Roma, campo Rom di Castel Romano smantellato: spese divise tra Campidoglio e privato. Ok del Tribunale

Roma, il Tribunale Amministrativo del Lazio ha messo fine a una lunga e intricata battaglia legale durata 4 anni: il campo Rom di Castel Romano sarà smantellato, come da noi rivelato in esclusiva a gennaio scorso. Ma ora c’è una novità in più. L’area F del cosiddetto “Villaggio della solidarietà” verrà demolita per ragioni sanitarie e ambientali, dopo che il Tar ha confermato quest’oggi, 1 agosto 2025, la bontà dell’ordinanza con cui il Campidoglio nel 2021 aveva imposto alla società privata proprietaria dei terreni su cui sorge il campo, la S.l.S. s.r.l., di procedere alla rimozione dei “manufatti” presenti nell’area di sua proprietà.
Il Tribunale, in particolare, ha precisato che i costi delle operazioni di smantellamento saranno ripartiti tra pubblico (Campidoglio) e privato (una società calabrese, attiva nella provincia di Catanzaro). Una clausola di garanzia, così si chiama questa ripartizione dei costi prevista dal Campidoglio, che tiene conto della a dir poco controversa origine del campo. Ma anche del coinvolgimento diretto dell’Amministrazione capitolina nella sua costruzione e gestione bi-decennale.

Roma, il campo Rom di Castel Romano chiude dopo 20 anni: via libera del Tribunale
La nascia del campo Rom di Castel Romano affonda le radici nel 2005. Quando, per motivi sanitari, il Comune di Roma ordinò lo sgombero del campo nomadi di Vicolo Savini. Le famiglie furono trasferite in un’area della Riserva Naturale di Decima Malafede, lungo la via Pontina, all’interno di terreni oggi di proprietà della S.A.S.
Nacque così il ‘Villaggio della Solidarietà di Castel Romano,’ che inizialmente doveva essere solo una soluzione temporanea. Che poi è divenuta ventennale, come anzidetto.
Nel tempo, l’insediamento si è ampliato e strutturato su quattro macroaree, con prefabbricati e infrastrutture idriche e fognarie. Il Comune di Roma ne ha curato direttamente la realizzazione, affidando lavori e allestimenti a soggetti terzi, come il Consorzio E. 29.
Degrado crescente e rischio sanitario
Con il passare degli anni, però, il campo è progressivamente precipitato in uno stato di degrado, con accumuli di rifiuti, scarichi fognari a cielo aperto e incendi ripetuti. Numerose relazioni dell’ASL e dell’ARPA Lazio hanno certificato una contaminazione ambientale grave, con presenza di Escherichia Coli e liquami provenienti dai depuratori fuori uso.
Nel 2020, la Regione Lazio è intervenuta con un’ordinanza d’urgenza, imponendo a Roma una serie di misure immediate: controllo degli accessi, bonifica dei terreni e avvio della dismissione del campo. In parallelo, la magistratura ha disposto il sequestro preventivo delle aree, nominando il sindaco custode giudiziario.
La decisione del Tar: sgombero inevitabile per il Campo Rom di Castel Romano
Alla luce dell’aggravarsi della situazione e dell’inadempimento delle precedenti ordinanze, nel 2021 il Campidoglio – guidato in quel momento dalla sindaca Virginia Raggi – ha imposto alla S.A.S. lo sgombero forzato dell’area F. Minacciando un intervento diretto in caso di inottemperanza. La società ha fatto ricorso, sostenendo che le opere erano state realizzate su richiesta della stessa Amministrazione. E che, in quanto commissionate da Roma, non potevano essere considerate abusivamente edificate a sue spese.
Il Tar ha però rigettato le tesi della ricorrente, chiarendo che la natura emergenziale della situazione prevale su ogni altra valutazione. Il campo, ha sottolineato il collegio giudicante, rappresenta un rischio concreto e attuale per la salute pubblica e l’ambiente, e lo smantellamento è l’unica via per evitarne la rioccupazione e la nuova contaminazione del sito.
Costi da ripartire, lo sgombero procede
Elemento centrale della decisione è la previsione, all’interno dell’ordinanza comunale, di una clausola che rinvia la determinazione finale delle responsabilità economiche alla conclusione del contenzioso civile pendente tra Roma Capitale e la società. Secondo i giudici, questa riserva evidenzia che l’obiettivo principale dell’intervento non è la sanzione per presunto abusivismo, ma la salvaguardia della salute pubblica.
In questo contesto, l’imposizione alla S.A. S. di avviare le operazioni di demolizione si configura come misura urgente e necessaria, indipendentemente dal fatto che l’Amministrazione possa aver avuto un ruolo nell’edificazione delle strutture. La tutela dell’incolumità collettiva, conclude il Tar, prevale su qualsiasi disputa patrimoniale, che potrà essere risolta in altra sede.
Verso la chiusura definitiva del campo
Il verdetto conferma un piano già delineato anni fa: chiudere definitivamente il campo di Castel Romano e bonificare tutta l’area. Già nel 2019, infatti, una delibera comunale fissava al giugno 2022 la fine della deroga ambientale che aveva reso legittima, per un tempo limitato, la permanenza del campo in una riserva naturale protetta.
Ora il dado è tratto. Il Tribunale ha respinto tutte le contestazioni mosse dalla società, ribadendo che l’interesse pubblico alla sicurezza ambientale e sanitaria deve prevalere. Il campo sarà smantellato, l’area bonificata, e Roma potrà chiudere una pagina lunga e dolorosa della sua storia urbana. Il punto politico, certo, ora è uno: queste famiglie dove verranno trasferite? Nessuno, in Campidoglio, lo ha ancora spiegato ai cittadini di Roma, ma non solo.