Roma, Centocelle e il mistero delle cento stanze tra storia e leggenda

Il quartiere di Centocelle, oggi conosciuto per la sua vitalità popolare e per essere uno dei poli più giovani e dinamici di Roma, porta con sé un nome che affonda le radici in una storia millenaria. Non si tratta di un vezzo linguistico, ma di un toponimo che unisce realtà archeologiche, monumenti tardoantichi e leggende popolari. Nel cuore dell’area, infatti, convivono testimonianze certe dell’epoca romana e racconti tramandati per secoli, che ancora oggi contribuiscono al fascino misterioso di questo luogo.
Le cento stanze della villa imperiale e il legame con le caserme
Una delle spiegazioni più accreditate collega l’origine di Centocelle al latino “Centum Cellae”, ovvero “cento stanze”. Questa denominazione sarebbe nata per descrivere l’ampiezza della villa ad Duas Lauros, una vasta proprietà imperiale costruita lungo la via Labicana. L’area corrisponde oggi al Parco archeologico di Centocelle, dove gli scavi hanno portato alla luce resti di ambienti monumentali, mosaici e strutture che testimoniano l’antico splendore del complesso.

Alcuni storici sostengono che queste “celle” fossero in realtà gli alloggi delle caserme romane situate accanto alla villa, forse destinate agli Equites Singulares, cavalieri d’élite che difendevano l’imperatore. Non mancano, però, interpretazioni più romantiche: per molti l’appellativo rimanderebbe semplicemente al numero elevato di ambienti sotterranei e sale che caratterizzavano il sito. Ciò che appare certo è che, già in età tardoantica, la zona dove oggi sorgono strade e palazzi del quartiere custodiva un vero e proprio microcosmo imperiale, un luogo di potere e prestigio.
Tor Pignattara e le “pignatte” che diventano cento celle
Un’altra versione, non meno suggestiva, lega l’origine del nome al mausoleo di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. L’edificio, costruito tra il 315 e il 326 d.C., si trova a poca distanza dal cuore di Centocelle ed è uno dei monumenti più significativi del IV secolo. Inizialmente progettato come tomba imperiale, accolse le spoglie di Elena nel 328, diventando un punto di riferimento per la memoria cristiana.
Nel Medioevo il mausoleo cambiò nome, diventando noto come Tor Pignattara. L’appellativo derivava dalle grandi anfore di terracotta, le cosiddette “pignatte”, inserite nella volta della cupola per alleggerirne il peso. Viste dall’esterno, quelle cavità apparivano come una sequenza di nicchie, simili a piccole celle. Da qui la tradizione popolare di interpretarle come “cento celle”, che nel tempo sarebbe confluita nel toponimo del quartiere.
All’interno dell’edificio fu collocato il celebre sarcofago di Sant’Elena, scolpito in porfido rosso e decorato con figure di cavalieri in battaglia. Spostato più volte nei secoli, il manufatto è oggi custodito ai Musei Vaticani, mentre la reliquia del corpo della santa conobbe a sua volta vicissitudini e traslazioni.
Tesori nascosti, cunicoli e fantasmi: le leggende del sepolcro
Accanto alla storia documentata, non potevano mancare le leggende. Fin dal Medioevo, attorno al mausoleo di Sant’Elena si diffusero racconti popolari che parlavano di tesori nascosti nelle profondità del sepolcro. Si narrava di reliquie preziose, oggetti d’oro e scrigni lasciati a guardia della tomba imperiale.
Molti tombaroli, nei secoli, tentarono di penetrare nei sotterranei alla ricerca di ricchezze, ma la tradizione vuole che a impedire loro l’impresa fossero spiriti e fantasmi. Le cronache popolari parlavano di cunicoli infiniti, di gallerie senza sbocco, di rumori misteriosi provenienti dalla terra. Questi racconti, sebbene privi di conferme archeologiche, alimentarono la fama enigmatica del sito e contribuirono a consolidare l’immaginario di Centocelle come luogo di mistero e sacralità.
In realtà, sappiamo che nei pressi del mausoleo si trovano le catacombe dei Santi Marcellino e Pietro, che hanno forse alimentato la fantasia di cunicoli senza fine. Ma al di là dei dati storici, è proprio la forza della leggenda a mantenere vivo l’interesse per queste storie, che ancora oggi vengono tramandate dai residenti del quartiere.
Centocelle oggi: memoria antica in un quartiere moderno
Oggi Centocelle è un quartiere popoloso e multiculturale, noto per la vita notturna e per la sua comunità giovane. Eppure, sotto le strade e i palazzi moderni, resistono tracce antichissime, che ricordano il passato imperiale della zona. Il Parco archeologico di Centocelle conserva parte della villa e delle strutture romane, mentre il mausoleo di Sant’Elena continua a dominare il paesaggio con la sua imponenza secolare.
La storia di Centocelle dimostra come Roma riesca a intrecciare quotidiano e straordinario, vita di quartiere e memoria millenaria. Un quartiere che porta nel suo nome il segno di due tradizioni diverse ma complementari: quella delle “cento stanze” romane e quella delle pignatte della cupola, trasformate in simbolo popolare. Storia e mito, in questo caso, non si escludono, ma convivono, regalando a Centocelle un’identità unica.