Roma Capitale con un nuovo status giuridico e poteri speciali: ok del Cdm al disegno di legge costituzionale

Roma si prepara a cambiare volto. Non solo simbolicamente, ma anche giuridicamente e istituzionalmente. Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale sui poteri di Roma Capitale, dando il via a un iter riformatore che potrebbe sancire una svolta storica per la città eterna. L’obiettivo è quello di riconoscere alla Capitale d’Italia un assetto autonomo, avvicinandola alle principali capitali europee, con una potestà legislativa diretta in settori chiave come trasporti, urbanistica, beni culturali, commercio e turismo.Una trasformazione profonda, che affonda le sue radici in decenni di discussioni politiche e istituzionali, e che adesso trova una sintesi legislativa concreta.
Roma nell’articolo 114
Il Ddl prevede che Roma venga inserita nell’articolo 114 della Costituzione, al pari di Stato, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni. Non si tratta della creazione di una nuova Regione, ma di un ente dotato di poteri speciali e autonomia normativa, sottraendo diverse competenze finora attribuite alla Regione Lazio.

Non una Regione, ma un ente autonomo
Un esempio significativo è quello del Fondo per il trasporto pubblico locale (Tpl): oggi gestito dalle Regioni, domani passerà direttamente dallo Stato al Campidoglio. A questo cambiamento istituzionale corrisponderà anche un adeguamento finanziario: alla nuova governance saranno assegnate risorse specifiche, indispensabili per sostenere l’ampliamento delle responsabilità amministrative.
L’iter costituzionale e i tempi previsti
Dopo il via libera del Consiglio dei ministri, il disegno di legge dovrà affrontare il tradizionale percorso delle riforme costituzionali: quattro letture parlamentari a maggioranza qualificata tra Camera e Senato, senza possibilità di ricorrere a un referendum confermativo in caso di mancato raggiungimento della maggioranza dei due terzi.
Prima dell’approvazione definitiva, sarà acquisito anche il parere dell’assemblea capitolina e del Consiglio regionale del Lazio. Se tutto procederà secondo la roadmap delineata, la norma entrerà in vigore nel 2027, in coincidenza con le prossime elezioni amministrative romane. Il sindaco eletto in quell’occasione sarà il primo a beneficiare dei nuovi poteri legislativi.
Un traguardo politico per Meloni
Per la premier Giorgia Meloni, la riforma rappresenta un “traguardo simbolico e politico”. Fu proprio lei, nel 2020, a promuovere l’ordine del giorno che impegnava il governo a rafforzare il ruolo di Roma Capitale. Il clima di collaborazione con l’attuale sindaco Roberto Gualtieri, già sperimentato nella cabina di regia per il Giubileo, è stato determinante. Al testo hanno lavorato i ministri Elisabetta Casellati (Riforme) e Roberto Calderoli (Affari regionali), con il contributo attivo di Fratelli d’Italia e del senatore Andrea De Priamo.
Anche Forza Italia rivendica la paternità politica della riforma: «Una battaglia storica che dà a Roma gli strumenti per diventare una vera Capitale europea», ha dichiarato Luisa Regimenti, segretario del partito nella Capitale.
Roma come banco di prova
La riforma avrà inevitabili ripercussioni anche sul piano politico. Roberto Gualtieri ha già annunciato la sua candidatura per un secondo mandato. Il centrodestra, al momento, non ha ancora ufficializzato un nome, ma la posta in gioco è alta: la guida di una Capitale con poteri legislativi diretti impone una figura di alto profilo, con una visione strategica all’altezza della nuova Roma.
Oltre ai poteri, il disegno di legge introduce anche la possibilità di un decentramento amministrativo più incisivo verso i Municipi, favorendo una governance più vicina ai cittadini. Una riforma che, se attuata nei tempi e nei modi previsti, potrebbe essere il catalizzatore per un vero rilancio della Capitale, spesso schiacciata tra oneri nazionali e competenze frammentate.
Roma verso il futuro, tra autonomia e responsabilità
Con l’approvazione del Ddl sui poteri speciali, il Governo apre una stagione nuova per Roma. Una Capitale più autonoma, più forte e finalmente in grado di esercitare un ruolo guida nel contesto nazionale ed europeo. Ora la palla passa al Parlamento, chiamato a ratificare una riforma che non è solo giuridica, ma anche politica, sociale e culturale. Roma guarda al futuro con una nuova veste istituzionale. E il 2027 potrebbe segnare l’inizio di una nuova epoca amministrativa, dove il sindaco non sarà più solo un gestore locale, ma un attore istituzionale di primo piano.