Roma, campo nomadi di via Salviati: maxi sequestro di bici, monopattini, pc e smartphone

All’alba di questa mattina, le sirene hanno squarciato il silenzio della Tiburtina. La Polizia Locale di Roma Capitale è piombata nel campo nomadi di via Salviati per un’operazione di controllo che si è trasformata in un vero e proprio sequestro record. Agenti dell’Unità S.P.E. (Sicurezza Pubblica Emergenziale) e del IV Gruppo Tiburtino hanno passato al setaccio baracche e piazzali polverosi, dando vita a un’operazione che ha messo in luce, ancora una volta, la zona grigia dove degrado e illegalità si intrecciano.
Roma, veicoli irregolari e droga in tasca
I controlli hanno rivelato veicoli senza assicurazione e personaggi che non avevano alcun diritto a trovarsi nel campo. Tra questi, un romeno di 34 anni, trovato in possesso di cocaina. Una quantità minima, sì, ma sufficiente a far scattare la segnalazione al Prefetto. Per lui, però, la vicenda non finisce qui: nelle sue mani c’erano quattro biciclette elettriche rubate, un computer, carte di credito e altri oggetti di dubbia provenienza.

Ricettazione e indagini aperte
Il sequestro del materiale sospetto ha spalancato la porta a un’accusa ben più grave: la ricettazione. Ogni oggetto ritrovato racconta una storia di furti disseminati in città. Ora gli investigatori stanno incrociando denunce e numeri di serie per restituire, se possibile, almeno una parte dei beni ai legittimi proprietari. Non è un compito semplice, ma il bottino parla da sé: un vero mercato parallelo, nascosto tra roulotte e lamiere.
Il turista derubato e il GPS che porta al campo
La vicenda ha assunto contorni da film poliziesco quando un turista belga, 29 anni, ha fatto irruzione sulla scena. Nella notte, gli avevano svaligiato l’auto parcheggiata sulla Tiburtina, portandogli via borse e attrezzature professionali per oltre 7mila euro. Seguendo il segnale GPS di uno dei dispositivi rubati, è arrivato dritto davanti al campo di via Salviati. Una scena quasi surreale: il giovane, con lo smartphone in mano, che indica agli agenti la direzione del segnale. Da lì, le ricerche si sono fatte febbrili e proseguono tuttora.
Un copione già visto
Chi conosce la storia del campo di via Salviati non è rimasto sorpreso. Da anni quell’insediamento è al centro delle cronache, tra sgomberi annunciati e mai completati, denunce dei residenti e richieste di intervento. Un’area di frontiera, sospesa tra degrado sociale e attività criminali, dove i blitz delle forze dell’ordine si susseguono come episodi di una serie televisiva senza fine. Ma ogni volta, le cronache riportano lo stesso copione: bici rubate, monopattini, smartphone, computer. Un tesoro sottratto a cittadini e turisti, trasformato in merce di scambio.
La regia silenziosa dell’illegalità
Dietro il maxi sequestro di oggi, c’è l’ombra di una rete criminale che non si limita al piccolo furto. Le biciclette elettriche non finiscono per caso in un campo rom, i computer non spariscono magicamente dai bagagliai delle auto, le carte di credito non compaiono dal nulla. È la fotografia di un microcosmo che vive di espedienti, dove ogni oggetto sottratto in città trova rifugio temporaneo prima di sparire nelle pieghe del mercato nero.
Roma sotto assedio
L’operazione della Polizia Locale getta luce su una verità che i cittadini conoscono bene: Roma è sotto assedio da un’ondata di furti piccoli e grandi, che minano la sicurezza quotidiana. Il turista belga, arrivato nella capitale per immortalare le sue bellezze, si è trovato a vivere un incubo che rischia di diventare il marchio internazionale della città: quella dove, più che il Colosseo, rischi di trovare ladri e ricettatori dietro ogni angolo.
Il prossimo capitolo
Ora le indagini proseguono, mentre i caschi bianchi cercano di restituire dignità a un territorio che da anni reclama attenzione. Il maxi sequestro di oggi non è solo cronaca nera: è un segnale politico, un avvertimento che l’illegalità non può più essere tollerata come un fastidio marginale. Resta da capire se sarà l’inizio di una bonifica reale o solo l’ennesimo episodio di un film già visto troppe volte.