Roma, casa del Jazz, tre testimoni indicano dove scavare: si continua a cercare l’ingresso dell’ex cantina
Roma, sotto la Casa del Jazz, oggi luogo simbolo della cultura capitolina e bene di proprietà comunale, potrebbe nascondersi una delle pagine più oscure della storia recente italiana. È qui, nel cuore del parco di viale di Porta Ardeatina, che da giorni tecnici e forze dell’ordine cercano l’accesso a un tunnel sotterraneo legato all’ex «Villa Osio», già residenza del cassiere della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti. Un cunicolo che, secondo alcune ipotesi investigative, potrebbe custodire i resti del giudice Paolo Adinolfi, scomparso nel 1994, e forse altre vittime mai ritrovate.
«L’ingresso è sotto la sala di registrazione»
Il tassello decisivo arriva da tre testimoni chiave, tra cui don Domenico Celano, già economo della Congregazione degli oblati che vendette la villa a Nicoletti. Il sacerdote indica con precisione l’area: l’ingresso del tunnel sarebbe oggi sotto il pavimento dell’attuale sala di registrazione della Casa del Jazz. Lì un tempo esisteva una scala sul fianco dell’edificio, che scendeva per circa quindici metri nel sottosuolo per raggiungere una galleria diretta verso le catacombe. Informazioni dettagliate che sono state condivise con il Comune, chiamato a gestire un’indagine complessa in un luogo vincolato e tutelato.
Scavi, planimetrie e il ruolo del Comune di Roma
Nel cortile posteriore della struttura, ieri si è chiusa la quarta giornata di scavi. Le ruspe hanno lavorato seguendo vecchie e nuove planimetrie, incrociate con i ricordi dei testimoni. Sul posto l’assessore comunale al Patrimonio, Tobia Zevi, ha effettuato un sopralluogo per avere un quadro aggiornato delle operazioni e condividere elementi con l’ex giudice Guglielmo Muntoni, oggi presidente dell’Osservatorio della Camera di Commercio sulla criminalità economica e promotore di questa nuova campagna di accertamenti. Il Comune è chiamato a bilanciare tutela del bene pubblico, esigenze investigative e trasparenza verso i cittadini.
Georadar, vincoli e controlli: la macchina istituzionale
Le indagini tecniche non sono semplici: il georadar ha finora restituito risultati discordanti, resi più complessi dalle trasformazioni subite dall’edificio nel tempo e dai vincoli della Soprintendenza. Intanto, la Prefettura coordina un dispositivo di sicurezza che vede impegnati carabinieri, polizia e Guardia di Finanza, con vigilanza notturna sull’area degli scavi. Ogni passo, ogni rilevazione, dovrà confluire in una relazione destinata alla Procura di Perugia, l’ultima ad aver disposto accertamenti sull’ex «Villa Osio». Un lavoro lento, ma necessario per fare chiarezza su un luogo che appartiene alla collettività.
Il testimone che indica il cunicolo “dimenticato”
Tra le voci ascoltate dagli inquirenti c’è anche quella di Franco Piacentini, 86 anni, figlio dell’ex custode della villa del banchiere Osio. L’uomo sostiene di conoscere da decenni l’esistenza di un cunicolo «molto profondo», oggi in corrispondenza di una casa discografica. Racconta di una scala che conduceva a una galleria poi murata, diretta verso le catacombe che si estendono anche sotto via Cristoforo Colombo. La sua richiesta di essere ascoltato è un ulteriore richiamo alla necessità di valorizzare la memoria dei luoghi e di chi li ha vissuti per mettere in sicurezza il presente.
La speranza di una famiglia e il diritto alla verità
Accanto agli scavi, c’è il silenzio composto dei familiari del giudice Adinolfi. «C’è solo da aspettare: noi siamo qui con una speranza enorme, ma è un dolore infinito», dice il figlio Lorenzo. La loro presenza ricorda che questa non è solo una vicenda di cronaca nera o di archeologia sotterranea, ma una questione di giustizia e di verità. Per la città di Roma, per le istituzioni e per i cittadini, la Casa del Jazz è oggi molto più di uno spazio culturale: è il simbolo di un Paese che prova a fare i conti con il proprio passato, nel rispetto di chi non ha ancora avuto una risposta.
Foto de Il Post.