Roma, caos in via dell’Oceano Atlantico: “Fermi per una manciata di bici”

Se vi sembrava che la riapertura di settembre fosse già abbastanza dura di suo, aspettate di passare per via dell’Oceano Atlantico, dove la nuova pista ciclabile – ancora largamente incompleta – è riuscita nell’impresa di mandare completamente in tilt uno dei viali più trafficati dell’Eur.
File interminabili, clacson impazziti, automobilisti esasperati: questo il quadro che si presenta già di prima mattina, con le prime luci dell’alba che illuminano non il nastro di asfalto, ma le recinzioni arancioni dei “lavori in corso”, diventate il simbolo di un esperimento urbano sempre più contestato.


“Tutto questo per una bici a settimana”
Chi vive o lavora nella zona comincia a perdere la pazienza. E non è difficile capirne il motivo. Mentre il Comune insiste sulla “mobilità sostenibile”, gli abitanti dell’Eur devono sopravvivere ogni giorno a un vero e proprio calvario urbano.
C’è chi, esasperato, confessa che sarà costretto a modificare il proprio tragitto quotidiano: “Mi toccherà cambiare strada, questa è diventata un inferno”, sbotta un lavoratore mentre cerca di uscire da una coda che non accenna a muoversi.

Altri raccontano di come il tragitto verso la metropolitana Laurentina, già complesso per chi arriva da fuori città, stia diventando un’odissea: “Veniamo dalla Pontina e prendiamo l’auto solo per raggiungere la metro. Ora ci mettiamo il doppio del tempo”.
Ma la rabbia, a volte, si trasforma in amaro sarcasmo. “Tutto questo per qualche bici che potrà farsi delle belle salite… con le gambe d’acciaio”, commenta con ironia un automobilista fermo da venti minuti nello stesso punto.
La preoccupazione, però, non si limita alla sola via dell’Oceano Atlantico. Anche viale dell’Oceano Indiano è già stato stravolto dai lavori, e in molti temono che la situazione sia destinata a peggiorare.
Non solo via dell’Oceano Atlantico: caos in tutta la zona Eur
Mentre la pista ciclabile prende lentamente forma, con vernice fresca e reti di plastica che ormai sembrano scenografie permanenti, il traffico sull’intero asse dell’Oceano Atlantico – Oceano Pacifico – Oceano Indiano si blocca.
Le immagini parlano da sole: transenne ovunque, segnaletica stradale provvisoria, un limite di velocità di 30 km/h che nessuno può nemmeno sognare di superare (non perché sia rispettato, ma perché si è completamente fermi), e un tappeto di auto in coda che si estende per chilometri.

L’obiettivo, dichiarano dal Comune, è quello di favorire la mobilità dolce, ma per ora rimane l’amara attesa infinita al semaforo.
Nel frattempo, chi doveva parcheggiare per accompagnare un parente all’ospedale Sant’Eugenio, ora si ritrova a girare per mezz’ora nel quartiere alla ricerca di uno stallo ormai inesistente. I parcheggi torneranno? Forse sì. Ma dove e quando resta un mistero.