Roma, caos taxi: in attesa delle 1000 nuove auto bianche per ora in strada arrivano solo 64… “riserve”

Roma, sullo sfondo dei taxi, in primo piano il sindaco Gualtieri e l'assessore alla mobilità Eugenio Patanè

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Roma attende da mesi le famose mille nuove licenze taxi, annunciate in pompa magna dal Campidoglio, in particolare da sindaco Gualtieri e assessore alla Mobilità Patanè. Dovevano essere la risposta al rischio caos Giubileo e un sostegno per i cittadini esasperati da file infinite, app di prenotazione bloccate e carenze croniche del servizio. Eppure, alla prova dei fatti, sulle strade di Roma si vedranno – per ora – soltanto 64 nuovi veicoli di “riserva”. Non nuove auto bianche a disposizione dei romani, ma semplici vetture temporanee per sostituire quelle ferme per guasti o incidenti. Una toppa, più che una soluzione. Di recente, tra l’altro, il Campidoglio – come rivelato in esclusiva da Il Nuovo 7 Colli- è stato bacchettato proprio sul concorsone taxi per esser stato – secondo i giudici – ‘poco trasparente’ sui nomi dei vincitori.

L’ennesima delibera tampone

Tornando al tema principale del nostro articolo, la Giunta capitolina ha approvato l’autorizzazione all’immatricolazione di 64 taxi di riserva. Un atto tecnico, ma che non sposta di un millimetro la vera questione: Roma resta in attesa delle 1000 nuove licenze promesse. La misura è stata approvata all’unanimità, con il solito corredo di pareri favorevoli e protocolli, ma il risultato pratico è che le strade continueranno a rimanere sguarnite.

La grande promessa da mille licenze

Solo un anno fa il sindaco Gualtieri e l’assessore Patanè avevano salutato come “storico” il bando che metteva in campo mille nuove licenze: 700 ordinarie e 300 riservate al trasporto di disabili. Una svolta attesa da anni, capace – almeno sulla carta – di alleggerire il peso di una città che conta quasi 3 milioni di abitanti e milioni di turisti ogni stagione. Eppure quella promessa si è trasformata nell’ennesimo pasticcio capitolino.

Le licenze fantasma

A inceppare la macchina sono stati prima una lunga sequela di ricorsi e controricorsi contro il bando del Campidoglio. Poi, dopo la conclusione del bando, gli stessi vincitori del bando. Ben 170 dei primi selezionati hanno deciso di rinunciare, non versando la cifra richiesta dal Comune: 75.500 euro per le licenze ordinarie, 58.500 per quelle speciali. Una somma ritenuta da molti spropositata, soprattutto da chi lavora come sostituto alla guida e si trova senza garanzie né accesso a finanziamenti bancari. Risultato: il 20% delle licenze è rimasto nel limbo. E il Campidoglio ora dovrà scorrere la graduatoria, perdendo altro tempo prezioso.

Il paradosso dei taxi vuoti

Mentre i cittadini cercano un taxi come un miraggio, con il Giubileo che si avvia a conclusione e il Natale alle porte, la giunta Gualtieri si affretta a celebrare quindi l’arrivo delle 64 auto di riserva. Ma la verità è che queste vetture non aumentano minimamente l’offerta reale. Serviranno soltanto a garantire la continuità di servizio a tassisti già attivi, nel caso la loro auto finisca in officina o venga rubata. Non un taxi in più, dunque, ma solo una sostituzione temporanea. Un gioco di prestigio amministrativo che non illude nessuno.

L’attesa infinita dei cittadini

Intanto, i romani continuano a pagare il prezzo di un sistema che non funziona. Le file agli arrivi di Fiumicino e Termini restano interminabili, le attese sulle app di prenotazione superano spesso l’ora e i turisti raccontano esperienze surreali. Le 64 auto di riserva non cambieranno nulla di questo scenario. Il problema resta: Roma è sotto-dotata di taxi e la promessa delle mille licenze si sta trasformando in una chimera. Almeno per il momento.

La sfida legale e l’ombra di Uber

Tra l’altro, proprio sul fronte giudiziario, resta in sospeso il ricorso al Tar presentato da centinaia di autisti, che contestano l’onerosità del bando. Una parte di loro ha scelto di non pagare per principio, sostenendo che le licenze dovevano essere rilasciate gratuitamente. Nel frattempo, le piattaforme private come Uber osservano e avanzano: ogni ritardo e ogni vuoto lasciato dal servizio pubblico diventa terreno fertile per la ‘concorrenza‘ privata.

Una città in attesa di risposte

La delibera approvata dalla giunta Gualtieri, con i suoi 64 taxi “di riserva”, non risolve nulla. È un pannicello caldo in una città che avrebbe bisogno di un piano strutturale, chiaro e rapido. Il Campidoglio parla di scorrimento della graduatoria e di nuove comunicazioni ai candidati esclusi, ma i tempi si allungano e l’emergenza resta. Per i romani, costretti a rincorrere un taxi come fosse un bene di lusso, il futuro del servizio appare ancora avvolto nella nebbia dell’inefficienza.