti effettivamente persi saranno tra i 10 e i 20. Un numero risibile rispetto alle cifre iniziali”.
Una precisazione che suona come una difesa d’ufficio – Patanè di professione è un avvocato – dopo l’ennesima marcia indietro del Campidoglio in materia di viabilità.

Parcheggi ricollocati nelle vie limitrofe

Il nuovo piano prevede che i parcheggi soppressi su via Guido Reni vengano recuperati in strade vicine, nel raggio di poche centinaia di metri. I tecnici hanno individuato circa 108 nuovi stalli su via Vespignani, via Pannini, via Stern, via Pier della Francesca, via Donatello e via Sacconi.
Una “compensazione” che dovrebbe garantire un equilibrio tra la necessità di incentivare la mobilità sostenibile e il diritto dei residenti a non essere penalizzati. Un’operazione di bilanciamento, ma anche un tentativo di placare le proteste in un quartiere già esasperato da anni di lavori, sperimentazioni e cantieri infiniti.

Flaminio diviso: ciclisti contro automobilisti

Sabato 11 ottobre sarà il giorno della verità. Due manifestazioni parallele, due visioni opposte della città. Da un lato, al Ponte della Musica, ciclisti e ambientalisti pronti a difendere il progetto e il Grab – il Grande Raccordo Anulare delle Bici – come simbolo di una Roma più verde e moderna.
Dall’altro, su via Guido Reni, i contrari: residenti, commercianti e automobilisti che denunciano l’ennesimo progetto ideologico “senza senso pratico”, incapace di considerare le reali esigenze del quartiere. Due piazze, due anime di una città divisa tra sostenibilità e sopravvivenza quotidiana.

Un copione già visto a Roma

Il caso di via Reni è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di ripensamenti che, nel giro di pochi mesi, hanno messo in difficoltà il Campidoglio. Prima il caos del “Black Point” di San Basilio, dove la nuova viabilità voluta dall’Assessorato alla Mobilità è stata smantellata dopo incidenti e proteste. Poi la condanna del TAR sul doppio senso di Fonte Meravigliosa, dove i giudici hanno parlato apertamente di “elusione del giudicato” e minacciato un commissariamento.
Ora, la pista ciclabile del Flaminio. Tre storie diverse, ma un unico filo conduttore: la sensazione di una giunta che procede a tentoni, oscillando tra pressioni politiche, comitati di quartiere e emergenze quotidiane.

Il Campidoglio e l’arte del dietrofront

In meno di un mese, Roma ha assistito a una serie di “retromarce amministrative” che raccontano più di mille comunicati. Ogni decisione sulla mobilità sembra destinata a cambiare rotta dopo la prima protesta, il primo esposto, la prima difficoltà. Il risultato è un mosaico di interventi contraddittori: ciclabili che nascono e muoiono, sensi unici che diventano doppi e viceversa, piani di traffico annunciati e poi ritirati. In mezzo, i cittadini, che si sentono cavie di un esperimento urbano senza fine.
Via Reni, in questo senso, diventa un nuovo simbolo della politica dei passi indietro. Una città che avrebbe bisogno di una direzione chiara, ma che continua a girare in tondo – come un ciclista costretto a tornare sempre al punto di partenza.